GLI ODIATORI - Ci sono milioni di persone al mondo afflitte da infelicità e fallimenti ed è per questo che si accaniscono contro coloro che si sono realizzati in quanto ritengono di avere subito un torto e si trovano in situazioni condizionate da recensioni sbagliate. Questi individui hanno bisogno di scappatoie per il loro sistema nervoso che ha un estremo bisogno di liberazione e protezione dai continui bombardamenti degli stimoli esterni. Ciascuno di noi, infatti, accumula una certa dose di pressione che deve scaricare prima che si accumuli troppo e che lo faccia scoppiare come la bomba che è scoppiata davanti a casa di Sigfrido Ranucci. Si deve riportare, in pratica a zero la "macchina mentale" prima di affrontare nuovi problemi e difficoltà, altrimenti parti dei vecchi problemi e delle precedenti situazioni si sommeranno e riporteranno su quelli nuovi dando adito a produrre risposte sbagliate. Insomma ci sono dei residui emotivi che rimangono impressi nelle risposte o reazioni provocando disturbi. Perciò ci dobbiamo esercitare a diventare attori più che odiatori reattivi e cioè dobbiamo esercitarci a non rispondere a qualsiasi stimolo dell'ambiente che si presenti. Come esseri che lottano per uno scopo noi prima di tutto agiamo secondo lo scopo ed è per questo che dobbiamo determinare la rotta e poi, in seguito nel quadro di questa struttura che tende ad un preciso scopo, rispondiamo solo ed esclusivamente ai nostri progressi in modo tale da servire al meglio per i nostri fini purché siano giusti e buoni. Se rispondere e reagire a fattori negativi non ci spinge maggiormente verso la meta e non serve ai nostri fini, allora non vi è alcuna necessità di rispondere; e se in particolare modo poi la risposta, di qualsiasi genere essa sia, ci porterebbe fuori rotta o peggio opererebbe contro di noi; allora non rispondere è la cosa migliore. Dobbiamo perciò essere sensibili in prima istanza solo ai dati delle reazioni negative che si avvertono quando siamo fuori strada, in modo da poter cambiare direzione e proseguire verso uno scopo più giusto e nello stesso tempo mantenerci a galla rimanendo ben stabili. Ma come fa a fare ciò un giornalista? Come fa a non essere troppo provocatorio, polemico, istigatore, fazioso, egocentrico, individualista o narcisista? Come fa un giornalista a capire se sta aggiungendo ai fattori negativi della realtà che esistono nell'ambiente circostante anche i suoi formando immagini mentali ostili ora nei confronti di una parte ed ora di un altra? Deve per forza indagare analizzando l'ambiente per divenirne maggiormente conscio e fissando la propria attenzione solo su ciò che è vero e non su ciò che è fittizio in modo che la sua risposta sia quella più adeguata e che l'informazione e la notizia sia attinente ai dati di fatto non ad ipotesi o supposizioni o peggio ad ambiguità di qualsiasi genere. Il turbamento interiore condiziona una super-risposta e provoca reazioni di allarme. Tuttavia è difficile mantenere il distacco e non farsi coinvolgere dalla realtà facendosi prendere dalla tensione che provoca. Non sempre il giornalista di punta o quello più accreditato ha il migliore rendimento sul campo ed ecco perché se questo accade lo si fa riposare. D'altronde acquisire le abilità giuste a rispondere adeguatamente quando si è sotto pressione è questione di allenamento e di pratica. Valutare le situazioni critiche nella loro dimensione è una questione di esercizio continuo: l'esercizio della professione.
 IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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