SOLITUDINI - Ecco perché l'essere umano ha bisogno di un Dio che di solito ci immaginiamo, chissà perché, come un vecchio barbuto che scelse di creare la terra, il mare, gli animali, il cielo e le stelle per potersi ritrovare e come espressione di immersione nella meditazione. Successivamente, poi decise anche di creare una figura fatta a sua immagine e somiglianza e per questo creò l'uomo per poter compiere un disegno che riempisse il vuoto di chi doveva essere affidato il creato e chi dovesse organizzare e indirizzare la natura. Da qui nacque una lunghissima tradizione di pensiero fondata sul poter ricercare il più autentico sentimento di sé, nata in tempi antichissimi e poi diventata retaggio nelle varie religioni, profezie, teorie della conoscenza che si sono succedute. E così l'uomo fu fin dall'inizio il custode ed il combattente eletto da Dio nella lotta contro il male, che si poteva insinuare nel mondo per colpa dell'inganno del serpente che aveva convinto Eva a mangiare il frutto della conoscenza e a diventare prigioniera per sempre, insieme ad Adamo dei demoni della chiusura e limite della materia, straniato dalla sua origine immacolata. Ma venne tuttavia liberato per opera di un secondo Dio, che si identificava con l'uomo nel suo nucleo più alto e più puro, costretto però ad affrontare le tenebre di una crudele morte di croce: Cristo. Poi, l'uomo si invaghì della sua stessa immagine riflessa nella materia e per questo rimase imprigionato nei ceppi della natura nel suo livello più basso. In questo modo si spiegherebbe la doppia natura dell'uomo Cristo, che unisce indissolubilmente caratteri di origine divina e libertà sostanziale con quelli di pesanti schiavitù alle leggi del mondo. Nasce così Narciso, pieno di tragica grazia quando appare perfetto nella sua rappresentazione social e si cala nella realtà della fragilità e vulnerabilità fino a diventare il capro espiatorio dei peccati attraverso la condanna più brutale di dover superare un calvario, una prova di coraggio come quella che volevano superare quei giovani che si erano aggrappati alle maniglie del portapacchi di un auto in corsa per poter filmare il momento e diventare fautori di una folle impresa. E allora la natura umana cessa di esistere nella sua debolezza, e subentra una natura onnipotente che si delinea non tanto nell'obbedire a degli ordini di qualche scemo che vuole dimostrare il suo valore attraverso una stupida temerarietà, ma addirittura lo vuole fare passare per un ordine superiore, e come tale scevro di colpa, un gioco, una bravata che dovrebbe avere il carattere di un'azione liberatrice da condizionamenti, da regole e responsabilità consapevoli quando in un secondo momento quando muore qualcuno si rivela l'oscurità interiore che offusca la nostra mente a vedere una scena di primato che meriti menzione e like di ammirazione. Spesso, purtroppo, i giovani sono lasciati soli ad inseguire le loro vaghezze rispetto ai pericoli in cui possono incorrere nel cercare di superare certi limiti e di sentirsi in ciò potenti e forti fino al punto di rischiare la vita. Qui si crede che siamo invincibili e che possiamo diventare i protagonisti assoluti di una avventurosa anima che si rivela in grado di poter resistere a tutto, superando qualsiasi ostacolo le si frapponga di mezzo. In realtà, però, siamo profondamente soli in cerca di considerazione anche solo per un minuto per poter trasformare la nostra esistenza in una soap opera mirabile ed incredibile i cui risvolti sono dati da una rinascita, un rilancio della nostra personalità. Poi rimaniamo delusi quando  ci accorgiamo che non stiamo facendo nulla di straordinario e che siamo rimasti chiusi dentro un involucro informe da cui è difficile trasformarsi in leggera farfalla che vola libera nel cielo senza fare alcun male. 

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