SEGRETI DI GHIACCIO - Anche quella notte, Julia non riusciva a dormire e come al solito avrebbe voluto tenere la Tv e la luce accesa e tutto ciò per tenere lontano gli attacchi di panico che sembravano sopraffarla, ma preferiva attaccarsi alla lettura, allo studio di qualcosa per tenere impegnata la propria mente, così, magari il suo cuore avrebbe battuto più piano e si sarebbe un poco calmato mentre avvertiva il ticchettio dei tasti della tastiera del suo computer mentre scriveva sul suo computer lasciando liberi di cavalcare l'onda i suoi pensieri in modo che non facessero troppo tremare di paura degl'ignoto il suo corpo. Sarebbe rimasta un attimo, lì a cercare di capire la relazione di Levy per indovinare come poter uscire da quell'imbarazzante stato di panico che si ritrovava a vivere. "Un attacco di panico - scriveva Levy - produce praticamente le stesse sensazioni che si hanno normalmente quando il corpo si prepara ad affrontare o a evitare un pericolo reale e si verifica come reazione spropositata ad oggetti, attività o situazioni in caso di disturbi fobici dovuti a flussi psicologici interni del pensiero di cui il più grave è quello di morire o di sentirsi minacciati da qualcuno o qualcosa. L'attenzione esasperata che taluni provano durante gli attacchi di panico favorisce un circolo vizioso di ansia. Il più grave problema che si riscontra a livello giovanile è dovuto alla fobia sociale quando cioè un soggetto si sente impacciato in ogni occasione, inadeguato, fuori posto. "Quando ero invitato a qualche festa da alcuni conoscenti analizzavo ogni dettaglio mentalmente specie riguardo agli eventuali contributi che avrei potuto portare ad una conversazione e mi rendevo conto che potevo solo parlare del meteo, del lavoro e poi avrei avuto un vuoto tremendo specie di fronte ad una ragazza che mi potesse piacere e che mi pareva carina. Quindi, lo sapevo già, io per la maggior parte del tempo, me ne sarei stato in un angolo come un pugile sconfitto, seduta in silenzio sentendo di non avere nulla di interessante da dire, oppure di avere solo argomentazioni noiose da riferire che mi avrebbero portato sicuramente ad una bocciatura sociale per cui poi nessuno mi avrebbe più invitata alle feste. Per esempio a chi vuoi mai che interessi se secondo più recenti ricerche il fenomeno dell'agglutinazione a livello delle piastrine va probabilmente attribuito allo ialomero, mentre i granuli (per liberazione di trombochinasi) favoriscono la liberazione di fibrina e quindi determinano specie in anemici anziani  come il Papa anche una loro grave retrazione che potrebbe portare alla lieve insufficienza renale?? Non interessa a nessuno nemmeno al suo personale infermiere Strappetti e nemmeno ad Alfieri se si recasse ad una festa perché entrambi vogliono avere una vita privata, fuori dai riflettori. E poi forse pure loro come me trovandosi in situazioni in cui debbono esporre i loro sentimenti ed emozioni che li coinvolgono ne hanno paura perché la caratteristica di questa fobia è la paura di diventare ansiosi di fronte ad altre persone specie se sono oggetto del loro desiderio di reciprocità di compiacimento. Alcuni come me possono soffrire anche di attacchi di panico vero e proprio e perciò evitano i posti affollati" (Jean). - Leggiamo un altra interessante esperienza dove molti di noi sicuramente si ritrovano "Da sempre, volare mi rendeva particolarmente nervosa. Ho sempre pensato che uno dei motivi fosse il fatto che mio padre aveva paura anche lui di volare. Finalmente, poi mi sono decisa a volare all'età di 60 anni ed era un volo diretto negli emirati arabi, ma è stato dirottato a Roma perché la torre di controllo ci ha avvertiti che c'era il pericolo di attacchi terroristici e così durante il volo siamo stati scortati da 2 caccia dell'Areonautica militare italiana e ciò rese l'esperienza ancora peggiore di quello che pensavo e perciò appena scesa ed avere toccato il suolo ero consapevole di quanto terribile era stato il volo e perciò avevo ormai deciso di arrendermi e di gettare la spugna che non avrei mai vinto la mia paura di volare, ma poi ho provato ad usare il metodo dei post-it suggerito nel libro di Levy che diceva di circondarsi prima di affrontare una situazione di cui avevamo paura di schede, cartoncini o post-it magari colorati contenenti frasi o citazioni di effetto che fossero rassicuranti e poi di imprimercele bene, bene nella mente. Ho provato, mettendoli ovunque: sullo specchio dell'armadio dove mi guardo, sulla scrivania, in auto, sul computer, nell'agenda, sulla porta e persino sul frigorifero e sulla spalliera del letto. E mi sono detta perché no? Certo sapevo che le mie convinzioni di stare male avevano bisogno di tempo per poter sradicarsi perché sarei stata scettica e mi sarei sentita stupida ed illusa a credere in quelle frasi. Questo non mi sorprendeva, ma poi rimasi sorpresa che cominciavo ad ascoltare quelle frasi come se fossero le mie e che se ci aggiungevo un cuoricino, un emoji o un particolare personale allora ne sarei stata più convinta in quanto erano personalizzate, appartenevano alla nuova Angy che poteva piacere di più anche al pubblico e che mi avrebbe fatto sentire più sicura di me in qualsiasi frangente" (Angy). Ma Julia in quel momento era malinconica e triste al punto che nemmeno un post-it colorato la avrebbe mai consolata o dato forza ed allora pensò che poteva servire pregare per calmarsi, chissà... Quella notte andava così ma come disse Rossella O'Hara nel film "Via col vento" "Domani è pur sempre un altro giorno e domani posso avere la possibilità di viverlo meglio di oggi!" 

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