PROFILI - Ci sono in noi esigenze di natura e civiltà. Infatti, non possiamo essere semplicemente solo noi stessi, ma dobbiamo avere anche altri punti di riferimento. Vi deve pur essere quindi una via che non sia unicamente un compromesso razionale, ma anche uno stato o un processo del tutto corrispondenti all'essenza vitale, o, come dice un monito profetico una via diretta dove non errino gli stolti. Paolo era dunque propenso, nella sua ricerca analitica a dare ragione al 1° profilo del suo studio: quello poetico. Questo, tipo, si era imposto subito alla sua visuale con una certa prepotenza dicendogli "Guarda che io sono il pensatore numero 1, perché in fin dei conti vi sono non solo verità razionali, ma anche quelle folli per cui le cose umane che paiono impossibili, però, mediante il ricorso alle facoltà poetiche possono stimolare mutamenti interiori con i loro versi che smuovono emozionalmente sentimenti e commozioni che mai diversamente proveremmo. Ma, purtroppo, spesso esse non vengono affatto comprese, perché per noi le evoluzioni spirituali dell'umanità sono ancora un libro chiuso con sette sigilli." Paolo, anche se infondo ammetteva che il poeta poteva avere ragione, comunque sia, era propenso a riconoscere un valore particolare in quella presentazione perché quel profilo poteva essere uno strumento illusorio. Ciò che all'intelletto si manifestava ascoltando il poeta, già poteva averlo rilevato nella contraddizione esistente fra desiderio di essere ed esperienza reale. E quindi pareva alquanto vano pretendere adesso di trovare una soluzione all'inquietudine ed al dissidio fra questa contraddizione filosofica di tensione fra volere, piacere ed esperienza effettiva. E se una soluzione fosse eventualmente ancora pensabile ci si ritroverebbe in men che non si dica, pur sempre di fronte all'ostacolo ed al disagio, giacché non si tratta affatto di pensare o di scoprire una verità piuttosto che un altra, ma di trovare una via che la vita reale possa accogliere e benevolmente accettare. Tuttavia, in questo percorso non vi erano certo penurie di proposte e sagge dottrine. Ma se si trattasse solo di queste l'umanità avrebbe certamente avuto le più belle occasioni per potersi elevare sotto ogni aspetto desiderato dal poeta interiore che c'è in noi. Invece, si trattava di comprendere dei simboli, che vengono effigiati per nome e per conto di una causa che si ammanta della veste di un concetto che poi diviene filosofia condivisa al mondo. Il poeta, si deve accingere a percorrere, non a precorrere un monito critico come sostiene Antonio Spadaro con la sua proposizione di teologia rapida, quanto piuttosto a percepire  come una raffigurazione di quella strada e corrente che trascina, dopo essersi imbattuti negli ostacoli dell'esistenza a dover superare e andare oltre ai problemi della provvisorietà insolubile dell'esistenza, che in un primo momento non si riesce a digerire ed accettare come una perdita ed una mancanza dopo un lutto. In questo senso Schiller suggeriva di accingersi e prepararsi a percorrere un cammino anche secondo vedute trascendentali senza però per forza doverlo interpretare come una sorta di ragionamento di tipo critico-gnoseologico, quanto piuttosto come un simbolo di quella strada che l'essere umano finisce sempre col percorrere sapendo che per trovare e percorrere questa via egli si deve soffermare per qualche tempo sulla condizione degli opposti temporali rapido/lento, in corrispondenza dei quali la via percorsa fino ad allora si è biforcata. Il flusso della vita allora di Spadaro potrebbe ristagnare di fronte all'ostacolo ogniqualvolta si produce uno stimolo che lo potrebbe deviare nella libido in quanto anche gli opposti che prima parevano uniti nel loro costante fluire della vita si disgregano e finiscono prima o poi per ergersi l'uno contro l'altro come avversari bramosi di venire a singolar contesa. In una lotta protratta nel tempo, fino allo spasimo la cui durata ed il cui esito non è dato prevedere, gli opposti al fine finiscono con l'esaurirsi e l'energia che essi hanno perduto lungo il tragitto può formare quel terzo elemento "rapido" che vorrebbe essere il principio di una nuova via. In conformità a questa norma Schiller suggeriva una analisi approfondita dei contrasti posti in gioco in modo tale che se si urta contro un ostacolo, qualunque esso sia anche particolarmente duro, il contrasto fra la nostra intenzione e l'oggetto che vi si oppone diviene ben presto un conflitto interiore inaccettabile ed insopportabile nel suo tedio che può diventare una vera e propria tortura frustrante e talvolta umiliante. Infatti, mentre Spadaro tenta disperatamente lo sforzo di subordinare alla volontà divina l'oggetto che gli si oppone contro così come fanno i più, tutto l'essere si mette piano, piano in rapporto con esso in verità, in corrispondenza di una forte carica libidica che attrae rapidamente "rapendolo" e talvolta addirittura seducendolo totalmente, per così dire all'oggetto dell'amore fino al punto di farlo identificare in esso. Ne risulta una identificazione del tutto parziale di falso, ipocrita profilo di determinati elementi che vorrebbero essere affini alla particolare personalità che infine si lascia condizionare dall'oggetto fino al punto di lasciarsi irretire da lui. Questo non è amore, anzi l'amore rinnega questo. 

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