CIAO FRANCESCO - Volevo salutarti, amico mio Francesco ed esprimerti la mia gratitudine sperando di trovare con la tua voce quella sublimità di quell'altissima povertà che tu volevi tanto donarci come parte di tua eredità. Vorrei tanto avere questa condizione di intelligenza che si offre nuda alla conoscenza: spoglia di ogni supponenza, libera di ogni possesso, disinteressata; una intelligenza mendicante, itinerante, che non faccia elemosina di vanagloria e che accolga il dono della conoscenza aperta e condivisa. Arte, infondo, è fare l'impossibile, come lo sono le azioni vere, dalla cui esecuzione si ritrova l'incontro e l'ascolto di genti e civiltà. Vorrei osservare il passato con gratitudine e preparare il futuro della pace e del dialogo del valore tolto dalla guerra armata di falsi ed ipocriti sentimenti.   Francesco - "Amica mia, la conoscenza non elude mai la terra, anzi la perfora nella dedizione e nella verità, condotta oltre ogni confine. Segui il passo del pellegrino di qualsiasi posto che non sia nelle tenebre, ma stia nell'armonia ed anche se il cammino pare arduo e faticoso tu sii viandante per il piglio di audace intelligenza che sa comporre nella varietà in modo che ciò che doni sia di tanti che in vario modo possano concorrere con idee ed energie alla sua continuità. Anche oggi c'è bisogno di rinnovamento per un altro tempo evangelico, perciò vorrei lasciarti il mio programma ideologico che più che altro è una esperienza concreta che significa sensibilità di cuore. Si tratta di un misto di sensazioni, profumi e visioni che ti possono servire per andare più avanti nella via che porta all'uso integrale dell'amore ai fini di un senso di felicità interiore. Chiudi gli occhi e fidati di me, ti farò sognare ciò che è buono e giusto che così tu lo possa raccontare" Io mi sono fidata di questa tua maniera tenera e costante e distesa di sentirmi come inaccessibile ad ogni influsso per lasciarmi forgiare al tuo sogno in modo che divenga anche il mio. "Ti devo fare capire - continuavi - che la Parola di Dio è una chiamata ed ecco perché ti metto davanti agli occhi le parole oziose e vane di cui la prima è IO che deve essere piuttosto inteso a livello operativo nel senso di impegno personale. La conversione si ravvisa quando l'IO sa diventare un NOI che significa collaborazione e coinvolgimento allo sforzo di promuovere rapporti fra le persone basati anzitutto sulla giustizia investendo tutti gli aspetti della personalità e dell'esistenza. Ti svelerò un piccolo segreto: per me la salvezza non si raggiunge attraverso il rito dell'elemosina, ma piuttosto attraverso un rapporto di famigliarità con Dio e con i fratelli che sfocia in un comportamento teso a guadagnare il mondo in Cristo. In questa prospettiva, la povertà non riguarda un concetto negativo di indigenza o carestia, ma riguarda saper riconoscere Dio come colui dal quale viene ogni bene; parimenti accettare di dipendere dagli altri per la propria sopravvivenza instaura sempre un nuovo legame fra le persone, troppo spesso dimentiche di essere figlie dello stesso Padre. L'unica proprietà che devi volere è quella di Cristo e questa è la migliore funzione sociale per eccellenza. Il mondo non è altro che l'orizzonte sul quale si deve dispiegare la carità di Cristo, attestando una vita conforme alle esigenze evangeliche che sia possibile ed alla portata di tutti." Certo comprendo l'importanza di questo messaggio, ma mi domando come faccio a realizzarlo e ricevo una risposta interessante "Basta avere l'autentica forma mentale di Cristo!" E questo tanto vorrei poter raccontare caro Francesco. 

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