ASPETTATIVA DI VITA - Dunque, Alessandro si era deciso a giocarsela fino in fondo, costi quel che costi. Ora, più che mai, infatti, aveva bisogno di consapevolezza e di nutrimento interiore per quel logorio della vita moderna e di quella mentalità tradizionalista che lo aveva deteriorato dentro. I piaceri dei sensi e quelli della mente sono belli da leggere, ma purtroppo la gente è come impazzita e sta diventando sempre più assuefatta da cose precotte, artificiali, superficiali ed edulcorate perché non sa come godersi veramente la vita. Per questo la gente cerca di leggersi il libro che lo truffi o lo lusinghi. A quel punto, però, Alessandro non accettava più di essere un autore di facciata, ma aveva deciso, appunto di essere se stesso in quel romanzo che era la sua storia, la storia di chi non voleva più rimanere austero e possedere solamente senza godere. Non poteva più fingere, e voleva poter raccontare la favola del principe azzurro gay, quella di quella stramba principessa che non avvertiva mai il pisello sotto al materasso. E chi mai avrebbe letto un simile romanzo? I giovani preferivano andare in un negozio a comprarsi l'ultimo i-phone, ma poi di quel cellulare usano solo alcune app e non si sentono mai colpevoli di avere strusciato soldi o di non poter godere dello sguardo di un amico e di una buona compagnia. Rimangono immersi dietro a quelle scemenze di tic.-tock che li portano lontani dai loro habitat naturali e li rendono come animali in gabbia che fumano delle canne, che fanno finta di studiare o di impegnarsi in qualche sport, ma poi, sotto, sotto non vogliono che essere come dei gatti sornioni che sanno fare le fusa per ottenere tutto ciò che vogliono a volontà. Eppure, quei giovani, si sentono persi, tremendamente persi, senza idee se non quelle che gli propinano attraverso la propaganda pubblicitaria, se non di conflitti di ogni genere in cui si ritrovano incastrati senza pietà contro lo sporco più sporco nella loro essenza. E si condannano continuamente alla costrizione di leggere la giusta favola del principe azzurro "normale" che non può mai essere diverso da certi canoni prefissati da non si sa chi. Alessandro avrebbe, quindi, potuto raccontare qualsiasi cosa dettagli da un amico piuttosto che un altro che tanto non aveva alcuna importanza se mangiava troppi dolci, perché qualsiasi cosa facesse il suo protagonista era destinato a perdere la sua libertà. Questo valeva anche per il lettore, che con il protagonista del romanzo si ritrovava a perdere la propria credibilità davanti ad un sacco di cose per le quali non era certo disposto a perdere la faccia e per cui non voleva certo dover ammettere che sciupava tempo e risorse insensatamente. E' come quando le persone sono indaffarate a progettare qualcosa per cui passano mesi e giorni a programmare e poi quando arriva il momento cruciale di poter realizzare ogni piano che si è pensato, ci si ritrova in ansia per il risultato finale in cui non si crede poi molto. Comunque, cerchiamo di arrabattarci raccontando di aver abitato in quella isoletta della Bretagna dove facevamo i bigliettai per i traghetti, oppure, mostriamo foto di viaggi come per fare vedere quello che abbiamo conquistato nel frattempo, mentre il nostro vero viaggio in realtà non l'abbiamo mai compiuto per davvero e siamo rimasti al palo a fuggire la verità su di noi. Nessuno ci ha messo in guardia da questo tipo di ascetismo assurdo di voler dimostrare chissà cosa al pubblico che ci ascolta. Tutto questo perché non si vuole avvertire il senso di vuoto, conoscere il baratro della mortificazione e quelli ancora peggio della solitudine, della frustrazione e dell'umiliazione. Di certo al lettore non interessava una persona comune, una persona come tante, ma nella originalità del personaggio comunque voleva ritrovare se stesso e poi poter dire la propria suggerendo all'autore "Ma no non dovrebbe dire così, non dovrebbe fare colà, non dovrebbe finire in questo modo e nemmeno dare al lettore altra ansia, perché il lettore non compra libri ansiogeni, al lettore piace il lieto fine del vissero felici e contenti". Ma questa volta Alessandro si era stancato di creare eroi falsi di quelli con un bel viso, perfetti, dal corpo scolpito, dal fascino accattivante, questa volta voleva scrivere di un ragazzo mingherlino, di un menestrello da 2 soldi che non aveva né arte e né parte e che non sapeva molto fare l'amore (anzi per niente). Questa volta Alessandro voleva scommettere sul più debole, gracile, vulnerabile e sul piagnucolone di turno. Sì questa volta l'autore voleva fare il bastian contrario ed uscire dai canoni della favola per assorbire i canoni del perdente, dello sconfitto, del pappa molle che sapeva solo conoscere la gentilezza e non il senso rude, che sapeva solo avere il cuore di miele e non di vespe. Questo era infondo il suo romanzo, il sogno nel cassetto, la svolta vera della sua vita. 

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