COME GIUSEPPE - Ogni Giuseppe sa che niente al mondo è assolutamente garantito. Spesso, infatti la differenza fra un uomo di successo che ha raggiunto il suo sogno (come vogliono tutti i Giuseppe) ed un fallito non consiste nel fatto che uno ha una maggiore abilità o idee migliori, ma nel suo coraggio di scommettere sulle proprie convinzioni e di assumersi un ben calcolato rischio, e quindi di agire. Il coraggio di Giuseppe sta nell'accettare il cambiamento perché restare inerti e l'avere paura di agire rendono nervoso l'uomo che deve affrontare un problema, facendolo sentire in gabbia, braccato e ciò si manifesta con una quantità di sintomi psico-fisici. Infatti, ogni decisione presa può rivelarsi errata, ma ciò comunque non deve trattenerci dal proseguire verso la meta prefissata. Infatti, un passo nella direzione sbagliata è meglio che stare immobili. Giuseppe aveva l'impulso e il desiderio di rischiare per amore e non voleva giammai frustrare questo istinto rifiutandosi di vivere creativamente e di agire con coraggio. Comunque, in Giuseppe c'era un conflitto interiore fra 2 matemi: essere il soggetto S che sta al di sotto del grande phi del godimento fallico, oppure mirare all'Altro che non fosse un oggetto piccolo. In effetti non c'è un soggetto S senza un suo oggetto piccolo e dunque la sessualità maschile pare ridotta alla logica del fantasma per cui si può avere una degradazione della vita amorosa come quella che rischiava di avere Giuseppe nell'applicare le rigide leggi del ripudio di Maria rimasta gravida prima del matrimonio. Invece, poi Giuseppe incontra Jacques-Alain Miller, che comprende una sorta di ripartizione sessuale dove interviene il valore del feticcio che può avere l'oggetto piccolo. In pratica, dunque, Giuseppe voleva afferrare tramite il suo fantasma del sogno il suo stesso desiderio che era ridotto a qualche piccolo pezzo di corpo "prelevato" da una partner: seni, gambe, occhi, ma invece l'angelo lo sveglia e gli rende presente che questo suo atteggiamento è soltanto un inganno perché si tratta niente di meno che di oggetti asessuati feticizzati allo scopo di catturare il desiderio. Questo vorrebbe dire che Giuseppe fino a quel momento voleva godere dell'Altro sesso solo quando la donna gli avesse consentito di essere oggetto percepito e messo in valore al suo fantasma. Invece, ecco la novità suggerita dall'Angelo Zamparetti Marco che cioè Giuseppe potesse entrare senza limiti alcuni nel suo stesso fantasma in modo da non rendere mai la donna un semplice oggetto che si traduce in devastazione. Da qui nasce la sensazione maschile del fallimento di non portare a segno, come egli si prospetta il proprio desiderio ed ecco che l'Angelo gli fa capire che c'è anche un desiderio mistico, qualcosa che va al di là del fantasma pulsionale. Questo desiderio di unione con Dio e con il Principe assoluto riguarda varie vie di raccoglimento, meditazione e ascetismo. In prima istanza la pratica mistica si presenta come una concentrazione fisico-spirituale atta a liberare le più profonde energie dello spirito. Giuseppe, infondo, non fa altro che esprimere un profondo desiderio umano di esigenza di liberazione dal mondo e dal corpo che rimane comunque consapevole della sua tenebrosità condizionata dalla carne e del suo dominio tramite tappe di formulazione adeguata a esprimere efficacemente l'esperienza del divino nel suo progressivo disvelarsi che riguarda una serie di negazioni dei comandamenti (NON uccidere, NON commettere atti impuri, NON rubare, NON desiderare la roba d'altri, NON desiderare la donna o l'uomo d'altri, NON dire falsa testimonianza). La raffigurazione positiva di Giuseppe sta nel sapere meglio nel suo sistema emotivo a cosa dire di sì e a cosa dire di no e soprattutto come direzionare meglio i propri desideri e pulsioni per diventare il padre che accompagna, custodisce e protegge il puro amore che sa donarsi. 

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