STAGIONE GIOVANE - Quando ho deciso di fare outing non credevo che la mia storia avesse una così grande risonanza ed invece eccomi qui a raccontarla in un libro i cui proventi andranno in beneficienza secondo le indicazioni del Vescovo Nicolò che per primo ha accolto il mio appello, comprendendone l'importanza ed il valore socio-culturale ed umano. Sono partito dal fatto che volevo farmi sacerdote, ma ciò che mi avrebbe impedito di fare questa scelta era il fatto che io sono gay e quindi pure in me affioravano delle riserve sul discorso della mia vocazione che mi rendevano assai incerto. Così decisi ì, dopo averne parlato al mio direttore spirituale padre Alessandro di scrivere al Vescovo in persona per accettare suoi consigli. "Esimio Vescovo Nicolò - scrivevo con pathos - sono un ragazzo di 28 anni e desidererei con tutto il cuore poter diventare sacerdote, ma l'unico impedimento a tale percorso e cammino di vita è il fatto risaputo dai più nell'ambiente parrocchiale che frequento che io sia un gay dichiarato e che di ciò non abbia paura di questo, ma piuttosto che venga disattesa la filosofia cristiana che ai giovani, così come alla comunità tutta, può rendere importanti servigi. Essa offre conforto nelle avversità, una spiegazione nelle difficoltà intellettuali e una guida nelle perplessità morali. La filosofia cristiana, oggi nell'anno giubilare non può essere dura e aspra come gli stolti pensano, ma musicale come la lira di Apollo. Tuttavia, la gente ancora storce il naso di fronte alla diversità, e fa molta fatica ad adattarsi ed accogliere la discrezione del buon senso. Infatti, il valore emotivo del futuro giovanile è molto più importante del passato e anche del presente. Spesso, noi ci occupiamo di apparenze nel tempo e nella forma, e perciò rispetto al titolo del giubileo dedicato alla speranza pare difficile capire dove dobbiamo trovare consolazione se non consideriamo il tempo come assoluto, come un armonia che si può attuare nonostante il tempo e lo spazio per attuarla sia finito. I giovani caro Vescovo Nicolò, fanno fatica a confrontarsi con la dottrina di una realtà senza tempo ed eternamente buona  come quella cristiana così come asserisce più volte la Genesi dopo la creazione del mondo, là dove alla creazione dell'essere umano sottolinea che Dio "vide che era cosa molto buona". Tutta la nostra esperienza, però, è legata al tempo e allo spazio e diviene perciò impossibile anche solo immaginare l'eternità e che avremo l'esperienza della resurrezione e per questo nessuna dottrina di una realtà distinta dall'apparenza, ci può fare sperare ora come ora in qualcosa di meglio e più buono. In realtà cadiamo spesso in un dualismo senza speranza: da un lato c'è il mondo che ben conosciamo, con i suoi avvenimenti, il mondo in cui si muore e si soffre; dall'altro c'è un mondo che pare solamente immaginario, chiamato realtà cristiana, che con l'ampiezza e la vaghezza di questo discorso, dovrebbe compensare la mancanza di ogni altro segno della sua esistenza. Segni di questa esistenza in realtà non ne esistono e quindi pare che la salvezza sia solo una costruzione puramente ideale, tanto diversa dal mondo che conosciamo, dal mondo che noi non sperimentiamo mai nella banalità del quotidiano. E allora non so nemmeno io comprendere quale conforto si possa trarre per i nostri molti affanni da tutto questo, ma dentro di me so che posso fidarmi di Cristo ed affidare a Lui la mia vita nel sacerdozio se solo Dio lo vorrà e che ciò non dipende da un genere, da una razza o da una cultura religiosa o politica-sociale, ma dipende solo da ciascuno di noi nel suo avere fiducia e crederci con determinazione e fermezza. Perciò, sono qui a chiederle di permettermi di fare proprio questo lavoro di cui i giovani sentono la necessità in quanto qualunque cosa per loro sembri male (ed è triste prerogativa del male che il sembrare sia essere), comunque il male appaia, potrà per quanto sappiamo, continuare a tormentare i nostri discendenti fino alla violenza e allo spargimento di sangue. Il cristianesimo, però, ci insegna a rappresentare il mondo come eternamente regolato da una Provvidenza benefica e pertanto metafisicamente buona. Ma questa è stata spesso una illazione illegittima come quella di asserire di un tizio che ha preso a martellate la sua compagna che "era una brava persona" quando, invece, si potrebbe obiettare tranquillamente dopo che la povera malcapitata lo aveva già denunciato per stalking, che già di per sé la semplice dottrina astratta che la realtà è buona è qualcosa di vuoto da cui non si può trarre alcuna valida deduzione per il mondo dell'apparenza, per quel mondo cioè che racchiude ogni nostro interesse e perciò il mondo di tutti i giorni rimane come indifferente e poco influenzato dalla figura di Cristo e non riesce a sfondare quel muro rigido ed impostato di una mancanza di una esperienza migliore di quella che abbiamo e vediamo. Questo credo che manchi alla realtà giovanile ed anche a me."

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