CORPI INVISIBILI - Lisa aveva deciso deliberatamente di indossare il burqa per coprire il suo corpo di cui si vergognava tanto - pensava - anche se diventava magra e snella era come se fosse invisibile come d'altronde molte donne occidentali e quindi perché affaticarsi così tanto a fare palestra, a darsi creme e truccarsi quando c'era attorno molta indifferenza, freddezza e incoscienza sul valore femminile? Già, perché mai affaticarsi così tanto? Infondo Lisa metteva il burqa per cercare di avere una certa disciplina e per disciplina non intendeva uno sforzo, intendeva qualcosa di diverso. Infondo lei non doveva più stare attenta a come si vestiva e presentava ed infondo lei non aveva più l'identità della sgualdrina se indossava una minigonna, oppure se usava un vestito un pò scollato e nemmeno appariva come un educanda se indossava un vestito che appariva come una divisa, infondo lei era nascosta, enigmatica e bisognava indovinare chi fosse ed era questo il bello: il mistero attira sempre chiunque vi si accosta. Infatti, finché si vive per soddisfare le esigenze degli altri, bisogna stare molto attenti a come ci si veste, a come ci si pettina, al fatto che le scarpe e la borsetta siano abbinate come dice Miccio o un vattelapesca della moda e tutto questo per soddisfare qualche maledetta aspettativa. Invece Lisa dietro al burqa era tutta da scoprire e da osservare ancora. Sapeva di non essere capita, Lisa, tuttavia voleva provare come ci si sente a non avere più un corpo, ad essere come un fantasma che gira per la città sotto gli occhi del disprezzo dei più che non comprendono e che pensano che tu sei una poverina segregata dietro un abito che nasconde e che ti rende come un birillo da colpire con la derisione. Ma che ne sanno di Roberta che non veniva più considerata dal marito, il cui rapporto ormai era diventato abitudinario, banale e meschino, che ne sanno di Maria che ormai viveva come una colf per la sua famiglia che non la ringraziava mai e non le faceva più i complimenti perché la dava per scontata? Che ne sanno dei giorni tristi ed infelici di Giuseppina che veniva maltrattata dal compagno che se la prendeva per ogni piccola cosa che gli pareva storta e fatta male? Allora cos'era peggio, indossare il burqa oppure essere maltrattate e considerate delle puttane? "Voglio prendermi la mia rivincita" disse Lisa allo psicologo che la interrogava del perché si era conciata in quel modo "Voglio che svanisca l'apparenza che sono io e che risalti la sostanza di me stessa" "E tu - disse lo psicologo che si poteva permettere di dare del tu tanto la privacy era rispettatissima dato che non poteva conoscere l'identità della donna che aveva di fronte - e tu, pensi davvero di raggiungere il tuo scopo con un burqa?" "Sì lo penso, perché infondo, infondo tutti abbiamo una identità nascosta, una parte inconscia ed oscura che nascondiamo e che deve essere scoperta" E dunque, Lisa decise di prendersi 5 minuti, seduta lì com'era con quell'abito che la copriva dalla testa ai piedi e la oscurava come se fosse stata verniciata di nero, per diventare consapevole, mentre il mondo continuava a girare e lo psicologo continuava a domandarsi di quello che poteva provare nel suo corpo, di quello che poteva accadere nella sua mente e del suo stato emotivo. Lei lo prevenne dicendo "Infondo sai, mi sento leggera e priva di paure e di ansie sul mio aspetto ed è proprio quello che cercavo avere sicurezza dei miei passi e al contempo essere in incognito" D'altronde - pensò lo psicologo - molti indossano delle maschere che sono più ridicole e stupide di questa e quindi perché non stare ad ascoltare questa donna? "Voglio che la gente che mi incontra mi guardi negli occhi e si concentri sul mio sguardo e non sul mio viso, sulle mie tette, o sul mio sedere, voglio che gli uomini pensino che io non sia immediatamente alla loro portata e che diventi una conquista che si devono guadagnare" Ah però - pensò lo psicologo - che pensiero interessante e ben congegnato sembra quasi una strategia che