All'Istituto Alberto Marvelli, a sua eminenza Franco Giulio Brambilla, a Gianmario Lanfranchini - IL SUICIDA - (dedicato a don Matteo Balzano) - Un medico legale si accingeva a redigere la sua relazione di accertamento di morte di un uomo di 35 anni e scriveva "Probabile suicidio da barbiturici" dato che vicino al letto dove si era accasciato vennero trovate 2 boccette completamente vuote di benzodiazepine, ma poiché il suicida non aveva lasciato alcun biglietto di motivazioni del suo estremo gesto, né aveva mai accusato stati depressivi o sindrome di abbandono o di isolamento, allora dovevano farsi gli accertamenti tossicologici del caso. Comunque, uno psicologo venne interpellato per analizzare meglio la situazione e costui suggerì di rovistare fra le cose del defunto, per vedere se ci fosse un diario in cui egli sfogava le sue repressioni. Difatti, in una libreria, dietro al libro di Thomas Mann "Giuseppe ed i suoi fratelli" venne trovata questa agenda dalla copertina marrone di finta pelle, con la chiusura ad elastico e tale taccuino fu una vera e propria rivelazione sorprendente e allo stesso tempo scioccante. In un brano di quel diario stava scritto "Ormai non so più cosa significhi l'anima perché questa per un sacerdote è come un determinato e circoscritto complesso di funzioni. Sono particolarmente i fenomeni del mio sonnambulismo di cui non ho mai fatto parola con nessuno che mi fa intendere che io possa avere una doppia personalità, perché l'ambiente in cui mi ritrovo a vivere esige un determinato atteggiamento che mi costringe ad indossare spesso e mal volentieri una maschera. Infatti, come sacerdote non mi posso permettere di esprimere al massimo i miei sentimenti ed emozioni e perciò quando si è presentata in parrocchia una giovane vedova il cui marito era morto per un tumore e che io avrei voluto tanto abbracciare, mi sono dovuto trattenere e dire solamente "Mi dispiace moltissimo" una frase fredda e poco consolatoria. Quando poi si è presentato quel ragazzo che era stato bullizzato a scuola per le sue tendenze omosessuali, che avrei voluto accarezzare nel viso, mi sono dovuto trattenere perché se no si poteva pensare che fossi un pedofilo dato che il ragazzo aveva 12 anni e quindi ho potuto solamente dire "Coraggio, cerca di essere forte". Così, nel mio sacerdozio non ho mai potuto avere un vero carattere, ma ho dovuto obbedire solo a delle rigide e stringenti regole che mi impedivano di essere umano e di esprimere la mia affettività. In realtà, mi sono reso conto che vivevo praticamente in consonanza con le circostante e le aspettative generali e perciò con gli atteggiamenti momentanei io inganno me stesso e gli altri circa il mio vero carattere fino al punto di trasformarmi in un automa a livello inconscio per poi coprirmi il volto con la maschera banale e superficiale  delle intenzioni da un lato e delle esigenze ed opinioni dell'ambiente che mi circonda dall'altro fino al punto da sentirmi continuamente inidoneo ed infimo sia nel rapporto con gli oggetti che in quello con i soggetti che mi circondano. Successivamente, in me si istallano delle ragioni di adattamento in vaghi ed oscuri moti, sentimenti, pensieri e sensazioni che non si possono dimostrare esternamente (come già ho detto più sopra) e che sono provenienti dalla continuità dell'esperienza cosciente fredda ed ordinaria degli oggetti e soggetti che incontro, che poi affiorano dentro di me inconfessabili come elementi perturbatori ed inibitori, tanto che non riesco più nemmeno ad abbracciare mia madre o a battere la mano sulla spalla di mio padre o dei miei fratelli e compagni di avventura. Così, non riesco più a continuare, mi sento perso e smarrito come quella pecorella interiore che nessuno va mai a cercare e di cui nessuno si prende effettivamente carico perché pesa sulle spalle ed invece io vorrei, vorrei tanto potermi permettere di abbracciare un bambino quando con la sua innocenza ha risposto bene ad una domanda di catechesi, abbracciare quel malato o quel disabile per consolarlo perché in quell'abbraccio io abbraccio la croce di Cristo e me lo stringo al petto, io sento di fondermi con il suo corpo ed il suo sangue versato per noi, io avverto di essere tutt'uno con il suo amore.. Invece, non posso, non posso e mi domando il perché non possa avvertire un minimo calore umano quando tu Gesù mio ci hai detto "Io sono venuto a portare il fuoco e come vorrei fosse già acceso..." e ciò vale anche per me. Io l'avverto ogni giorno quel fuoco di passione, la vedo quella luce, lo conosco il sale della terra, ma purtroppo li devo opprimere e tenere controllati e divenire poi schiavo di quelle 2 pastiglie della pressione e della depressione che devo ingoiare tutti i santi giorni per riuscire a superare il mio senso di malessere e di isolamento. A me basterebbe un abbraccio di qualche persona per capire che amo i miei fratelli, che sono in grado di prendermi cura di loro specie nei momenti più duri, ed invece la mia vita è come un soffio, come pula al vento ed io sono perso fra la polvere e la bufera della mia anima" Il diario venne acquisito come prova del malessere di quel sacerdote che lo aveva fatto giungere alla balzana idea del suicidio. 

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