VUOTI PENSIERI - Vorrei essere come Ifigenia che pur appartenendo ad un popolo civile, trova rifugio presso i Tauri, che sono invece simbolo delle barbarie. Ella non vuole rimanere imprigionata in una natura arcaica, ma non condivide neppure le ideologie collettive di una calma piatta, che vorrebbe la repressione della natura istintiva e la violenza esercitata da barbari delle manifestazioni pro PAL, perché questo farebbe ricadere lei e il popolo tutto in quell'ingiustizia che essi pensano di superare tacendo un genocidio. Per raggiungere la libertà, il soggetto nato da un processo di civilizzazione, entra gioco forza in conflitto con gli statuti della civilizzazione stessa: si oppone infatti alla decisione di poter rapire ai Tauri la statua della dea Artemide. Ifigenia, infondo, agisce nel segno della speranza che la violenza costituisca una manifestazione per accrescere l'umanità. S'intende che la speranza non è un sentimento, ma un astro che guida l'umanità e unica via per la redenzione che libera dal sacrificio per la natura. Da qui nascerebbe il comandamento universale della verità che si traduce dalle piazze: il ripudio della violenza e il rispetto delle differenze fra i popoli. Ognuno può udire il grido sotto il cielo, della vita che tenta di fluire nell'anima e che vorrebbe essere pura e senza ostacoli. Invece, tutto intorno ci sono vuoti simboli e pensieri del dominio e la legge regna tra l'Io ed il noi determinando separazioni e distanze estreme. La donna come verità universale deve attraversare una serie di contrasti ed opposizioni, presenti in noi e fuori di noi, con varie forme di razionalità e di potere condizionante per una sovranità che si vuole imporre come dei sugli uomini, con la pretesa superiore dell'uomo che rende oggetto un altro essere umano. Il mio pensiero della differenza e della passione però cade nel vuoto dell'indifferenza, nonostante si possa unire all'orrore verso il genocidio e la barbarie e perciò io come lei vengo spinta ad avere un atteggiamento più paziente e ribelle, antagonista ed assimilatore, attivo e di semplice ascolto passivo in quanto l'umanità è presa da un utopia perfetta tra natura e cultura che non si compie mai effettivamente e che rimane sempre in sospeso nell'attesa della vicinanza piena della passione per la felicità intera. In questa utopia del totalmente Altro ci troviamo a lottare ed agire per il mito redentore uomo-mondo tipico dell'infanzia che si insinua nel ricordo e nella nostalgia per poter capire l'idea limite che ci può rendere coscienti e consapevoli della degenerazione per superare il conflitto attraverso la teoria critica dell'emergenza che conduce al salvataggio e alla capacità di accendere in noi quella speranza tanto incentivata nel giubileo che dà la possibilità di pensare alla conciliazione non come un dominio dell'uomo sul mondo, ma neppure come un rapporto mimetico di identità con esso, né come predominio del soggetto o dell'oggetto, ma come un rapporto NON identico, NON fusionale di pieno rispetto dunque delle differenze tra soggetto ed oggetto, uomo e mondo. Ed è da qui che parte la nuova arte dello spirito universale per la pace.
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
Commenti
Posta un commento