LA TEOLOGIA DEL GIUBILEO - ETICA (in collaborazione con Angelo Comastri, frate Gabriele Trivellin) - Se si vuole tentare una attenta analisi etica del processo di soggettività, non basterebbe analizzare la persona nella sua natura perché se è vero che ogni cosa è quello che è fin dalla sua nascita, la persona, invece per sua natura, è ciò che diventa, o meglio ciò che desidera e spera diventare perché la sua natura è eccentrica e quindi lo porta fuori di sé. Creato, secondo la tradizione biblica, dopo tutte le creature del cielo e della terra, egli però non è di casa presso nessuna di esse, pur portando dentro di sé, al confine dei 2 mondi (interiore ed esteriore), tutto lo splendore del Cielo e l'opacità della Terra, proprio per la sua libertà di portare a compimento la sua essenza. La persona si identifica, dunque, con il suo desiderio che è molto spesso nostalgia per il ritorno al senso di Patria auspicato dal Presidente della Repubblica Mattarella Sergio nei suoi auguri alla nazione per il nuovo anno e al desiderio di andare alla Casa del Padre nostro per una sapiente volontà dell'origine. Questa, però, si nasconde, dietro una apparenza che lo sospinge ad errare continuamente pellegrino in terra straniera e al valoroso dimenticarsi del momento presente. Ecco, quindi, che si delinea un approccio di categorie che agirebbero sulla pragmatizzazione della teologia: la memoria della passione, morte e resurrezione di Cristo, definita come la Speranza che apre la mente e lo spirito umani a trovare nuove energie; la narrazione della contemplazione della memoria dei misteri del Vangelo nel rosario come teologia ermeneutica ed argomentativa; la solidarietà come definizione mistico-politica in quanto diviene prassi a favore dell'individuo. In tale contesto l'origine diviene la meta stessa in una dimensione più dinamica di meta che evita la cieca sottomissione alla necessità della natura degli impulsi e ritrova il soggetto consapevole che non pretende di dominare la natura, ma intende emanciparsi da essa per creare una persona distinta nelle 3 nature del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Il Padre sarebbe il simbolo della produzione dell'Io, che nella persona si riconosce scisso e mutilato in sé stesso, ma che poi in una riflessione di secondo livello, attraverso l'incarnazione di un Dio fatto uomo, si apre all'immagine di una persona redenta e riconciliata con le sue parti costitutive per una dialettica di soggettività il cui sacrificio si è già compiuto in Cristo. In una successiva analisi, poi, la persona diviene Spirito Santo nei suoi doni che portano eccellenza, all'interno di un ruolo particolare per cui la terra promessa verso cui aneliamo non è altro che una identità libera dalla violenza e dal dominio, attraverso lo smascheramento della circolarità tra progresso e segregazione schiavizzante, tra razionalità e potere, per riuscire a chiarire le caratteristiche peculiari di tale meta. La ricerca allora si incentra su quale terra oggi ci tiene stranieri, per poi affrontare l'esodo della liberazione da schiavitù inibitorie. L'immagine, dunque piùDio problematica da affrontare per la persona è il sacrificio inteso come conditio sine qua non dell'individualità razionale, che pur nel suo sviluppo e progresso produce lacerazione, dolore e grida che sono anche bagliori di speranza. Si critica così la totalità astratta del dominio nelle filosofie idealiste che vogliono indirizzare l'individualità ed esprimere al meglio il suo convincimento che se il soggetto nega del tutto la propria natura procreativa spacciando il dominio come assoluto, ricade nella meschina, vile e mera natura della vergogna e non sa prendere consapevolezza ed espressione di poter diventare più che natura un compimento del Dio fatto uomo. La derisione di Gesù in croce è la derisione del sistema dell'esistenza contratta in un Io che viene mistificato come puro, separandosi dall'oggetto della sua natura procreativa attraverso le 3 sfere che determinano l'esistenza singola: quella estetica, quella etica e quella religiosa, per assurgere a libertà di scelta decisionale su come rappresentarsi. La soggettività, quindi, diviene giudicante del senso della realtà, sia che si conceda ad essa nella sua nudità e sia che si neghi per poi assorbire in entrambi i casi lo spirito di trascendenza dell'oggetto della propria immanenza nel grembo virgineo della madre di Cristo come madre dell'umanità per esorcizzare la naturalità mitica che inopinabilmente irrompe portando alla persona angoscia, dubbio, disperazione nell'idealismo di scambiare la soggettività che si crede assoluta con la realtà e le proiezioni personali con mere tendenze naturali. Non è causale, quindi che l'immagine della madre di Cristo che viene "ceduta" a Giovanni come madre putativa dell'umanità ai piedi della croce sia l'immagine di una cellula fondamentale di una trasformazione della dottrina cristiana della vera redenzione che passa attraverso chi sa stare ai piedi del supplizio del Cristo sofferente inteso come capro espiatorio in parallelo con l'azione di Abramo, che decidendo di immolare il suo unico figlio, va contro ogni legge morale, ed anche ogni vita umana che decide di sacrificarsi, in virtù della fede e contro le rozze passioni dell'immediatezza e persino contro il demonio della natura per la sua repressione critica di una interpretazione del comandamento "Ama il prossimo tuo come te stesso". Da qui nasce la topica "La repressione dell'istinto al quale non è lecito soddisfarsi è simile a quella dello spirito al quale non è lecito domandare". L'amore disinteressato, insomma si riversa in una vita di relazioni coi defunti che ci hanno preceduto per comprendere il perfetto amore che sta nell'amare pur non vedendo e pur non capendo che la morte appartiene al risveglio come inizio di una speranza della realtà della redenzione. Questo è ciò che stiamo ricercando.
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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