NOTTAMBULI - Lo speaker di una radio nella notte, fa aprire una finestrella con affacciato un onorevole che guardava fiducioso agli incontri per i futuri trattati di pace, convinto che la situazione internazionale non sarebbe tardata a riassestarsi. Dalla stessa finestrella, si affaccia poco dopo un personaggio inquieto per la questione del Medio-oriente che afferma che  nessuno sforzo va tralasciato per stabilire cordiali relazioni con l'Arabia Saudita in modo tale da ottenere almeno una tregua.  Tutto questo avviene mentre intorno si sono dichiarati scioperi, quando si vive di sole catastrofi ed i giornalisti, operatori cronisti si precipitano anche nella notte per dimostrarsi all'altezza, scavalcando fortunosamente ostacoli e piombando grintosi nel vivo della faccenda, interrogando vittime, testimoni, autorità senza troppo badare al tatto, alla discrezione e alla qualità del servizio giornalistico. Anche il montaggio e i suoni vengono riprodotti adeguatamente, seppure con qualche cauto taglietto qua e là, ed anche se ci saranno ridondanze e passaggi confusi, comunque basta che l'utente abbia l'impressione a caldo di avere visto e sentito più o meno quello che c'era da vedere e sentire, e di averlo percepito in diretta, mentre succedeva per modo tale che il giudizio generale sia che i giornalisti il loro mestiere lo sanno fare. Era l'epoca di Forlani, quando si venne a sapere che è caduta Costantinopoli e che lui guardava a questo fatto con notevole preoccupazione. Spadolini manifestava a tale riguardo un doloroso stupore per il crollo di una grande civiltà ed auspicava un intervento dell'ONU a favore della pace. Gli veniva dietro Pajetta a sottolineare l'estrema gravità del momento ed a stigmatizzare l'inerzia diplomatica del governo, mentre Lama esprimeva la piena solidarietà dei lavoratori italiani con la classe operaia bizantina. La cosa ha la vivacità burattinesca di una meccanica successione, ed oggi i tempi non sono cambiati di molto e si ha una ripetitività che è come quella dei presentatori pubblicitari di detersivi e deodoranti che a lungo andare però ingenera noia, disgusto, e infine una vera e propria intolleranza alle cattive notizie. Per questo, motivo, molto spesso gli approfondimenti giornalistici vengono proposti in seconda serata. L'utente si sa è sbrigativo e si mette a fare zapping specie quando vede sera dopo sera le stesse facce composte ed ingessate, nello stesso ordine, ripetere le stesse cose con lo stesso linguaggio, così da persuadersi che nessuno abbia mai visto le galere siriane, russe o iraniane e quindi si chiede sinceramente perché mai quei giornalisti infliggano delle generiche e prevedibili sentenze di condanna di cui saremmo capaci noi stessi. La sera dopo lo speaker torna a leggere più o meno le stesse notizie con poche variabili al tema, con una dozzina abbondante di dichiarazioni da parte di qualche opposizione di turno, ma non si tratta più di commenti alle guerre in corso o ai presunti trattati di pace, bensì di commenti ai commenti con ferme prese di posizione, dure repliche, secche smentite, severi richiami e doverose messe a punto che formano a poco a poco una ragnatela inestricabile ed incomprensibile, dove Gaza o Kiev si dissolvono tra allusioni, sfumature e ripicche di parte. L'utente si sente escluso e ignorato nel suo lavoro da semplice operaio, da impiegato, da imbianchino perché pare che mentre parlano non si rivolgano proprio a lui e lui (lo deve ammettere) usa le voci soporifere degli speaker per poter prendere sonno e riuscire ad addormentarsi anche se ciò accade sul divano in una patetica posizione di sacco vuoto. In realtà i poveretti non hanno colpa alcuna, ma è la struttura del Tg a fargli fare questa pietosa figura. I discorsi e le dichiarazioni varie, non possono essere riportate per intero e così non resta altro che un riassunto di pochi paragrafi di modello lapide per nottambuli di un ritratto del Paese che fa rimpiangere i bei film, le prose e un più ascoltabile lessico. Per i nottambuli non c'è tregua se non nei canali del sesso. 

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