CLAUSTROFOBIA - Dopo la recita delle lodi mattutine, la madre priora riprese la lettura del diario racconto di Fabiana "Dunque - diceva - un pensiero comune pervadeva i nostri genitori: l'avarizia che produceva molta invidia e competitività fra noi sorelle. L'avarizia, infatti, coinvolge un aspetto selvaggio dei sentimenti, la parte concupiscente, ed è peggiore, anzi molto peggiore di gola e lussuria. Nell'avarizia si diviene implacabili perché inganna in quanto interpreta ogni possesso in chiave di necessità per cui l'essere viene scambiato per l'avere qualcosa che sembra dare la certezza di avere più vita dopo il trapasso, nel lasciare in eredità qualcosa di materiale, più che qualcosa di spirituale. Per questo, io cominciai ad avvertire un odio interiore verso il possesso che rendeva i miei famigliari indifferenti e schiavi di molti bisogni irreali fatti di ansia di conquista. Mi ritrovai così s vivere uno stadio di totale alienazione, di estraniazione del mio spirito, che era diventato come un oggetto che non veniva mai superato dalla dialettica di divinità perfetta che prevedeva il rigore e la freddezza. In tale situazione, il mondo degli oggetti prodotti dall'uomo tende a costituirsi come mondo di mercificazione, che non ha più la sua ragione d'essere nel soddisfare i bisogni dei produttori, ma si sviluppa secondo leggi proprie; estranee al valore reale di scambio cioè la vita. Si perpetrava, dunque, per me un periodo di "eutanasia" costituito da una scala del senso di dignità di vita nel mio profondo malessere interiore, che non riusciva a controllare il dolore e la sofferenza del senso di abbandono, di trascuratezza, di disperazione e di continua criticità. Non avevo più voglia di vivere, perché mi sentivo un peso sociale, un intralcio per obiettivi della primogenita nella sua supremazia e mi pareva per questo di non avere molte alternative e perciò non potevo fare altro che accontentarmi di interventi palliativi che fra l'altro non erano per nulla complementari allo status quo delle cose e perciò ero divenuta melanconica. Non c'era nessuno che potesse mediare per me né nei contenuti e nemmeno nel contenente la mia personalità ed io mi sentivo sola e triste e senza prospettiva alcuna e perciò mi aggrappavo disperatamente alla fede. Mi sarebbe davvero servita una mediazione per l'oltrepassare una mentalità ostica che a me pareva in certi tratti crudele nell'umiliare, nel frustrare l'individualità. Ma nella mia famiglia, non potevo aspettarmi uno sviluppo ulteriore a quello di restare in un regime banale, distaccato e parco verso l'esistenza per cui ogni coppia concettuale, rivelava una negatività verso qualsiasi originale propensione ed una relatività pessimistica verso la determinazione creando così dipendenza dall'onorare l'autorità genitoriale, intendendo in tale termine l'osannare il suo atteggiamento scostante che riusciva a farsi scivolare via tutto senza coinvolgimenti o troppi stravolgimenti esistenziali. Ne sono certa avrei voluto la difesa di un buon mediatore come Cristo che stesse dalla parte dell'autenticità e della comprensione caritatevole, a così non fu"
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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