LA MADRE DELLA PSICHIATRIA - I° Momento - Ho deciso di interessarmi alla materia psicoanalitica un po' per una questione di senso di colpa che mi faceva avvertire qualsiasi atteggiamento come riprovevole ed un po' perché mi ha sempre affascinato analizzare l'inconscio e cercare di capire i meccanismi della mente. Prima di tutto ho cercato di fare una distinzione fra giudizi analitici e sintetici là dove la più importante tesi pareva essere la negazione dell'esistenza di giudizi o di asserti sintetici a priori da parte della mente, e dall'altro, invece pareva essere più adeguata l'affermazione che tutte le affermazioni vere a priori possano essere di tipo analitico. Successivamente si è giunti a teorizzare un empirismo senza dogmi, secondo il quale non esisterebbero asserzioni prive di contenuto empirico e vere in virtù del significato delle parole che vi compaiono (per negazione dell'esistenza di verità analitiche e del fondamento linguistico delle verità logico-matematiche) e questo vale soprattutto oggi con l'intervento dell'I.A. e dei sistemi meccanici di ritrovamento dei vocaboli più adeguati nei cellulari usati come maggiori mezzi di comunicazione. Perciò come mezzo di studio ho preferito usare termini che indichino proporzioni nel stabilire le armonizzazioni e le uguaglianze dei rapporti per modo di seguire una epistemologia secondo la quale fra le cose ed il loro valore di "parlante" ed "uditore" corrono nessi corrispondenti a quelli matematici-logici. In tale accezione si hanno 2 tipi fondamentali di analogia di attribuzione (o di rapporto) e di proporzionalità (o uguaglianza di 2 rapporti, che possano esprimere un tipo di equazione). In primo luogo c'è una coincidenza oppositorum rappresentata da una figura logica, priva di rimandi ontologici, che fa intendere una uguaglianza di rapporti e ciò ha rilevanza nel rispetto da parte della categoria medica della massima privacy specie a livello dell'estetica psicoanalitica intesa come emergenza di contenuto manifesto frutto più che altro di operazioni di condensazione spostamento e persino censura. Questo vale specialmente per un forte complesso edipico di cui poteva sentirsi oppresso Alberto Pellai il 14 enne che si è suicidato in quanto vittima di prepotenti denigrazioni e vessazioni da parte dei compagni di classe di cui la preside ed il corpo docente della scuola che frequentava dice di essere ignara dei fatti contestati dalla famiglia per i quali sono ancora in corso indagini da parte di ispettori inviati dal Ministro Valditara. Lo stesso discorso vale ancora per una signora che era nata con il difetto del labbro leporino che generava in lei parecchia insicurezza soprattutto a livello espressivo e verbale. Per tali motivi come Ricoeur proporrei una conciliazione, nella considerazione dell'esperienza estetica (Alberto Pellai è stato spesso soggetto alle valutazioni negative sul taglio dei capelli simili a quelle di Nino D'Angelo) che non dovrebbe dare eccessiva importanza all'apparenza, ma dovrebbe rappresentare piuttosto, una inesauribile risorsa per comprendere la verità identitaria ultima del reale. Infatti, ci dovrebbe essere una mediazione fra momento epistemologico e quello ermeneutico: quest'ultimo deve integrare il significato espressivo con la viva esperienza dell'uditore, che non può fare a meno di una considerazione obiettiva nell'affrontare ciò che percepisce con una analisi più strutturale che però sia aperta a mondi possibili nelle riflessioni che possono nascere da decostruzioni nei rapporti originali dell'essere. 

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