SEDICENTE DIARIO - "Buongiorno, caro diario di Caruson, oggi inizio a creare una formula di sessuazione riguardante il primato del fallo dove si affermava, in passato che tutti gli uomini, sono sotto la castrazione tranne la figura del Padre e quella del Tabù che spesso viene inculcato sebbene non sia mai veramente esistito, ma che per una specie di logica morale-religiosa ci obbliga a formulare questa eccezione, la quale possa conferire un quadro "normale" a tutti gli uomini. Parlare di godimento, non significa provare godimento anche se poi il godimento a livello narcisistico può essere recuperato in un certo qual modo con un plusgodere che va di pari passo con il linguaggio della seduzione. Al giorno d'oggi si deve capire che anche se c'è una eccezione, comunque questa conferma ugualmente la regola per cui poco importa l'identità di genere o se anatomicamente ci si ritrovi fra i maschi o le femmine, perché comunque ognuno di noi non può fare parte di un insieme in quanto apparteniamo ciascuno ad un eccezione. Questa eccezione che sfugge al controllo razionale ed è istintiva, si iscrive nella parte della femminilità, almeno parzialmente al dominio del fallo e del suo correlato che rappresenta la potenza di esso nonostante non sia tutto sotto il fallo. La logica del fallo, a cui ciascuno è sottomesso è una logica della legge di castrazione. Tuttavia, bisogna distinguere le proposizioni a oggetto universale e quelle a soggetto individuale tra cui tra le proposizioni universale ve ne sono alcune di indefinite come quelle di alcuni uomini che si potrebbero trovare con un impotenza funzionale fallica, una disfunzione erettile oppure con un K prostatico. In questi casi ho sentito dire dal dottor Pession e da Gianluca Sannazzari che esiste un Labeling Index che si baserebbe sulla misurazione della timidina triziata metabolizzata dalle cellule, e che questo sarebbe un valido studio a livello statistico e stocastico di metodo di monitoraggio che potrebbe diventare valido nonostante rischi aspecifici specie nei rapporti sugli effetti collaterali di radioterapia che generalmente consistono in processi infiammatori acuti, associati a danneggiamento degli epiteli, tessuti "labili" secondo la classificazione di Bizzoz-zero e caratterizzati da rapporto alfa/beta alto. In particolare modo ho letto una tabella nella quale si indicava che in effetti collaterali modesti ed in probabilità alta che siano concomitanti e/o fugaci il tempo di comparsa è relativamente breve, ma in sequele a lungo termine si potrebbero avere danni permanenti e complicanze rilevanti nonostante la probabilità di recidive è precoce/tardiva. In effetti l'esperienza delle Molinette di Torino ha dimostrato che per dosi limitate di radiazioni, come avviene nelle regioni limitrofe al volume bersaglio, sembra esistano prove dirette di carcinogenesi radioindotta per dosi superiori a 0,1 Gy. Altre volte la localizzazione del 2° tumore è assai distante dal volume irradiato, ma questo purtroppo non può escludere un rapporto di concausa-effetto specie nel meccanismo di depressione immunitaria. A complicare ulteriormente il problema, c'è l'interferenza riguardo al periodo di latenza tra irradiazione e comparsa del tumore radioindotto, generalmente stimato addirittura in 30 anni per i tumori solidi. Per questo ritengo che la ricerca debba andare avanti e debba inarrestabile allo scopo di avere una qualità di vita tollerabile nonostante la feroce malattia cancerogena." 

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