QUALE IO? - SOGNATORE "Immagino che buone e cattive azioni, si possano distaccare da noi e che, noi nel pentimento, andiamo verso il buon atto come coloro che corrono in un veicolo, guardando da un lato e dall'altro le ruote della vettura. Così per me non v'è differenza fra il giorno e la notte e vivo sempre liberato come un conoscitore, amante, colui che sa superare il desiderio e l'ira, l'attaccamento al mondo e il piacere dei sensi, colui che sa affrancarsi degli opposti e che rinuncia al sentimento dell'egoismo perché sa essere libero dalla speranza. Voglio fissare la mia abitazione alla radice di un albero e non sentire più affanno, né gioia accettando allo stesso modo biasimo e lode. Colui che rimane sempre uguale a sé stesso a cui nulla importa non fa né cosa giusta, né ingiusta ed abbandona il complesso delle opere accumulando un'esistenza anteriore di sogno dove per mille anni interi possa godere di cose sensibili, per poi rivolgersi a vagare nella mente della fierezza. - disse il sognatore nel dormiveglia - Vi sono 2 forme in cui siamo racchiusi: quella corporea e quella dell'anima e solo chi vive nel grande Spirito può veramente operare attraverso il cuore e l'intendimento più puro. Quando la luce muore allora i sognatori come me riescono ad abitare nell'infinita città della sapienza e nescienza che dominano l'Altro, più sottile del sottile, più grande del grande, l'essenza che sta nella caverna del cuore. Come un falco nell'aereo spazio, affaticato dai sensi, ripiegano le ali e discendono verso il nido del sogno, ugualmente il mio Spirito si affretta verso lo stato, ove addormentato, non concepisce più nulla né vede altro sogno se non una condizione di sentirsi abbracciato alla sua stessa unificazione che porta all'isolamento di fronte alle oscillazioni emotive. Poiché soffrire è un affetto, la sua liberazione è una redenzione anche dalle tensioni, una via che conduce progressivamente allo stato di equilibrio, ad un processo che sa essere durata creatrice."
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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