All'Istituto Alberto Marvelli, LA PORTA DEL DESIDERIO - Quando riflettiamo sul nostro odio e sul nostro desiderio, vediamo che per la più parte essi sono generati da una concezione di sé di sentirsi come esseri molto solidi, causa di una forte distinzione tra sé stessi e gli altri e, di conseguenza, di un attaccamento talvolta morboso ed ossessivo alle proprie ragioni. Esiste in effetti un Io valido, postulato per convenzione sociale - un sé che è in pratica l'autore delle nostre azioni, l'accumulatore di sentimenti ed emozioni, che si rivela nella nostra persona e che subisce il dolore e ciò che ne consegue in quanto frutto delle cattive azioni. Tuttavia, se esaminiamo attentamente il processo di comprensione della mente, quando l'Io arriva a diventare una fonte di guai, scopriamo di poter concepire un Io autocostituente che è esagerazione di quanto esiste veramente ed effettivamente nella realtà dei fatti. Ed ecco che si presenta l'Io che non vuole essere dipendente dagli aggregati di mente e corpo, ma ne vuole restare separato per poter investigare meglio sul proprio ruolo in modo da diventare sempre più chiaro ed evidente. 1° IO "Sono colui che vuole comandare - ci dice - e subito il corpo deve obbedirmi in quanto il mio spirito ha una volontà forte, ma tuttavia non è in grado di comprendersi in quanto ha un ego supposto che si manifesta mostrando in sé la contraddizione dell'uguaglianza con sé stesso e quindi probabilmente non potrebbe neppure fare parte di un insieme omogeneo ed unito". In tale caso l'Io fa fatica ad essere concreto ed indipendente, tanto che è difficilissimo individuarlo perché si lascia condizionare dalla combinazione di certe circostanze e quindi in pratica si annulla da se stesso. Comunque esso si presenta alla nostra mente come qualcosa di concretamente evidenziabile come il fatto di non riuscire a garantire con costanza e resilienza un futuro famigliare o una cooperazione sociale. Si genera così un profondo conflitto tra la concretezza apparente dell'Io fatta di giusta gestione economica ed il fatto che l'Io non può essere trovato tramite analisi e ciò dimostra pienamente che esiste una discrepanza tra il suo aspetto esteriore ed il modo in cui esiste veramente nel mondo. A cosa serve, quindi dimostrare che sei in grado di potertela cavare se poi ti ritrovi invischiato in una tipologia di gestione fallimentare? Se tu compri la bici a 500 euro, ma dopo poco ti accorgi che era una soluzione di risparmio inappropriata, in quanto pensavi di poter risparmiare i costi della benzina e di manutenzione di una scooter, ma poi ti rendi conto che devi cercare di rivendere la bici perdendoci sul valore di spesa effettuata per poi dovere comprare un altra bici al valore doppio del suo prezzo di valore di base? Non conviene piuttosto spendere fin dall'inizio il doppio per poi ritrovarsi con una cosa più durevole nel tempo? In questa piccola esperienza siamo in grado come attuari insieme alla professoressa Tafaro Tiziana di identificare le priorità nei desideri per tipi o livelli che rendono importante la modulazione di concetto di appartenenza e di comprensione. Al primo livello l'oggetto bici appare e viene riconosciuto come un possibile status simbol che apparentemente dimostra la capacità di gestire una situazione intricata nel dover mandare avanti una famiglia con un tenore di vita medio-soddisfacente a livello di comparazione sociale di cui l'enunciato è "La più parte delle persone oggi, anche con un reddito medio-basso può permettersi di comprarsi una bici del valore di 1000 euro, mettendo da parte 200 euro per 5 mesi e quindi cosa avrebbe mai fatto di così straordinario colui che ha pensato di dimostrare che è in grado di risparmiare comprandosi la bici? Analizziamo la contropartita che - a suo avviso - deve spendere 15 euro per un pieno di benzina per una settimana di andirivieni lavoro e casa e poi deve spendere altri 200 euro di assicurazione e 200 euro di bollo per cui secondo lui risparmierebbe 720 euro di benzina all'anno più 400 euro di assicurazione e bollo e cioè = 1.120 euro con cui (appunto) si può comprare benissimo una bici buona del valore di 1.000 euro risparmiando anche 120 euro e cioè 10 euro al mese che può mettere da parte per 24 mesi per un valore di 240 euro e cioè più della metà di assicurazione e bollo, rimanendogli altri 40 euro all'anno che mette da parte per 5 anni (cioè i 200 euro dell'assicurazione). In poche parole se risparmia 120 euro + 200 euro = 320 euro all'anno x 5 anni = 1.600 euro cioè supera il budget di 1.000 euro massimo di spesa annuale per soddisfazioni proprie di 600 euro (il triplo dell'assicurazione) che può reinvestire in una operazione esclusiva proposta ad Ursula Von Der Lien e Metzola  di capital export neutrality cioè in un criterio volto a definire le condizioni nelle quali la tassazione internazionale europea dei redditi di capitale che essendo neutrale NON interferisce con le scelte degli operatori economici perché i soggetti economici stessi NON vengono condizionati da motivi di carattere fiscale per la scelta del paese nel quale compiere i propri investimenti di carattere ecologico di investimenti incentivi bici. Dunque l'imposizione NON deve assolutamente modificare l'allocazione internazionale dei capitali che si avrebbe in assenza di tassazione. A questo punto quindi la bici ha una tassazione di appena il 12% di IVA proposto e quindi di 120 euro x 100 bici minime vendute = 12.000 di reddito per ottenere tramite pagamento in assegno immediato di 1.000 euro uno sconto di 120 euro e quindi pagare 880 euro e perciò sborsare 380 euro in più rispetto ai 500 preventivati. Questa è la proposta. 

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