INERME - Fédor già ti vedo sorvegliato da quel padre stravagante e dispotico, crescere in un ambiente decaduto, devoto ed autoritario ed essere costretto, dopo la tragica morte di tua madre, da tempo malata ad essere iscritto alla scuola del genio militare di Pietroburgo, istituto che frequenti controvoglia, essendo i tuoi interessi già risolutamente indirizzati verso la letteratura. D'altronde dopo esserti faticosamente diplomato, hai rinunciato volentieri alla carriera che il titolo ti avrebbe aperto e, lottando con l'indigenza ed i disagi di una salute alquanto cagionevole cominciasti a scrivere al tuo amico Michalovic. "Caro Michailovic qui si combatte continuamente per non rimanere povera gente e per avere un minimo di pietosa attenzione per la sofferenza dell'uomo socialmente degradato, trascurato, invisibile ed incompreso nella sua generosa ed ingenua bontà. D'altronde molti imbracciano i fucili e combattono con i carri armati non tanto per la libertà e l'indipendenza, ma per non rimanere invisibili ed avere la possibilità di morire come eroi con una medaglia al valore per cui un giorno verranno ricordati e celebrati nelle loro gesta che rimarranno negli annali della storia. Ti ricordi, amico mio quando ci sedevamo sul divano del salotto buono di Hoffman a discutere del personaggio che volevo descrivere nel mio romanzo dove si delineava uno sdoppiamento psichico per il quale il protagonista viene progressivamente travolto nei suoi incubi di un altro se stesso? Tu mi dicesti, ma perché vuoi scrivere di cose allucinanti? Ed io ti risposi che quando combatti non sai più da che parte sta la ragione e diventi un folle che passa tutte le notti praticamente in bianco nella tensione continua che il nemico ti potrà attaccare da un momento all'altro e tu soccomberai e finirai in una fossa comune dentro un sacco senza nome come un qualsiasi ignoto che è vissuto sulla terra, perché infondo sai siamo tutti degli ignoti che possono essere presi di mira da qualche governatore di turno che con il suo pugno duro ordisce una messinscena punitiva per farti capire chi comanda ed impressionarti, ma invece bisogna mantenere i nervi saldi e rimanere calmi anche di fronte al peggio della distruzione, dei pidocchi, delle cimici, delle mosche che ci fanno compagnia nei bunker, dei giacigli vicino alle latrine puzzolenti e del cibo razionato ed il freddo che congela anche i nasi. Ogni giorno è un fronte, in cui tu corri dei pericoli per andare a approvvigionarti d'acqua o di cibo, ogni giorno c'è un rischio da correre, ma tu devi imparare a stare all'erta e a convivere con gli sciacalli più furbi di te ed a volte a rimanere inerme ad aspettare che tutto passi anche solo per qualche ora e che tu possa muoverti a prendere una boccata d'aria. Ogni giorno vivi nel delirio di sentirti abbandonato e dimenticato dall'umanità che scompare ed in ogni momento cerchi di respirare, per ricordarti che sei ancora vivo e che ce l'hai fatta a superare il buio e la paura, la mancanza di dignità che ti sferra duri colpi in ogni parte dell'anima in macerie ormai distrutta. E' atroce vivere così, ma noi ormai ci siamo abituati e lo sappiamo che ogni periodo è durissimo per la gente comune come noi, ogni istante potrebbe essere l'ultimo e tu vivi oppresso dal panico e dalla sensazione di un giogo pesante che fai fatica a portare e che ti affligge a non finire. Quattro anni arruolato come soldato in cui ho imparato la severa disciplina di diffidare di tutti e di prendere le distanze da ciascuno, 4 lunghissimi e schifosi anni in cui non ho ben capito per cosa combattevo e in cui dovevo solo obbedire senza discutere ed essere sempre pronto ad andare in qualche fronte chissà dove. Dopo quando sono tornato era tutto in rovina e la mia casa non c'era più ed io mi sono rifugiato da una vedova con un figlio che poi ho sposato e poi invece di dare alla luce dei figli ho scritto dei romanzi perché dovevo raccontare come si vive con un anima macerata, frustrata ed eternamente delusa e tutti dovevano sapere che è questo il risultato di tutte le guerre che non hanno mai fine. Infondo, penso di avere fatto bene perché non avrei mai potuto accettare che un mio figlio vivesse le allucinazioni