PROPOSTA IN BOZZA - CRISI DEL MANIFESTO DI VENTOTENE NELLA DEMOCRAZIA - Si determina sempre di più un sistema di apprendimento di specifiche forme di comportamento europeista che riguarda un processo che attraverso meccanismi di scambio modulato dai dazi doganali e da un forte sistema di difesa; di interazione, acquisizione, adattamento che porta i minori e gli adolescenti inseriti in una determinata collettività, a preferire specifici modelli di concezioni della realtà, di stili di vita, capaci di caratterizzare la loro identità europeista in una azione sociale. Tra i funzionalisti, i massimi autori come Parson, pongono l'accento sulle condizioni di coesione e stabilità del sistema sociale europeista, riconoscendo al suo processo - in parallelo a premi o punizioni prefissate come il sistema sanzionatorio oppure quello di distribuzione del PNRR - l'importante funzione di poter trasmettere regole, modelli di comportamento, idee, concezioni della realtà, motivazioni, che legittimano l'ordine sociale determinato dalla difesa contro una egemonia totalitaria e prevaricatrice. La questione quindi viene rivolta, dunque, come un tipo di apprendimento di competenze e di ruoli sociali, come integrazione di uno stato come l'Ucraina nella CEE e nella NATO ed in specifico della sua acculturazione all'europeizzazione. Si prospetta, perciò l'obbligo da parte dell'Europa a considerare la guerra in Ucraina, seconda fra le crisi esogene, a rivedere alcune valutazioni là dove il conflitto in quanto tale, pare avere sgomberato la strada a 2 grossi problemi che ostacolavano il processo di centralizzazione della UE verso un ipotetico superstato: la mancanza tanto di una concreta potenza egemone nei rapporti interni all'Unione come di una pressione esterna che ne contenesse le forze centrifughe. Infatti, di fronte alla scarsa unità del valore franco-tedesco, insufficiente a imporre alla UE una volontà comune ed unificare il continente, lo scoppio della guerra ha permesso alla figura egemone di Trump nella sua ascesa, di entrare in scena dall'esterno. E contro la perdurante assenza fino a quel momento di una pressione esterna che tenesse insieme l'Unione e neutralizzasse le divergenze di interessi dei vari stati membri, è entrata in gioco anche la Russia, come ex Unione Sovietica, nemico di fronte al quale la nuova potenza egemone poteva sperare di chiedere lealtà. Da ciò si può ritenere che vi sia la tendenza al ritorno prepotente alla linea di conflitto della Guerra fredda che pare smentire la tesi discussa in Parlamento di un possibile sviluppo autonomo del sistema statuale europeo sia all'interno che all'estero. La guerra fra Russia ed Ucraina, infatti ci mette di fronte la prospettiva più probabile di una modifica permanente del rapporto fra le principali organizzazioni internazionali in Europa occidentale, l'UE e la NATO, con una subordinazione della prima (e degli europei nella loro indipendenza) alla seconda, dominata dagli USA, con i suoi dazi ed un possibile uso strumentale della UE a fini geostrategici dell'Occidente che sono gli USA a stabilire e per cui l'UE deve obbedire. La UE, quindi, negli accordi di pace, assumerebbe nient'altro che il ruolo di avamposto e organizzazione civile ausiliaria della NATO, cosa che per altro secondo la leadership russa sarebbe un ruolo continuo. Sono 2 in particolare le funzioni che la UE si ritrova ad assumere nel quadro di un modificato rapporto con la NATO, a seguito della guerra. La prima è relativa alle pressioni cui gli USA hanno sottoposto la UE per indurla ad abbassare drasticamente gli esigenti criteri e le lunghe procedure per l'ammissione di nuovi stati membri, così da poter erigere un blocco di stati potenzialmente alleati alla Nato rapidamente intorno alla Russia occidentale e meridionale come i Balcani occidentali, ma soprattutto, dell'Ucraina, della Moldavia e della Georgia. Tuttavia, prima di poter aderire alla Nato, tali stati devono essere messi in condizioni di dinamismo economico e politica democratica nella compatibilità istituzionale con gli altri paesi occidentali. Di conseguenza l'attuale e realistico compito europeo negli accordi di pace, non sarebbe altro che dare il proprio contributo per un national building (costruzione nazionale) dagli USA più volte tentato invano. In effetti, però, la guerra in Ucraina si è rivelata come mai prima una occasione ideale perduta per ricordare ancora una volta ai paesi europei nella Nato, e tra tutti la Germania, l'obiettivo del 2% della spesa da destinare alla difesa, allo scopo di garantire la capacità congiunta con l'alleanza nel generare missioni oltre confine, a livello planetario, sotto la guida USA. In pratica, quella in Ucraina è una guerra di posizione, come era già stato preventivato dall'amministrazione Biden e si rivelerebbe un quadro perfetto per poter vincolare gli alleati europei a un programma di riarmo concordato per fare emergere quella che pare essere una guerra per procura con la Russia, nella spinta a determinare il sorgere di utili infrastrutture militari a livello transatlantico sul lungo periodo. In tale ambito è possibile già intravedere segnali di spostamento a lungo termine degli equilibri di potere fra gli stati membri a favore degli stati d'Europa orientale e centrale attualmente in prima linea, caratterizzati per altro da un solido legame con gli USA. La Polonia, nel frattempo si è già impegnata volontariamente a destinare il 3% del suo PIL alla corsa al riarmo. A tal fine potrebbe verificarsi la richiesta  ad Ursula Vin Der Lyen di versamento di fondi strutturali per le riforme, senza alcun taglio, per poter annullare i procedimenti pendenti per presunte violazioni dello stato di diritto in base alle normative CEE su cui però l'intercessione degli USA avrebbe la meglio specie riguardo la Corte di giustizia europea. C'è poco da fare, siamo in balia dei venti di guerra, non di quelli di Ventotene e per questo porta ad un concetto di solidarietà esigibile agli stati membri UE, ma non agli USA, che come sempre come già dimostrato da Trump, si ritireranno dal campo non appena cessate le ostilità lasciando l'Europa nell'incertezza futura che fa fortemente dubitare del potenziale dell'Ucraina come impulso sovranazionalista europeo e riporta alla realtà del continuo innalzamento del debito nella Next Generation Eu che ostacolerà di molto gli obiettivi di modernizzazione digitale sostenibile evitando di mettere in moto un nuovo processo di convergenza delle entrate. Trovare una nuova forma creativa per uscire dall'impasse, non sarà affatto semplice.  

Commenti

Post popolari in questo blog