GIORNI IMPERFETTI. Irama, non aveva paura del rifiuto, perché giorno dopo giorno osservava la natura intorno a sé, come le piccole foglie di un albero che si muovevano al vento frusciando per fare avvertire il suono della vita; la corteccia di un tronco che era ruvida e rugosa, ma che si manteneva stabile nelle sue radici. Altri non ci avrebbero mai fatto caso perché non erano abituati ad individuare i sintomi controintuitivi che producono il continuo bisogno di essere rassicurati e di sentirsi compresi ed accolti. L'accettazione di se stessi non è mai una cosa scontata perché la reciprocità non è mai del tutto garantita. Esistono attorno a noi sempre nuove minacce, reali o percepite all'integrità, all'amore, alla sicurezza e fattori apparentemente insignificanti possono determinare forti stati di ansia o tensione. L'amico che vuole piacere a tutti i costi ad una ragazza e che valuta le proprie emozioni così come quelle degli altri con dei numeri da 1 a 10 perché non sa comporre calcoli con le centinaia. I rapporti raggelati con una sorella e quelli fantasmagorici con una nipote stanno a dimostrare che abbiamo bisogno di essere rassicurati, ma non ci azzardiamo a chiedere per paura di creare dei fastidi ed allora mascheriamo le nostre esigenze dietro ad alcuni comportamenti ingannevoli di chiusura o peggio di rabbia che non fanno altro che ostacolare il raggiungimento di un reale obiettivo. Persino nell'ambito di relazioni consolidate, quando la paura del rifiuto viene negata si manifestano comunque dei sintomi "evitanti" di distacco, di freddezza, di paura di sbagliare, di finzione ad essere impegnati che divengono perversi nel dimostrare che abbiamo bisogno di amore che non osiamo chiedere perché ci sentiamo troppo vulnerabili. Irama, invece, aveva sempre lo stesso sorriso ieratico verso la natura che indicava compostezza nella monotonia e banalità, e nel ripetersi meccanicistico di abitudini che lo tenevano al sicuro dagli altri mondi dispersi con i quali non aveva connessioni e comunicazioni. Ad un certo punto, però, Irama esercita il gioco delle ombre che si fondono che servono ad andare al di là di schemi evitanti, a calpestare la parte scura dell'umiliazione, della vergogna e del degrado che si deve affrontare. Molti si impongono di non subire mai livelli di esposizione tali che li possano mettere a nudo e quindi al primo segnale di delusione o scappano isolandosi, oppure inveiscono sul primo che gli capita a tiro diventando suscettibili. Il comportamento di Irama era aggraziato, come quella danza di un malato mentale, un ragno che si dondola su una fragile e fluttuante ragnatela. Invece nel loro comportamento sgraziato di indifferenza ì, come contorta e pure concreta richiesta di tenerezza e di presenza, molti si trovavano nella soluzione cruciale di aderire a certi schemi e stereotipi che li facevano certo sopravvivere, ma non vivere aderendo ad una più accurata immagine del normale comportamento emotivo: chiarire quanto non sia scontato il bisogno di rassicurazioni e al tempo stesso quanto sia comprensibile la riluttanza a rivelare la propria dipendenza e schiavitù da un padrone che governi la nostra esistenza. Irama, non aveva alcun imbarazzo perché non dipendeva da questo o da quello, ma da una semplice ammissione di non essere pronto ad individuare l'amore e il desiderio nascosti dietro a momenti di solitudine e senso di abbandono, dietro momenti severi e pragmatici in cui cerchiamo il giorno perfetto anziché vivere serenamente con l'imperfetto che ci rende esseri umani in grado di saper vedere al di là dell'oggetto e di scoprire in esso il soggetto che vuole prepotentemente uscire dal guscio e fare capolino alla vita.
 IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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