L'ALTRA PARTE DI ME - "Ci sono troppe metamorfosi, inversioni e schizofreniche doppiezze che le cronache della politica e del costume ci pongono di fronte ogni giorno - scriveva la giornalista Antonietta - cosicché passa quasi inosservata la pur straordinaria trasformazione dell'aggettivo concreto. Un tempo questa parola, nei panni del sostantivo "concrete" tirava avanti una virtuosa operosità lontano dalle lusinghe degli idoli del vitello d'oro e dalle varie insidie del  mondo. Erano i tempi in cui si poteva parlare di "validità" di poter condurre una vita brillante senza farsi però abbagliare da trionfi della sfrenatezza del miglioramento materiale illusorio delle classi lavoratrici di cui invece ci si serve con la voluttà dei dazi che assumono un tratto schiettamente venale, spesso rafforzato dalle situazioni contingenti che costringono ad accettare accordi in perdita con la superpotenza americana.  La muscolosa, aggressiva bellezza del sogno di agiatezza però di fronte a difficoltà di equilibri geopolitici ci coglie impreparati e ci porta a degli affossamenti per quegli insensati assedi in cui ci abbandoniamo per indiscriminate frequentazioni di fatali girandole di speranzose assicurazioni, incerti passi, insicuri interventi, stentate salvaguardie, inadeguate prospettive democratiche e barcollanti garanzie di sviluppo, di controllo, di difesa, di progresso, di lavoro sostanziale, di pace, di riforme, di superamento, di ritorno, di aperture e di equilibri internazionali. Praticamente una bolgia senza fine, folli stagioni di guerre di cui già si vedono i segni di ferite inguaribili. La concretezza deve essere rinnovata per il fatto che il suo passo, ormai, sta diventando titubante e lezioso ed i suoi occhi e le sue mani sono vuote e di vitrea fissità drogati di aspettative di potere e di ricchezza. Essere validi oggi ha perduto ogni significato, è ridotto ad un voto elettorale in più, a vacuo rumore che tenta di coprire la strada del vizio. Invece, la vera evoluzione umana è nella pietas che dovrebbe stare al pari della democrazia che pare indistinguibile al concetto di astrazione. La sorte umana, dunque sembra segnata da falene del linguaggio e del comportamento mediatico politico che cinicamente butta via nello sfruttamento e nel sudiciume della corruzione l'essere concreti a livello gestuale e così il tempo libero passerà imbambolati alla televisione oppure ai giardini pubblici in mezzo ai piccioni che imbrattano i monumenti e noi diverremmo nient0altro che banali strumenti di gloria ora dell'uno e ora dell'altro potere politico. Infondo, non siamo altro  che banderuole che si muovono al triste vento del patire virtù" 

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