DESIDERABILE - "Sono qui davanti a Te mio Signore - disse Teresa fra sé e sé in meditazione davanti al santissimo sacramento eucaristico - perché Tu mi possa guidare e trasformare per la tua benevola Misericordia. Uno dei nostri più grandi problemi come mi ha suggerito Luigi Maria Epicoco in un suo intervento è che vogliamo tirare avanti assecondando e soddisfacendo le esigenze del mondo, lasciandoci condizionare dalle aspettative collettive e procedendo secondo le priorità mondane. Continuiamo a presentarci dove ci viene richiesto per farci notare nello svolgimento perfetto ed irreprensibile dei nostri compiti, facendo in modo che divenga un rito abitudinario, finché un giorno all'improvviso, crolliamo e si rompe qualcosa dentro di noi. Così ci chiudiamo in noi stessi per la paura di esporci al ridicolo e sviluppiamo un ansia sociale che ci divora fino al punto di logorarci giorno dopo giorno. Perdiamo il controllo di parte del nostro corpo e per questo proviamo un irrefrenabile impulso di fare qualcosa di scandaloso e del tutto contrario al nostro comportamento usuale. Sviluppiamo, poi, profonde paranoie e rifiutiamo le consuete regole nei nostri rapporti sentimentali cercando relazioni clandestine ed esasperando lo scontro ed ostacolando gli altri nel loro avanzamento. Le crisi sono estremamente sconvenienti ed è per questo che si cerca ad ogni costo di medicalizzarle in tutta fretta eliminandole dalla scena il prima possibile in modo che tutto riprenda a funzionare come sempre in quella banale tranquillità in cui ci siamo adagiati ed impigriti. Invece, Tu, mio Signore, non vuoi che ci addormentiamo e ci vuoi desti e pronti e ben motivati a sapere che tu non hai nemmeno un cuscino dove posare il capo e che la tua sequela non dipende da legami affettivi e soprattutto non prevede soggiogamenti o supremazie. Una crisi non è una follia, è piuttosto una occasione di crescita ed ecco perché sono qui a chiederti di pungermi con lo scorpione della morte, perché solo chi sa morire a sé stesso può trovare un rinnovamento autentico nello sforzo di avviare un processo di guarigione. Infatti, se ci limitiamo di medicalizzare le crisi, e a cercare di superarle al più presto, corriamo il rischio di lasciarci sfuggire la loro lezione: non morire dentro, non lasciarci condizionare da legami oppressivi ed ossessivi. Anche io sono crollata, quando sono morti i miei genitori e mi sono resa conto che ero sola con il mio destino fra le mani e che fino a quel momento non ero stata abbastanza elastica nel corso degli anni e mi ero sempre affidata alla certezza di avere accanto qualcuno su cui poter confidare in qualsiasi momento e per qualsiasi cosa. C'erano cose nella mia mente che era necessario che ascoltassi ed invece io ho preferito ignorarle e rimanere comoda in quella casa, con quelle abitudini che i miei genitori mi avevano impartito e per questo non sono mai andata avanti veramente e sono rimasta ad arare quel terreno che i miei genitori mi avevano affidato senza cercare di trovare da me stessa un nuovo terreno da arare. Messaggi caduti nel vuoto più desolato, frammenti di comunicazione e di apprendimento emotivo che ho trascurato e tralasciato per rimanere tranquilla nell'unico mondo che conoscevo senza scommettere mai in nulla. Però, ero assolutamente disperata e provavo dentro una sorta di rabbia muta che mi faceva dire che le cose dovevano cambiare altrimenti (e sarebbe stato terribile) era meglio la morte. In realtà la mia mente cosciente era intrinsecamente pigra ed impressionabile e si rifiutava di recepire ciò che la crisi alla fin fine era costretta a dirmi con brutalità "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti, ma tu vieni e seguimi" Per anni rimasi triste nella desolazione per non volere vedere la disfunzione che minava i miei rapporti col prossimo e che nascondeva i desideri nel mio inconscio come se fossero pericolosi, troppo spregiudicati o scandalosi da dovermene vergognare. Ma tu Signore mio - continuò Teresa con convinzione - sei venuto per i malati come me e non ti fermi davanti alle mie stranezze, ma riconosci in esse piuttosto un appello, una richiesta di capire come impiegare al meglio il tempo che siamo chiamati a vivere, specie nelle relazioni intime di modo che divengano più appaganti nell'accettazione della nostra natura e personalità. Per questo motivo ero diventata maniacale, non sapendo in che altro modo esprimermi. Sotto la superficie tormentata si nascondeva una ricerca di logica diversa che potesse distogliermi da uno status quo tossico e che riuscisse in un qualche modo a ricostruire la mia vita su una base più autentica e sincera che rientri in un mondo più acuto ed intriso di bellezza e di verità nella ricerca di me stessa nel mondo." Questo pensiero era scritto su un diario che venne acquisito dal Vescovo Andrea che lo conservò gelosamente per la sua vocazione e di cui si servì per la sua personale pastorale.
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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