FRANCESCA E GIOVANNI - Giovanni, amore mio c'erano tutti gli onesti e bravi cittadini in quella corsa contro il tempo per salvare il respiro della speranza che vigesse la giustizia contro il terrore della mafia, la sua corruzione, la sua minaccia, la sua imposizione di omertà. Io ho tenuto gli occhi aperti fin che potevo, lo sai, per poter imprimere nella mente e nel ricordo la madre devota che accudisce i figli affinché studino e possano essere qualcuno, le mani del giudice istruttore ai piedi del mio capezzale, gli occhi dei miei fratelli e sorelle che gridavano addolorati e sconvolti davanti all'orrore provocato dallo scoppio di quella bomba confezionata al tritolo e che ha mandato all'aria tutti i buoni propositi. Io li ho visti, fino all'ultimo respiro, coloro che avrebbero portato avanti il mio programma antimafia di far conoscere come agisce la sua organizzazione con quei mezzi subdoli di fare credere coloro che la ostacolano dei quaquaraquà mocciosi che puzzano di pesce e che non sanno fare altro che faticare per pochi piccioli, quando riuscendo a dominare certi territori con richieste di pizzo e con le armi si ottiene molto di più che i sacrifici per studiare, per poi finire sepolti dentro piloni di cemento oppure a vivere come morti che camminano continuamente tenuti sotto sorveglianza e segregati da una vita opprimente fatta di tensioni. Io li ho visti i fiori di quelle persone che hanno creduto nella funzione più alta della giustizia per la quale abbiamo perso la vita, ma mai il più alto valore ed io so quanto era importante la loro testimonianza di superare gli schemi mafiosi che ti inchiodano al muro dell'illegalità e osteggiano la civiltà della lealtà al Paese. Io li ho sentiti, quando i loro cuori urlavano giustizia ai maxiprocessi, quando le loro mani volevano lavorare per saldi principi di potere e non per il loro sovvertimento. Giovanni, amore mio, io credevo come te in quell'amore che sa proteggere e custodire la fede della giustizia e la sa insegnare anche attraverso la umanità più che attraverso l'applicazione severa delle leggi ed io so che la nostra vita viene presa d'esempio per quei ragazzi che si lasciano irretire ed ingannare dal potere di un organizzazione che pare darti lustro, ma che poi ti lascia nell'incoscienza e nell'ignoranza della rivendicazione violenta dei diritti. Io c'ero e ci sarò sempre quando una donna vorrà sconfiggere il delitto con il suo sguardo materno che sa accudire i cuori indirizzandoli alla verità e non alla falsità dei facili e sporchi guadagni, delle illusorie politiche di parte e delle lotte anarchiche e terroristiche contro lo stato. Io c'ero e ci sarò quando un altra madre piangerà una vittima di guerra, un figlio carcerato che si è macchiato di reati contro il bene comune. Io ci sono ancora e non sono morta, ma vivrò nel volto di quelle donne che non si arrendono, in quelle che sanno essere tenaci pure nell'affrontare la morte, in quelle che conoscono la dignità di identificarsi con la giustizia numero uno: amare il diritto per il diritto di amare e fare di questo sogno il sogno da trasmettere alle nuove generazioni. Giovanni, raccontiamo al mondo intero che il nostro legame si intersecava fortemente con quello della parola giustizia umana che più non muore perché noi siamo stati istruiti alla sua scuola ed abbiamo imparato ad esserne obbedienti fino all'ultimo respiro, fino al sacrificio più grande, fino alle fiamme della passione che mai consuma e fino a rivendicare il nostro posto eterno nella storia: un ricordo che rimane impresso non più su una semplice lapide, ma nel cuore della giustizia per sempre. Tua Francesca Morvillo. 

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