della guerra e che poi non si riconoscesse più diventando come uno zombie nevrotico e psicotico di una vita grottesca e senza senso alcuno. Lo vedi caro Michailovic io so fare solo questo, so usare solo la penna come arma per poter difendere la povera gente come me che non sa più dove andare e che non ha più niente e vive ai margini del mondo. Io posso fare solo questo per farmi ascoltare, anche se so che non varrà poi molto e che i miei scritti non riporteranno la pace, però almeno morirò dicendomi che ci ho provato e questo per me è già meglio di niente ti pare? Adesso ti saluto che qui è suonata la sirena del coprifuoco e tutto deve tacere e rimanere inerme". Fèdor già lo so che tu non ti sei fermato a questa sola lettera e che ne hai scritte delle altre ed è per questo che sono andata a ricercarle in una biblioteca in mezzo ai tuoi romanzi come se te le fossi dimenticate lì fra le tue pagine così ben dettagliate e difatti ho poi trovato anche altre lettere dal fronte ed una in particolare mi ha colpito perché diceva così "Caro Michailovic ci svegliamo sempre all'alba e ci beviamo quella brodaglia con la cicoria che assomiglia al caffè tanto per sorseggiare qualcosa di caldo e avere un poco di energia, ma qui siamo continuamente umiliati a dover indossare panni sporchi e mutande ormai lerce perché non abbiamo molta acqua e dobbiamo anche bere. Ho scritto ed inviato ad un giornalista la mia sofferta indagine sulle virtualità dell'anima tradite non tanto dalle armi, ma dai pensieri ed ideologie che hanno condotto ad usarle come solo mezzo di potere e di prevaricazione quando qui languiamo tutti senza sosta e a nessuno viene mai dato qualche premio per avere fatto il proprio dovere ed essersi sacrificato e reso umile al servizio per la patria intesa come maestra di vita e risolutrice di qualsiasi dubbio sul genere di vita che si debba desiderare al mondo se non diventare eroi e poi apparire nella storia della strategia di conquista. La guerra ti porta via anche gli affetti più cari e tu ti trasformi in un automa che non ha più voglia nemmeno di alzarsi dal letto e di mangiare, ma lo fai per mantenere la memoria di coloro che ti sono stati ingiustamente strappati e che tu non ti puoi nemmeno permettere di piangere perché ormai non hai più lacrime e ti sei sepolto con loro nel tuo silenzio che ti atterrisce come non mai. Sai ho deciso di fonare un periodico per fare in modo che la gente legga e non rimanga ignorante e che riesca a capire come muoversi, ma in effetti questo giornale non farà altro, già lo so che riportare al mondo storie di falsa ed ipocrita redenzione quando invece i potenti della terra se ne fregano di noi e non si tormentano per niente dei disastri che combinano con le loro mire di conquista che invece devono gonfiare il loro narcisismo e le loro casse. Io ora vivo continuamente inconscio come quelli che stanno al di là di un televisore a guardare freddi le immagini di guerra come se fossero di qualsiasi film e che non riescono a concepire più la salvezza e condannano questi abomini, ma poi rimangono inermi, inermi di fronte a tutto questo perché se no può finire male anche per loro. Infondo sai bisogna stare sempre dalla parte giusta e comprendere chi sarà il vincitore che potrà darti il pane e farti qualche spicciolo di regalo per poter campare seppure in maniera striminzita e illusoria. Io non posso scrivere la verità su ciò che sta accadendo perché non solo verrei censurato, ma poi verrei anche imprigionato e potrebbero anche torturarmi chiedendomi perché lo fai? Perché, perché? Lo faccio per me stesso, lo faccio per un orgoglio ferito lo faccio per vincere la follia dentro alla mia testa, lo faccio per superare il buio e la paura che si infittisce dentro al mio cuore e lo faccio perché si sappia come va a finire: in maniera tragica e disperata, in maniera povera. Questo ora sono io, un povero derelitto che si aggrappa disperatamente ad un soffio di vita di quelle ali di farfalla leggiadra che può ancora volare anche su esili fili d'erba e portare un messaggio di poesia fra i frastuoni della guerra."
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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