INUTILI CORPI - III° CORPO IDENTITA' DI DORIAN GRAY ROVESCIATA - Il ritratto di un anziano che lascia la sua gioventù intesa come voglia di vivere su una tela è una esperienza fortemente caratterizzata in senso espressivo dalla pregnante esigenza di approfondimento psicologico e di valutazione dei tratti personali in quanto non più appartenenti all'individuo, ma alla tela che lo racconta per determinare un crudo realismo simbolica garanzia del valore del ritratto che vuole evitare idealizzazioni per trovare, nell'analisi una tipicità critica per comprendere da occhi spalancati la ieratica immobilità del potere manipolatorio. Nel realizzare il ritratto di sé stesso l'individuo conferisce caratteristiche di verosimiglianza per riconoscerne le fattezze dove si possono intravedere tratti di pseudo-autoritarismo, la maschera che nasconde il serial-killer, il farabutto attribuibile ad uno status autoritario piuttosto che autorevole. Sia il volto che il corpo assumono espressioni e posture che riflettono convenzioni psichiche per indovinate scelte rappresentative ed inoltre riporta fedelmente le problematiche principali degli annessi o degli accostamenti che si fondono in modo conscio o inconscio, esplicito o implicito per svelare le reali aspirazioni. Si definisce nel quadro la drammatica enfatizzazione e le accentuazioni polemiche "Tutti hanno i loro mali, le loro croci, i loro problemi" che non stanano mai il vero, ma sono solo ipocrisie sull'oggettività delle tappe salienti da percorrere nell'inquieta ricerca sugli enigmi di disperati volti e dove si può alimentare anche la fissità agghiacciante degli iperrealisti o peggio dei calchi "copia-incolla" che meschinamente e banalmente vivono di "fotocopiature" dei loro genitori o di riferimenti tradizionalisti o bigotti che non lasciano mai sfogo e spazio alla possibile originalità autentica.
 IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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