SPREGIUDICATA MATERNITA' - Una biologa stava facendo una ricerca sulla divisione meiotica dagli spermatociti di prim'ordine a quelli di second'ordine perché era convinta di poter dimostrare che se si riusciva ad intervenire in quello spazio si sarebbero potuti aiutare molti uomini infertili ad avere la possibilità di avere figli. In realtà tale pensiero era solo un iniziale funzione, la quale, una volta che veniva innescato l'input artificiale, poi obbediva esclusivamente ad una propria legge naturale, che aspirava ad avere validità universale: non basta diventare genitori per effettivamente sentirsi tali. La biologa, difatti, si rendeva conto che molta parte del mondo può essere colta nel pensiero di diventare genitore, mentre un'altra buona fetta aveva solo il sentimento ed una terza ancora solo una vaga sensazione istintiva del significato genitoriale. Ed era perciò, che alla ricerca la biologa, doveva congiungere anche la visione di un sistema psichico, giacché non solo dal punto di vista biologico si deve guardare all'adattamento tra genitori e figli e fra questi e l'ambiente circostante là dove il primo impatto che hanno i neonati è quello della luce perché difatti si dice "venire alla luce". Perciò, in ogni caso il pensiero di essere genitori ha in ogni caso una validità ridotta di 1/4, benché nell'ambito della nascita che ha un valore di diritto insindacabile ed assoluto, si devono considerare le vibrazioni che vengano percepite sia dai genitori e sia dal nascituro per cui entra in gioco la sensazione sentimentale per cui non siamo solo specie, ma individui e quindi non possiamo essere estraniati da noi stessi. La natura non porta mai gli esseri umani lontano da se stessi e perciò non possiamo agire solo per impeto usando esclusivamente la parte istintuale e sopravvalutando barbaramente solo una funzione da cui ci si lascia trascinare ed è questo principalmente che la legge 40 sulla procreazione assistita o surrogata deve cercare di evitare indipendentemente da ideologie religiose o morali perché nei comportamenti umani specie all'argomentazione di diventare genitori ci vuole una certa etica e deontica da seguire se no si commettono ingiustizie nei confronti della certezza genitoriale e di affidamento. L'impeto di essere genitore va soppesato attentamente perché talvolta non è addomesticato e perciò si diviene genitori in maniera inconsapevole, che si manifesta come una funzione prettamente ideale che viene esaltata ed onorata come entusiasmo divino trascinando via con sè il cambiamento interiore e traducendolo in una brama assurda che un giorno potrebbe essere oggetto di orrore. Da un altra parte della faccia della terra, invece, si uccidono innocenti bambini per causa di una guerra oppure dell'aborto. Ciò che non è domato è privo di misura e di proporzione, sia che si palesi alla sensazione e sia che riguardi la funzione maggiormente sviluppata come una esaltazione che comunque rimane una barbarie. Vero è che di ciò non è possibile rendersi conto fino a che si rimane ipnotizzati dall'oggetto del fare un bambino per continuare la progenie e per non sentirsi inferiori agli altri normodotati. Spesso, noi parliamo ed agiamo in base ad una aspettativa generale di coloro che ci circondano e che influenzano maggiormente la nostra esistenza con la loro potestà e di ciò bisogna rendersi conto per non generare disastri irrimediabili. Quindi, non appena si afferma un antagonismo originario e necessario alla procreazione bisogna pervenire alla maggiore identità possibile con la giusta ed efficace funzione differenziata giacché solo questo procura i più evidenti vantaggi sociali, mentre, tuttavia apporta i maggiori danni a quegli aspetti meno sviluppati della natura umana che costituita talvolta da gran parte dell'individualità. Riflettiamoci bene, che a diventare genitori con i mezzi attuali ci vuole poco, rimanerci ci vuole la giusta morale.
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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