SENZA VOLTO - I percorsi di una persona sono fatti di incontri che possono far nascere lo sforzo a comprendersi a vicenda e di trovare una sintesi per il bene di tutti. Tuttavia, scovare un modo per raggiungere la pace, implica di per sé l'avvicinamento tra gruppi sociali che sono fra loro distanti, ma anche la continua ricerca di un dialogo con i settori più impoveriti e vulnerabili della società. Infatti, ci sono lotte di potere più o meno sottili e perciò diviene difficile sostenere un equilibrio di forze ed è per questo che spesso si tende a nascondere le ingiustizie incapaci come siamo di affrontare i problemi. Per tale motivo Eligio comandava una banda militare con il volto nascosto da un passamontagna dove si intravedevano solo occhi truci che incutevano timore. Egli si presentava così perché era convinto che in tale modo il popolo a lui soggetto, potesse comprendere meglio il concetto di autorità e che ci fosse in ognuno di noi una continua tensione di forze contrapposte che costituisce il fondamento dell'intera realtà. Perciò, per Eligio la guerra ed i combattimenti rivestivano un valore positivo, inserendosi nell'ordine provvidenziale divino. Nel suo governo non si distinguevano guerre lecite da illecite, in quanto embrionalmente ci si rifà ad una guerra giusta combattuta per una giusta causa ed una giusta intenzione (difesa contro un attacco esterno, imposizione di obblighi disattesi, coercizione al risarcimento di danni subiti) che portano a stabilire precise regole per determinare la legittimità del potere politico che si vuole affermare e soprattutto la legalità dei mezzi con cui essa è condotta. Emerge così il carattere naturale della guerra, la quale talvolta rappresenta l'unico strumento per sancire dei diritti razionali in assenza di istituti giuridici che li tutelino positivamente. Eligio, dunque, sosteneva che in un potere politico ci fosse una identificazione con lo stato di natura e lo stato di guerra da un lato, e con lo stato di diritto e la società civile dall'altro. Esso in effetti, invece, viene rifiutato dalla cultura saggia a tendenza cosmopolita-pacifista, sia attraverso la semplice distinzione tra stato di natura e stato di guerra e sia attraverso la considerazione che la guerra è un fenomeno di pura irrazionalità ed oscurantismo oppure è un mero gioco di interessi dinastici. Al pacifismo, però, l'età del romanticismo e della restaurazione oppone una giustificazione finalistico-provvidenzialistica della guerra nella storia che si trova nei suoi antecedenti più remoti e più immediati della riflessione della memoria che nella guerra ha talvolta promosso lo sviluppo morale dell'umanità realizzando un valore estetico universale che afferma la libertà dei singoli e delle nazioni e favorisce l'avvicendarsi dei diversi spiriti del popolo nell'espressione più giusta dello Spirito del mondo. Comunque, si deve esprimere anche il giudizio di Dio nell'assimilare gli eventi bellici come atti sociali che mettono in evidenza la fragile e vulnerabile natura umana. Mentre, dunque, Eligio perseguiva il proprio ideale, nel mondo si ripeteva la giustificazione del tentativo di raggiungere uno stadio positivo con il passaggio della società coinvolta ad altri tipi di organizzazione industriale, in quanto il potere militare è spesso stato connesso con i rapporti di diversificazione produttiva e di classe propri del sistema capitalistico, che scompariranno con la realizzazione universale della società comunista senza distinzione di classi sociali. Ma, per giungere fino al completo sviluppo sociale, evolutivo o storico, la guerra rimane un fenomeno naturale inevitabile essendo inerente alle leggi che presiedono allo sviluppo stesso. Ecco perché Eligio rimaneva senza volto come i tanti del popolo, a cui non si guarda mai in faccia, ma si ci si riferisce al concetto di resilienza di chi l'ha dura la vince come principio di salute per popoli infiacchiti, mito permanente delle masse, meccanismo di selezione collettiva e fondamento di ogni struttura sociale ed istituzionale. Eligio questo voleva che si imparasse con il suo dominio belligerante.
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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