CHIAMA MARTA - "Dopo le aperture di inchieste sulla corruzione inerenti le gare di appalto della sezione urbanistica di Milano, si è deciso di aprire un nuovo filone giudiziario a livello della magistratura, che riguarda (appunto) la sezione urbanistica in generale ed è stata incaricata di dirigere la commissione di inchiesta il magistrato Marta Cartabia" Così diceva un giornalista alla Tv, mentre Marta studiava gli incartamenti dove nel tentativo di rilancio degli interventi della giustizia penale e la progressiva crisi del sistema dei partiti vi sono sempre state connessioni a partire dalle inchieste milanesi che si fecero nel 1992 contro il sistema delle tangenti che hanno avuto una accelerazione ed esiti sempre più dirompenti a mano, a mano che gli effetti dei risultati elettorali si ripercuotevano sui principali partiti di governo, fino a metterne in discussione la stessa sopravvivenza e, comunque la capacità di governare la crisi mediante i tradizionali strumenti di composizione e di mediazione interna. Marta, dovendo scegliere i profili migliori che avrebbero occupato il posto di commissari del filone urbanistico si lesse bene tutta la storia di Tangentopoli che nei suoi dati storici aveva colpito i vertici di tutti i partiti ed anche frange di partiti di opposizione, numerosi ministri in carica, i governi locali di quasi tutte le regioni e la maggior parte degli enti pubblici economici. Tutto ciò le fece venire l'ansia di dover attuare procedure di autorizzazioni a procedere ad avvisi di garanzia nei confronti di personaggi coinvolti in reati contro la pubblica amministrazione che possano avere profonde ripercussioni sull'immagine pubblica e sulla credibilità dei partiti nel sistema di corruzione. D'altronde, però, si diceva dentro di sé che sarebbe stato pressoché impossibile stabilire se le fonti erano attendibili e se le forti iniziative giudiziarie avessero il giusto e corretto impatto nella crisi progressiva del sistema politico, se fra le cause della crisi giudiziaria andava annoverato anche l'operato della giustizia penale contro molti dei suoi esponenti. Conveniva attendere gli effetti degli articoli apparsi sui giornali per verificare se ci fosse un consenso popolare per sapere se si era riusciti a cogliere nel segno nel riportare la giustizia a condizioni minime per potere nuovamente operare oppure bloccarsi. Fatto sta che alcuni dei magistrati più impegnati sul fronte delle indagini contro tangenti o sugli intrecci tra mafia e politica hanno instaurato un dialogo diretto con la pubblica opinione persino creando un ciclo di film che potesse stimolare gli animi alla riflessione dal titolo "La giusta distanza". In questo dialogo diretto sta la novità dei rapporti fra giustizia e società civile per poter rinforzare la spalla istituzionale e l'indipendenza della magistratura. Bisognava che Marta lo ammettesse: nel sistema politico si era creato un vuoto che sua sorella Maria del Consiglio Superiore della Magistratura non si poteva permettere di avere per la sicurezza del Paese ed anche per la certezza degli atti della Magistratura stessa. Marta, perciò, per non rischiare una brusca inversione di tendenza nei rapporti fra giustizia e società chiese al Presidente della Repubblica suo capo di poter guidare anche la corte costituzionale in modo tale che il potere istituzionale e le funzioni di quello giudiziario e degli altri organi di garanzia potessero in qualche modo rilanciare le proposte per limitare il potere giudiziario con idonei contrappesi di dichiarazione di idoneità all'indipendenza ed autonomia giudiziaria. Maria, dal canto suo se ne stava ad osservare tutto questo, meditando sul da farsi e su come dovesse essere organizzato e costruito per evitare velenose campagne di delegittimazione dove si sparla di una sorella per renderne più forte un altra, dove si scalza il potere istituzionale per fare in modo che si attuino al più presto riforme della legislazione sostanziale e processuale ovvero del processo penale sena dover ledere né le esigenze di Marta intesa come funzionalità ed efficienza giudiziale e nemmeno Maria intesa come revisione progettuale che possano impedire violenti dibattiti che ostacolino ed inficino l'ordine giudiziario nel suo decorso. Non era certo facile per Marta indicare i rimedi per superare gli intrecci perversi di ragioni politico istituzionali e giudiziarie della crisi. Da una parte bisogna evitare la strumentalizzazione del potere politico che producono scontri e dall'altra bisogna attivare tempestivamente i circuiti e le sanzioni proprie della responsabilità politica ed istituzionale nei confronti di reati di corruzione con temporanee sospensioni delle funzioni svolte nelle cariche ricoperte tanto per dare fiducia popolare ed evitare l0eccessiva sovraesposizione politica della magistratura riconducendola più a dimensioni fisiologiche di ruolo accreditato super partes. In ciò credeva Marta e si associava Maria.
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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