COME UNO ZOMBIE - Mentre mi accingo a scrivere ho davanti a me la scatola degli psicofarmaci che occhieggia e che sta lì a farmi presente che mi sono ridotta ormai come una derelitta. In me, ne sono certa si sta attuando ormai da tempo una sorta di decostruzione perché la voce interiore mi dice prepotentemente che non sono altro che una incarnazione del logos, che comporta la subordinazione a quella maschera dello zombie che sta fra significante e significato e quindi la mia concezione di scrittura di Procuratrice della Repubblica è entrata nel totale oblio. Nessuno ci fa più caso alla filosofia giuridica e tutto si incentra fra discussioni di personaggi a cui pare stata negata la loro importanza storica che non riesce più a documentare e restaurare in senso pieno il progetto di garanzia dei delinquenti alla giustizia. L'istanza decostruttiva non viene fatta valere che in maniera straordinaria contro la pretesa pregiudiziale anche di carattere strutturativo di individuare forme trascendentali sottratte alle determinazioni storiche: la costituzione di strutture, difatti, deve essere al tempo stesso una questione storico-speculativa alle strutture medesime. La tematizzazione, poi, approda ad una critica del testo che consiste nell'enfatizzazione della polisemia fino al suo punto di rottura e oltre, per arrivare infine alla dis-seminazione del senso verso il non senso. L'attenzione, non viene più portata al nesso tra la scrittura e la presenza di termini di deriva infinita dell'interpretazione, e così, indubbiamente anche la potenza suggestiva sembra riproporre nel suo stesso stile e movimento, un rinvio incessante del senso che, se analizzato porta ad una dislocazione operata da figure retoriche e di commento critico in quanto sciocca e avviluppata allegoria. Come autrice di sentenze, vedo nelle loro conseguenze una concezione di attività che si colloca all'interno di posizioni di rigoroso e tecnico testualismo che è oppressa dal pregiudizio della coscienza e dell'unità delle carriere nella Magistratura. Poco importa, il mio sguardo si è spento ed è diventato offuscato ed io sono rimasta vuota e senza stimoli per la riduzione del segno simbolico delle sentenze che sono divenute inefficaci per una sottospecie di fenomenologia binaria che pone in difficoltà i discorsi dell'accusatorio verso il difensivo. La mia produzione, quindi, è destinata a finire nel macero e a non essere nemmeno più considerata, poiché nessuno crede che la giustizia possa essere fatta se non verso i potenti, i ricchi, i corrotti ed i collusi simpatizzanti con la mafia. Ho deciso perciò di dimettermi oggi stesso in quanto portavoce della verità di una decadenza della Magistratura e del suo mal funzionamento dove ci sono intoccabili, immunità, mentre altri subiscono e piangono e poi si lasciano gioco forza impaurire dagli zombie che li faranno vivere nel loro mondo di banalità e di viltà.  

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