IDENTITA' DISIDRATATE - I dolori, le tragedie, le insoddisfazioni, non hanno mai nociuto all'arte anche se ne rappresentano una componente ineluttabile, quasi complementare alla felicità. Fabio questo lo sapeva ed ecco perché aveva deciso di diventare un "pittore in carcere"- "Dipingo quello che non so dire, faccio fare una esperienza di ciò che provo" - diceva delle sue opere ed in effetti l'effetto che davano le sue immagini si potevano tradurre approssimativamente, in un molto meno poetico ed efficace "vagare con la mente senza una meta precisa, ma con la valigia piena di sogni e realtà sospese nel tempo". Così, nelle sue tele, Fabio giocava con le suggestioni e le sensazioni da lui sapientemente intrecciate alla realtà dell'ombra carceraria dove si sentiva perduto e si smarriva. Il critico d'arte, dunque, che doveva presentare la mostra "Al di là delle sbarre" si sentiva in dovere di animare le conversazioni troppo dispersive e astratte con delle domande, però il non detto, o l'indicibile, in quella pittura di luci e di ombre che quasi deformano la figura, si manifestano potenti. E' che Fabio, scegliendo il campo della pittura, come una specie di terapia occupazionale, aveva in effetti scelto un territorio dichiarato culturalmente morto e comunque sempre rinato dalle sue stesse ceneri proprio così come tentava di fare lui nel tentativo di superare la diffidenza generale post-reclusione. Per raccontare i sogni, i desideri, le gioie improvvise mai giunte, i dolori inaspettati, le delusioni frustranti ed opprimenti, le tante paure di non farcela, le necessità di uscire dall'anonimato e dall'isolamento catturando una raffigurazione complice che facesse trapelare e fuoriuscire sentimenti repressi e sopiti ci si doveva lasciare affascinare da un'entità talmente vaga e vasta - a volte persino soverchiante - da risultare indefinibile nel suo eco di Natura, che Fabio voleva fortemente rappresentare in macroparticolari che ne restituissero una particolare ed originale suggestione analogica di noia, ma che al contempo sollecitassero lo sguardo dell'osservatore rimandandolo e quasi spostandolo dal suo baricentro per fare in modo che si investisse nell'immagine stessa. La valigia di una guerra lotta di potere, un soldato spalmato su un pezzo di pane con lo sguardo truce, un bambino che tenta di scrivere una lettera d'amore sospeso nel vuoto dei suoi stessi pensieri ed ossessioni, un migrante con la sciarpa rossa che è come una mano che tenta di aggrapparsi al cielo, un turbinio di volti nel muro della censura comunista e l'inconsistenza di un pagliaccio avvinazzato diventano il pretesto per definire la segregazione - oltre lo stupore e l'ingenuità del bambino che tenta di bussare alla schiena dell'anziano facendo leva su animi predisposti a osservare in maniera simbolica il quotidiano, come traiettorie esistenziali, concretizzanti abozzi di norme che tentano di cambiare il volto sociale e di adeguarlo ai tempi che corrono incoerenti. Pare di avvertire il consiglio di vagare con l'occhio del mistero nelle macchie dei muri, o nella cenere di un fuoco ispiratore, fra le miserie umane per cogliervi originali interpretazioni e fare nutrire la fantasia e la creatività. Le sbarre paiono ascoltare quel consiglio anche se sembra irraggiungibile e impossibile, dove comunque un uomo compone per tutta la vita su ideologie disidratare dai deserti dell'anima.
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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