LIBERAZIONE MISSIONARIA - Parto senza aspettative, con il desiderio di fare esperienze nei racconti della storia che ha portato alla liberazione dell'Italia dal fascismo. Ai primi di aprile del 1945 gli alleati anglo-americani sfondarono la linea gotica e irruppero nella pianura padana; il 21 aprile entrarono a Bologna ed il 23 raggiungevano il Po; il 24 aprile l'insurrezione scoppiava a Genova ed il 25 si estendeva a tutta l'Italia settentrionale; poi gli alleati entravano a Milano già liberata dai partigiani il 29. Nello stesso giorno capitolarono le forze tedesche in Italia. I miei nonni mi avevano parlato di cosa significasse la guerra e di vivere continuamente nel terrore dei bombardamenti come succede agli sfollati di Gaza City dove le storie sono quelle di missili che possono colpire le case senza fare alcuna distinzione e possono portare a perdite anche di famigliari. Quando ci si sveglia ci si accorge che si sta vivendo un vero e proprio incubo continuo che non sembra mai finire. La guerra non lascia solo cicatrici sui corpi, ma anche nelle menti. Con il cessate il fuoco ci si è ritrovati a Gaza con centinaia di migliaia di sfollati che hanno tentato di tornare alle loro case che nel frattempo sono state distrutte. Si sono cercati di attivare unità mobili che operano nei campi rifugiati, ma purtroppo il processo di pace pare ancora lontano e la violenza viene ancora usata come mezzo di repressione. Non va meglio in Ucraina dove si vivono furiosi combattimenti e molti abitanti si sono dovuti spostare in zone più sicure. Anche in Cisgiordania la situazione sta peggiorando e gli attacchi delle forze armate e dei coloni stanno causando molte vittime e feriti tra la popolazione civile. Muoversi è diventato quasi impossibile per la tensione altissima. Inoltre il conflitto israelo-palestinese ha travolto anche il Libano, un Paese già molto provato da una profonda crisi economica e sociale. Quando si vivono queste esperienze al limite dell'umanità poi ci si trova in difficoltà ad esprimere la complessità che si sperimenta e si incontra durante il percorso. Queste cose vanno portate sulla pelle e nel cuore. Per questo motivo la maestra Paola aveva deciso di affidare ai suoi alunni di 4° elementare il tema "Che chiesa vorreste trovare con il prossimo pontefice?" e venne colpita da alcuni temi in particolare come quello di Giulia che scriveva "Io vorrei tanto trovarmi a vivere una chiesa missionaria, che esce fuori dalle 4 mura dei tempi per andare incontro all'altro, povero, straniero che sia, da considerare non come colui o colei che aiutiamo, dall'alto del nostro progresso e con la convinzione di essere migliori, ma di trovarci di fronte colui o colei, che come fratello di Cristo è degno di essere incontrato come una persona anche se vive ai margini della società, è sudicio e indigente. Entrare nel cuore dell'altro, significa avere degli scambi che arricchiscono reciprocamente in una attenzione fiduciosa, che può mettere in discussione la nostra visione della vita. La missione della chiesa dovrebbe eguagliare tutti anche nelle famiglie dove abitiamo e nei luoghi dove lavoriamo o andiamo a scuola, nelle nostre comunità e nella vita quotidiana. La missione significa accoglienza ovunque, significa gentilezza, generosità, solidarietà, tolleranza. La missione riguarda prima di tutto l'anima, che non dipende da un luogo, ma dipende dall'avere Dio nei nostri cuori e dal sentirci chiamati a diventare suoi figli. Vorrei chiedere al nuovo pontefice di aprire la porta del giubileo verso l'esterno e non verso l'interno del tempio, perché ognuno di noi è il tempio dove risiede l'Amore di Cristo anche se è un tempio crollato, sofferente. Vorrei chiedere al nuovo pontefice che la chiesa non sia troppo esigente e che abbracci soprattutto i più piccoli, fragili, gli ultimi ed i poveri mettendosi al loro servizio, nonostante gli ostacoli, le debolezze che può incontrare. Spesso il nostro mondo loda ciò che ritiene perfetto, ciò che è rapido, efficiente, ottimo, eccelso lasciando da parte chi viene ritenuto uno scarto umano e chi non si allinea a certi canoni. Vorrei che il nuovo pontefice potesse incoraggiare chi è debole, malato a vincere il mondo con la speranza della dignità umana e di fare in modo che nessuno venga isolato o rimanga chiuso non condividendo nulla per la paura del pregiudizio. Noi abbiamo bisogno dello Spirito consolatore che si svela nella semplicità di un sorriso, lo stesso che ha sempre avuto papa Francesco e che ciò sia la vera sfida nonostante la strada per la pace sia lenta ed accidentata. Spero che il nuovo pontefice mi ascolti"
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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