SENZA VOLTO - Un giorno si presentò alla corte di Eligio la Speranza che voleva parlare a tutte le persone di buona volontà di una realtà che è radicata nel profondo dell'essere umano, indipendentemente dalle circostanze concrete e dai condizionamenti storici in cui si vive. "Tutte le persone - diceva - hanno sete di un'aspirazione, di un anelito di pienezza, di vita realizzata, di potersi misurare con ciò che è grande, con ciò che riempie il cuore ed eleva lo spirito verso cose grandi, come l'amore, la verità, la bontà e la bellezza ed io con la mia audacia sapendo guardare oltre la comodità personale di ciascuno, le piccole sicurezze e compensazioni che restringono l'orizzonte, consento ad ognuno di potersi aprire a grandi ideali che rendono la vita più bella e dignitosa". Eligio non volle nemmeno ascoltarla, anzi siccome riteneva che la proposta di Speranza potesse essere fraintesa e che ingenuamente portasse alla formazione di gruppi ribelli chiusi e isolati allora rispose prontamente "Per avere ragione, devi dimostrare che le persone sono in grado di avere carità tra di loro e verso tutti e che sappiano accogliere bene anche i fratelli migranti e più poveri, benché stranieri perché è l'amore che sa rompere le catene che ci separano, gettando ponti; amore che ci permette di costruire una grande famiglia in cui tutti possiamo sentirci a casa nostra" Speranza raccolse la sfida e cominciò a guardarsi intorno per cercare se ci fosse quel tipo di amore indicato da Eligio, ma si accorse che c'erano molte persone ferite e a terra sul bordo della strada a chiedere l'elemosina della comprensione e della misericordia. Speranza comunque non demordeva, nonostante vedeva attorno a sé molti abbandonati dalle istituzioni sguarnite e carenti, o rivolte al servizio degli interessi di pochi sia all'esterno che all'interno del Paese. Infatti, come sospettava, nella società globalizzata, esiste una maniera piuttosto elegante di guardare dall'altra parte che si pratica molto abitualmente; sotto il rivestimento del politicamente corretto o delle mode ideologiche, si guarda alla persona che pena e soffre senza toccarla, la si mostra in Tv ed in diretta, si adottano anche discorsi all'apparenza tolleranti e pieni di eufemismi. Ma Speranza, non poteva aspettare tutto dai governanti in quanto sapeva che c'era una corresponsabilità capace di avviare e generare nuovi processi e trasformazioni per cui ciascuno diviene parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno alle società ferite. E così, facendosi coraggio decise di presentare ad Eligio e al suo popolo ribelle la figura di Camillo Benso conte di Cavour e quando Eligio gli chiese come mai proprio quel personaggio storico ella rispose "Prima di tutto penso che non molti si ricordino di quel che fece quest'uomo politico, in quanto interruppe la carriera militare (cosa che potrebbe fare benissimo anche lei caro Eligio se solo avesse un briciolo di coraggio) a causa delle sue simpatie liberali. Divenne dunque un dinamico amministratore della tenuta agricola tanto da promuovere l'Associazione agraria. Poi fondò nel 1847 il quotidiano liberale "Il Risorgimento" sul quale sostenne la necessità dello Statuto e della guerra contro l'Austria ma solo allo scopo di liberare l'Italia dalla sua invasione. Ministro dell'agricoltura e commercio e delle finanze, perseguì una politica libero-scambista e si affermò come leader della destra liberal-moderata come l'attuale cancelliere della Germania vorrebbe essere. Divenuto poi presidente del consiglio nel novembre del 1852, grazie ad un accordo (definito connubio) col centrosinistra di Rattazzi, attuò ambiziosi programmi di ammodernamento e di sviluppo economico ed avviò un'intensa azione diplomatica iniziata con l'intervento nella guerra di Crimea del 1855 che gli permise di esporre la questione italiana nel congresso di Parigi del 1856. Dopo la rottura delle relazioni diplomatiche con l'Austria strinse i tempi per un accordo con la Francia che furono preludio alla 2° guerra d'indipendenza. L'inatteso armistizio tra Napoleone III e l'imperatore austriaco a Villafranca, causò le sue dimissioni. Tornato poi al governo nel 1860, realizzò le annessioni in Italia centrale e contrastò la soluzione repubblicana della spedizione dei Mille con l'invasione dell'Umbria e delle Marche probabilmente perché i tempi per la repubblica non erano ancora maturi e difatti morì dopo la proclamazione del Regno d'Italia mentre ricercava un negoziato sulla questione romana di libera chiesa in libero stato a cui si giunse con il Concilio Vaticano II. Come vede caro Eligio c'è la possibilità di attingere alla storia per avere esempi illustri di speranza a fare cose buone e giuste." 

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