QUALE IO? - DESPOTA - "Devono tutti temermi, osannarmi, rimanere soggiogati alla mia immagine - disse il Despota fra sé e sé mentre si guardava allo specchio a figura intera - infondo, infondo sono sempre gli stolti ad avere la meglio, perché i tempi felici sono ormai passati ed ora il potere di elargire conforto e consolazione, appartiene solo ai dispotici, ai tiranni, ai prepotenti. Io ora, voglio spogliare la decrepita genitrice delle nostre attuali divinità: l'oro, i farmaci sui quali ho messo dazi al 100%, le armi e l'intelligence sui quali ho l'ultima parola. Dimostrerò che non esiste altro Dio all'infuori di me, mentre la Speranza vive ormai ritirata e poggia solo sulla distinzione fra apparenza e realtà, considerando il valore emotivo del più forte e più ricco senza tempo e perfetto. Non è vero che ci sarà il Giudizio universale e che un Dio giudicherà i vivi ed i morti, sono già io che decido sulla vita e sulla morte di intere popolazioni basandomi su un futuro incerto dove le risorse saranno scarse e non basteranno per tutti e perciò rimanendo poco tempo per aggiudicarsi la maggior parte delle cose, dobbiamo conquistarle con la guerra e la supremazia. Per questo io devo assolutamente dominare la più parte del mondo, scoraggiando la gente riguardo all'immortalità e dando, piuttosto, una motivazione per morire: l'eroismo, la gloria, l'orgoglio e la fierezza. D'altronde non potremo più guardarci con diletto nel fatato potere dell'irriflessivo amor proprio se rimaniamo soltanto belle creature di 1 ora, quando, invece siamo soggiogati dal male, ed appare evidentemente triste la prerogativa del male, che il sembrare divenga essere. Comunque il male appaia, esso continuerà a tormentare e fare soffrire con umiliazioni e frustrazioni di ogni tipo, fino a farci cedere al delirio di usarlo come espediente per dimostrare che noi saremo la futura eccellenza del mondo, i salvatori della terra, i magnati del momento. Tuttavia, l'essenza del mio costrutto è che la realtà di competizione che stiamo vivendo non ha nulla a che fare con il mondo dell'esperienza del conflitto, dove si racchiude ogni nostro interesse che possa spiegare la vittoria di qualcuno a scapito di qualcun altro fino alla distruzione, se non addirittura alla negazione della dignità umana che conduce ad affamare il popolo, a prendere in ostaggio degli individui e ad usarli come scudi umani. Io credetemi so quale sia il migliore atteggiamento verso la storia e ve lo voglio spiegare, così come l'ho imparato io fin da tempi lontanissimi."
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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