MEDITAZIONE DI UN POVERO - Sono uno dei poveri accattoni che generano repulsione intorno a loro e per questo un giorno sono entrato in chiesa e davanti a quel Gesù crocifisso e spoglio mi sono messo a piangere, perché ho capito che era morto anche per me che non posso fare a meno di essere come sono. Quello stesso giorno ho deciso di parlare del mio problema: l'inedia. Mi guardarono con sospetto, che fossi un fannullone e che il fatto di rimanere nella mia condizione fosse dovuto alla svogliatezza e per questo pensai che qualcosa dentro di me dovesse cambiare in quanto c'era qualcosa di seriamente sbagliato che non funzionava bene. In realtà il problema da risolvere è l'eccesso di "me" che rovina tutto. Infondo quello che fa più male alle persone è il sé condizionato, quando cioè ci si identifica troppo con il "me" tanto che ciò impedisce di vedere le cose in modo oggettivo e distaccato. Infatti, le emozioni negative impediscono di avere un atteggiamento di questo tipo. Perciò dovrei cercare di trovare quel tipo di passione che arriva al mio cuore e lo incanala nell'energia dell'impegno a porre rimedio alla mia povertà. Per questo motivo mi sono messo a disegnare sul pavimento immagini con i gessetti colorati che qualcuno mi ha regalato vedendo quanto fosse bella la mia arte. In questa maniera riesco a guadagnarmi un pezzo di pane senza dipendere da nessuno specie dal benessere di ciascuno, così da funzionare meglio come i più credono e vivere in modo più efficiente. In realtà dipendere dagli altri emotivamente mi disturba alquanto perché per me significa dover garantire la loro felicità. Ma io lo ammetto, non sono in grado affatto di garantire la felicità di quel Magistrato divorziata dal marito che ora si trova sola perché la figlia è cresciuta e vive e lavora lontana da lei. Io non sono in grado di vincere la paura dell'alienazione, paura di essere respinti, il controllo reciproco, anzi io tutte queste cose non le accetto. Dove c'è amore non ci dovrebbero essere pretese, aspettative, dipendenze e per tale motivo che io non esigo da nessuno che mi facciano felice come si intende in genere la felicità. Non voglio in effetti diventare materialista e consumista come i più per sentirmi a posto, degno di stima e di valore umano. Non voglio copiare il repertorio di un altro per sentirmi importante o per essere notato e considerato. Io devo poter scegliere il tipo di vita che voglio fare, il tipo di persona che voglio essere e non dovermi abbarbicare sugli specchi del perbenismo di qualcuno. Io voglio vivere disilluso e sentirmi in contatto con la mia natura selvaggia e vagabonda, sentirmi adeso alla mia realtà povera perché Gesù è nei poveri. Ho iniziato il mio percorso di povero quando sono fallito con il progetto della mia ditta e tutto è andato a rotoli: famiglia, lavoro e successo e tutto ciò in cui più credevo. Allora mi sono sentito perduto ed abbandonato al mio destino, poi ho capito che la mia solitudine non se ne sarebbe mai andata via con la sola compagnia umana e nemmeno con la compagnia di un fedele cane, ma che avevo bisogno di qualcuno che mi comprendesse nel profondo della mia anima e che restasse con me nonostante il buio della mia anima. Dentro di me c'era un vuoto di mancanza e quando questo vuoto è arrivato in superficie ho avuto tanta paura e sono fuggito per la vergogna di ciò che ero diventato: un buono a nulla. Avevo costruito tutto su castelli di carta che poi sono crollati senza tregua facendomi vedere che il mio sogno era distante dalla verità di ciò che volevo costruire e che avevo fin troppo idealizzato. Da quel momento ho capito la parola chiave della mia esistenza: consapevolezza, una sorta di colpo di fulmine a ciel sereno. Successivamente nella consapevolezza ho capito che l'onore non significa nulla perché è solo una convenzione sociale. Pure la disgrazia in cui mi trovo non significa nulla come nemmeno avere certi attributi fisici o capacità intellettuali. Invece, prima facevo proprio questo sporco gioco e cioè cercavo di dimostrare agli altri quello che valevo con i miei possedimenti, mi facevo notare per un nome importante scritto su una insegna. Ma queste sono le cose più facili del mondo e precisamente identificarsi con l'avere piuttosto che con l'essere. All'inizio pure in me era entrato in gioco il vecchio condizionamento di essere depresso ed ansioso tanto che ero dedito all'alcol e poi piangevo e poi ho avuto l'illuminazione di non identificarmi con l'uomo che ero prima e di essere quello che sono ora seppure paio avere poco decoro e dignità. Il fatto è che sono uscito da me stesso guardando quella depressione con distacco in modo da rendermi conto che quell'uomo che ero prima era scomparso perché non avevo nulla da desiderare, mi andava bene così. Strano, prima volevo essere di esempio con un nome esemplificativo di successo e di raggiungimento di mete di appagamento ed ora invece non me ne frega più nulla anzi compatisco quell'uomo che ero prima. Prima difatti ero troppo ansioso ed ero turbato da tante preoccupazioni di mantenermi quel nome importante ed ora, invece non me ne importa nulla. Ora posso essere felice nonostante la mia depressione ecco dove sono cambiato. Ora riesco a scorgere sempre una nuova emozione che prima non conoscevo. Guardare l'alba del mattino tinteggiare il cielo, osservare il tramonto che sovrasta i miei pensieri e rimanere a contatto con la natura quale grande ricchezza senza sovrastrutture. Ora lo so e voglio rimanere povero, ma ricco del mio tempo per poter vivere dentro una poesia, voglio rimanere l'uomo che sono ora per vivere a pieno la mia esistenza. Gli altri pensano che sono povero, ma la verità è che prima mi riempivo di cose senza senso, di oggetti, di accessori e ninnoli senza valore ed ora invece mi riempio della mia arte e faccio il madonnaro nelle piazze. Ora ammiro l'arte attorno a me e riesco ad apprezzare l'acqua di una fontana che fresca mi disseta, mentre prima non me ne accorgevo nemmeno. Ora mi gusto la vita, prima correvo veloce come una lepre che cade nella trappola della frenesia. Ho imparato a rallentare, ho imparato a comprendere, a scoprire il nuovo giorno che m'attende, ho imparato a conoscere l'uomo nuovo che si nascondeva in me e ne sono felice davvero felice perché voglio essere semplice e rimanere così fino alla fine dei miei giorni.
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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