DEBOLI MENTI - "Sono schietta - pensava Ilaria - credo sia importante esprimersi in maniera diretta perché bisogna confidare sempre nel fatto che ciò che pensiamo e sentiamo si rivelerà comunque accettabile per chi ci circonda" Invece Mario (il suo compagno) non accettava che lei uscisse con le amiche, vestita carina e con il rossetto sulle labbra perché i suoi sentimenti e le sue opinioni potevano essere troppo d'impatto, una volta espressi e di questo lui era tremendamente geloso. Non poteva Ilaria dare così per scontato che tutto ciò che diceva onestamente potesse andare bene ed essere invece spietato, ripugnante, crudele o inutile. In questo senso le sue parole schiette ancora risuonavano nell'aria senza pentimento alcuno e Ilaria davvero non si era mai preoccupata che ciò che le passava per la testa fosse pericoloso perché imbarazzante, inopportuno, e negativo per Mario. Se faceva capire che quel mazzo di fiori aveva un profumo forte perché era allergica all'odore delle gerbere; se aveva una strana faccia di fronte alla pietanza di pesce non si preoccupava per nulla perché era come disinibita e la sua fiducia nella purezza essenziale intaccava le fondamenta logiche dell'autocensura. Infondo, la convinzione di fondo delle persone schiette è che gli altri abbiano una personalità per lo più molto solida.  Per questo Ilaria sia quando pensava che quando parlava non si tratteneva nella prudenza di evitare i rischi dell'insicurezza o dell'odio verso se stessi. "Non ci sarà bisogno che spieghi a mia suocera - continuava Ilaria - che la cena sia stata ottima e che lei sia stata una brava padrona di casa è stato chiaro a tutti, a partire proprio da lei che ha passato una giornata intera a prepararla. Quando incontro un collega non importa che lo inondi di complimenti per il suo lavoro; lo sa già. E lo stagista ha sicuramente capito che sta lavorando bene, senza che sia necessario spiegarglielo." Ilaria dava per scontato che l'ego altrui fosse già sufficientemente grande e forte. Invece non era così ed è per questo che è finita dentro quella valigia buttata dentro ad un burrone: qualcuno si voleva vendicare facendole provare quella sensazione di sentirci sgraditi, trascurati, degli scarti, nonostante il consenso ed i riconoscimenti. Così, Ilaria è stata abbandonata e dimenticata dentro a quel dirupo perché mai avrebbe immaginato quanto alcuni atteggiamenti potessero nuocere. "Spesso le persone - pensava Marina - paiono gentili, ma io sono diffidente a questo tipo di entusiasmo che può nascondere una riluttanza nel compiere gesti più piccoli, che vengono visti dalla gente come una specie di distrazione dalle cause più importanti" Marina parlava così perché si era inizialmente lasciata ingannare dall'apparenza di Fausto, un uomo galante che poi era diventato il suo stolcker in quanto aveva, a suo dire,  una alta considerazione della propria capacità di giudizio  e perciò era secondo lui perfettamente in grado di stabilire chi fosse nel giusto e chi sbagliava e questo gli dava l'autorizzazione a scatenare la propria rabbia verso quelle che lui percepiva (nell'immediato) come idiozie assolute, o espressioni irritanti e provocatorie che esprimono il proprio disaccordo con molta enfasi. Marina per questo venne quasi fatta tacere da un coltello a serramanico che Fausto nascondeva infilato nel calzino della gamba destra e che teneva pronto all'uso contro qualsiasi eventuale attacco di qualche ipotetico nemico. "Nessuna donna - rispondeva la psicologa Sonia ad un intervista sul perché le vittime di feroci omicidi non fossero riuscite a difendersi da quei balordi mostri - ha mai imparato l'arte della diplomazia per affrontare le loro relazioni. Infondo, non si sentivano minacciate dai vari divieti, punizioni e vessazioni che i partner propinavano loro e non si sono dunque mai accorte che questi uomini potevano essere suscettibili nel loro orgoglio personale o che fossero facilmente irritabili; se si fossero incontrati dopo l'ennesima litigata si sarebbe scatenato il delirio perché i maschi alfa vogliono sempre avere ragione." "Quando Fabio - scriveva nel suo diario Antonella - sbatteva i pugni sul tavolo per fare valere i propri pensieri e mi faceva un'accusa feroce come quella di non darmi abbastanza da fare per lui, io pensavo che lo facesse perché era nervoso e che vivesse una depressione passeggera dopo la morte della mamma. Capivo che talvolta i cambiamenti radicali di prospettiva dopo fatti del genere sono abbastanza normali e che di solito indicano uno stato di esaurimento nervoso e perciò pensavo che non fosse il caso di ingigantire o rendere ancora più grave una situazione già provata mostrandomi dura, e così cercavo di essere comprensiva dicendomi che era preoccupato, spaventato, e disorientato. Per questo rimanevo e mi lasciavo convincere che le cose potessero cambiare da un giorno ad un altro, ma non era mai così". "Non esiste un modo - rispondeva la psicologa Sonia alla domanda della giornalista di come si fa a neutralizzare la ferocia di questi individui - perché loro non ti stanno nemmeno ad ascoltare e sentono solo il loro ego narcisista a cui non piace affatto sentirsi fallito, solo, abbandonato, triste e sconfitto e perciò per loro questo è l'inizio della fine". "E' vero - affermò la collega di Sonia, Cristina - quando alcuni individui maschi vengono a sapere di un fallimento si rassicurano perché non tocca solo loro e quindi non si trovano ad affrontare una situazione umiliante perché è fin troppo facile essere convinti di essere stati gli unici ad essere colpiti in una misura così ampia da problemi che paiono insoluti e di cui non vediamo alcuna traccia in chi ci sta accanto. Cerchiamo sempre di essere perfetti, ma paradossalmente è il fallimento a colpirci perché la gente ha bisogno di ravvisare esternamente ciò che la riguarda e che l'opprime e la schiaccia. Ovviamente, rivelare pubblicamente alcune di queste ferite può metterci in una posizione pericolosa perché gli altri potrebbero riderne e potrebbe essere una ghiotta occasione per qualcuno di emergere sulla nostra pelle e svoltare al successo e questo non ci va proprio": 

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