LEGITTIMO PARADIGMA - La scoperta dell'inconscio si traduce, spesso in una prospettiva cruciale in età puberale (età dai 9 ai 13 anni) dall'apertura ad un logos carnale ai territori non completamente svelabili dell'eros fino ad arrivare alle ragioni delle pulsioni, dell'impulsività talvolta puramente istintiva, del desiderio, dell'emotività, della sensualità e del piacere. E' attraverso l'intrecciarsi dell'Es (che rappresenta un accumulo di pulsioni e tensioni istintuali), del Super-Io (accumulo di istanze morali personali e sociali) e dell'Io (luogo di mediazione tra istanze pulsionali e razionali) che il soggetto in età puberale vive i suoi instabili approcci in un precario equilibrio tra passioni passeggere, infatuazioni e ragioni. Questo intreccio si evince dai rapporti che si instaurano nei legami prima di tutto famigliari e poi sociali ed assume un significato profondo di un complesso territorio di fattore sia biologico e sia come dimensione primaria in cui il soggetto sa riconoscere se stesso ed il mondo e sa stabilire relazioni di scambi reciproci con l'altro da sé, costituendo i primi rapporti affettivi conoscitivi del valore corporale. L'esperienza del piacere così come quella del dolore e della negazione canalizza le prime esperienze, i primi contatti esplorativi ed indagativi del bambino in età puberale con la realtà circostante. Il corpo del bambino in età puberale è al centro di un percorso di ricerca e affermazione dei propri desideri, a diventare luogo originario della conoscenza della libido come mediazione necessaria ed insostituibile per stabilire un contatto con le cose del mondo affettivo-emotivo. Di primaria importanza diventa, quindi, porre nell'attività formativa i modi e gli atteggiamenti concreti in cui si evolve la dinamica dei rapporti fra logos ed eros, nella trama dei vissuti cognitivi specialmente famigliari che marcano essenzialmente nelle figure parentali materna, paterna e dei fratelli degli archetipi in cui si stabiliscono dei ruoli per cui alla bambina si fa raffigurare il ruolo materno nel gioco con le bambole, o nel coinvolgimento di sequela di fratelli; ai bambini si pone l'obiettivo di protezione e di supporto materno e del luogo famigliare. Perciò non esiste più l'angelo del focolare poiché in realtà si è compreso a livello pedagogico che l'imprinting materno deve essere inserito in uno studio di meccanismi di difesa (razionalizzazione, negazione, tendenza all'isolamento) che i bambini indipendentemente dal genere utilizzano per controllare le proprie pulsioni e sapersi adattare al mondo esterno e al loro corpo che sta diventando adulto ed in grado di riprodursi. Tutto questo induce gli studiosi capitanati da Zamparetti Marco a cercare di coniugare armoniosamente l'approfondimento di passate teorie freudiane (per ciò che riguarda la comprensione e l'interpretazione di un adeguato trattamento terapeutico dei disturbi psichici che si instaurano fin dai primi anni di vita del bambino) con una azione largamente pedagogica, di natura preventiva. La prima analisi proposta è quella delle esperienze di sentimenti di angoscia e ansie e sentimenti di piacere-estasi dove si crea la prima polarità che talvolta rende sfumati i confini tra manifestazioni normali e patologiche. Si propone in prima istanza la differenziazione dei giochi di appropriazione dell'oggetto (mio, tuo, nostro) e di mancata attività di gioco tipica infantile dove il bambino allena non solo le proprie difese, ma lascia emergere contenuti pulsionali in genere di natura sessuale per sapersi controllare. La preoccupazione nasce quando il controllo si trasforma in ossessione ed accanimento sull'oggetto che poi si potrebbe tradurre in soggetto. 

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