supera quella freudiana, sentiamola, sentiamola pure che magari ci scappa fuori un bel librone da premio pulizer, sentiamo... "Se facciamo questo percorso fatto bene io mi toglierò uno strato alla volta come nel gioco del sexy poker ci stai?" "Ah se per questo bisogna mantenere una certa decenza" "Naturalmente, ci mancherebbe resterò in reggipetto e mutandine che ti credi e poi comunque visto che ci siamo esercitati molto prima ci guarderemo solo negli occhi perché tu nel tempo ti sarai abituato ancora a vedermi con il burqa se no non mi riconoscerai seminuda e perciò non avrai nemmeno voglia di toccarmi perché il mio corpo non ti attrarrà più e tu vedrai solo il mio sguardo e questa sarà la vera nostra intimità: dovermi capire dallo sguardo" "OK - disse lo psicologo - quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocarlo con le giuste regole però..." "Ah certamente ed io stabilisco la regola dell'anonimato e ci chiameremo entrambi vita mia" "Bell'appellativo ci sto!" "Allora procederò con la maggiore lentezza possibile, per gustare il momento e perché le conseguenze del dopo saranno davvero devastanti. Splendide e terribili al contempo. Io anzitutto non sono altro che un pensiero, una fantasia che va e viene, io non sono altro che un ammasso di cellule che cambiano e si rinnovano continuamente, cosicché nel giro di qualche anno non ci rimane più niente di buono perché le cellule vanno e vengono, ma l'Io rimane" Certo lo sanno tutti che l'Io è diverso dal corpo e noi lo abbiamo studiato, ma quello che dice sta Tizia sono tutti bla e bla eppure non vuole cambiare, si vuole nascondere per non dover cambiare, per rimanere ferma, fossilizzata alla sua vita fatta di torte di mele e di corse al tempio, a comprare la verdura e la frutta e a rassettare la casa, ma poi quando va a dormire cosa le rimane del giorno se non una amarezza dentro al cuore, il fatto di sentirsi una inconcludente che non ha fatto che cose stupide ed insignificanti? Nessuno voterebbe mai per questa donna così insicura da nascondersi che non segue altro che una logica folle che non concede espressioni se non qualche stretto movimento dentro un ammasso di vesti che coprono il corpo per renderlo inaccessibile. D'altronde passiamo la nostra vita a reagire a delle etichette e ci identifichiamo con esse come se rappresentassero la personalità individuale di ciascuno e quindi Lisa voleva uscire dalle etichette e quindi perché non lasciarla fare? Quando si è intrappolati dalle etichette, che valore hanno queste in relazione all'Io? Un giorno però in Afganistan potrebbe andare di moda un altro tipo di burqa magari colorato o in fantasia, e allora capiremo che le cose cambiano, che comunque per potere identificare l'Io con il me si deve soffrire e penare perché questo risultato ha bisogno di tempo e il tempo sfugge dallo sguardo tanto che è già domani e noi non ce ne siamo nemmeno accorti. Tuttavia la migliore identificazione è quella con il desiderio e la donna con il burqa ricordava tanto un bignè allo psicologo che aveva già l'acquolina in bocca, tanto che se la sarebbe baciata così su 2 piedi senza pensarci troppo perché il mistero attizza la passione che poi ti mordicchia e pungola  dentro fino al punto da farti cedere e da dire "Sono tutto tuo, tutto solo per te..." Ed invece no, eccola lì la questione della professionalità che ti dice che non puoi esagerare e superare certi confini e devi essere discreto fino alla fine se no ti tolgono il distintivo e pure il titolo di psicologo. Infondo funziona se ci si mette in testa subito fin dall'inizio che la regola numero uno è che non dobbiamo cambiare esternamente, ma interiormente e questa è una cosa difficilissima da praticare perché risulta molto più facile cambiare pettinatura che essere discreti e non desiderare di strappare i vestiti del burqa.per la curiosità di scoprire cosa ci sia dietro: è la curiosità che stimola la libido, è la curiosità che fa amare lo sconosciuto e l'avventura. 

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