LA TEOLOGIA DEL GIUBILEO - MORALE - La riconciliazione è il gesto impercettibile nel quale la natura colpevole si rinnova storicamente come creata: finché non è riconciliata, essa rimane in stato di caduta anche nel suo gesto più grande, quello del sacrificio. Si ricerca così un punto di proseguimento che garantisca alla persona di sottrarsi al destino mitico, tenendo presente il metodo dell'estetica ormai decaduta per puro godimento sensibile. Si parla di una costruzione di sfera estetica più attuale che ricomponga diversi elementi come un puzzle in cui la realtà emerga come apparenza di conciliazione. Se non abbiamo altro da dire che tutto il male è insopportabile, allora dobbiamo proprio andare in cerca di un mondo migliore. Perciò non obliamo nel sogno il mondo presente, ma cerchiamo di mutarlo partendo dalla forza di un'immagine di essenza. Si tratta di una interessante considerazione della dimensione estetica corporea di salvezza (partita dalla cieca coercizione a cui la natura è stata costretta nella razionalità o nella società) , di conciliazione e di speranza che non si realizzano nello stadio della vita religiosa, dove pare che sia il concetto puramente astratto a prendere il posto dell'immagine e dell'apparenza, mentre invece sarebbe molto meglio vedere l'immagine estetica come un insieme di immanenza nella sua intima sostanza e trascendenza del desiderio, soggetto e oggetto, natura e cultura. Il desiderio, dunque, non termina nelle immagini, ma continua a vivere in esse, così come da esse proviene. L'estetico, difatti, viene considerato ora in analogia dei poveri nei loro desideri perché nella povertà appare la garanzia di felicità, così come la solitudine ed il senso di abbandono invocano dialetticamente a sé conforto e redenzione nella forza dell'angoscia e della gioia che divengono in Cristo risorto una cosa sola. I poveri, i deboli, i reietti liquidati dallo strapotere dell'esistenza sono il sale della terra e la luce del cielo, perché dalla loro sconfitta riverbera il riflesso di un mondo migliore fatto di speranza solo per chi non ne ha più. Ma i poveri li abbiamo sempre con noi, mentre Cristo rappresenta una autoconoscenza dello Spirito che, scoprendosi momento della natura deve tornare a riconciliarsi con essa per una soggettività più autonoma. E' il tema del sacrificio e della repressione delle passioni naturali  a farci strada nel percorso teologico che diviene esso stesso pellegrino tra il piacere desiderabile anche se mortalmente rischioso per l'Io (lo caratterizza, infatti l'angoscia di perdere il sé), il sadismo invece è espressione di ostilità verso la natura vista come male che nasconde sempre la possibilità che le pulsioni represse divengano perversioni. Sotto, la storia scorre un moto sotterraneo in cui lo spirito del potere e del comando manipola con violenza corpi, riducendoli ad oggetti separati, a cose morte, a sostanze disperse. La natura viene trasfigurata dal corpo vivente in corpo fisico, in cadavere lacerato. La persona spesso si sottopone ad un trattamento spaventoso, perché consolidasse il sé, il carattere identico, pratico, virile dell'uomo. 

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