TUTTA COLPA DI CICERONE - Il professore di latino si stava leggendo un tema su Cicerone che diceva così:"Nei suoi scritti Cicerone sembra prendere una via intermedia fra atticismo ed asianesimo specie nei suoi trattati minori di carattere politico e filosofico. In un palinsesto vaticano egli discute la migliore forma di governo prendendo ad esempio la migliore storia romana del passato e propugna un sistema che combina in sé i vantaggi della monarchia e dell'oligarchia e della democrazia, che si realizzano nella costituzione repubblicana. Inoltre, espone, basandosi su fonti greche stoiche ed accademiche, le dottrine filosofiche delle maggiori scuole greche del tempo (stoica, epicurea, accademica) sui problemi metafisici e morali. In queste opere, codifica il linguaggio filosofico latino e più in generale la lingua latina stessa e la sua cultura. La sua prosa, risulta assai complessa sia a livello sintattico che ritmico in quanto scandita e limpida e comunque attenta alle sfumature di significato. Invece, di stile più vivace sono le sue Lettere che ci consentono di conoscere non solo la personalità dell'autore, ma anche la migliore conoscenza della vita privata a Roma in quel tempo. L'autore mostra nella sua poetica una notevole modernizzazione per l'esametro latino." Tutte queste cose il professore di latino le sapeva a menadito e quindi dava un 6 politico e stiracchiato perché riteneva che quel tema fosse poco originale e come una copia di qualche enciclopedia, mentre lui avrebbe voluto saperne di più riguardo ad esempio al pensiero stoico e sulle sue critiche sebbene poi per lui si trattava più che altro di compilazioni di riassunti che riportavano nient'altro che i termini ed i concetti del pensiero greco. Quindi, anche il professore di latino si lasciò intaccare, nel tempo a forza di insegnarlo e di ripeterlo a generazioni e generazioni di alunni dallo scetticismo di Cicerone nel trovare concetti etici che fossero universali sebbene non dimostrabili razionalmente. Anche il professore, infondo, lo doveva ammettere pure a se stesso era attratto dal De legibus che ammetteva l'esistenza di una legge naturale, con l'evidente ambizione (quale la sua) di trovare in essa una fondazione teorica di qualsiasi diritto umano, elaborato su base pragmatica dell'utile ma onesto, vale a dire con la virtù e col dovere di intendersi nel conciliare le elaborazioni concettuali del pensiero ideologico greco con la saggezza pratica romana. In antropologia Cicerone al professore protagonista di questa storia nell'ambito di una scuola morfologico-culturale e storica rientrava nella diffusione e della contiguità di un complesso integrato di elementi culturali in determinate aree che riguardava il problema dei parallelismi dei vari fatti culturali per cui si cercano soluzioni per l'unità dello spirito umano. Non c'erano molte concordanze in termini di assunto di valenza temporale specie oggi dove va di moda la cosiddetta cultura terziaria di cui Cicerone (a parte rappresentare ancora oggi una guida didascalica) è ormai fuori tempo specie riguardo al 2° grado culturale definito primario, dove si ha il superamento dell'economia distruttiva e la donna ha la sua importanza a livello lavorativo. Nel 3° grado, poi Cicerone a livello della cultura secondaria non costituisce più alcun appiglio per quanto riguarda le culture delle civiltà superiori a livello tecnologico e perciò fa parte di una cultura in declino e pressoché abbandonata. Così il protagonista decise, di punto in bianco di abbandonare Cicerone e di fare parte dei cinici della via randagia, indifferente ai bisogni e alla vigile fedeltà al rigore morale per un migliore e più genuino, magari, comportamento di libertà interiore e di anticorruzione e di contrarietà ad ogni eccesso teatrale. Infondo, era meglio diventare un cinico tanto che scrisse persino il trattato "Elogio al cinismo" che divenne il suo lasciapassare per lasciare l'insegnamento dove non trovava più alcuna motivazione e per dedicarsi interamente ed unicamente alla scrittura di libri di testo ed accademici che gli valsero anche il riconoscimento di qualche premio di cui andava orgoglioso e fiero. Con l'andare del tempo, d'altronde si finisce per perdere interesse a trasmettere qualche nozione agli studenti e non si ha più nemmeno il coraggio di osare e di declamare qualcosa che possa generare un qualche bagliore di curiosità negli astanti e perciò si finisce per fare copia ed incolla e per ripetere a pappagallo cose trite e ritrite ogni santo giorno diventando banali e acidi nella spiegazione. Infondo, non ne aveva voglia di battere sempre la mano sulla cattedra e di sgolarsi per farsi ascoltare o di vedere studenti che erano svogliati e che erano distratti e per questo si trovava molto meglio a non avere più contatti con codesti individui e a perdersi nelle sue valutazioni accademiche che potevano piacere a qualche cultore e collega e diventare libri da sfogliare, su cui disputare e su cui smuovere la cultura così come egli sperava tanto dentro di sé. Per lui era giunto il momento opportuno, ed era quello, di scrivere a grandi lettere che la vera virtù dell'individuo consiste nel vivere secondo natura: dove la virtù non è più come l'avevano descritta Socrate e Platone definendola una scienza, ma diviene una pratica di vita, un esercizio e dove per natura si intende una condizione più basica, mentre l'ideale dell'autosufficienza consiste in una drastica essenziale riduzione dei bisogni, dal momento che basta soddisfare quelli primari quando per questi nel logorio della vita moderna si cade nella consuetudine quotidiana delle regole di un insieme di valori acquisiti della tradizione più che altro religiosa, civile e culturale che gli venivano ormai a noia e per cui l'individuo finiva per disprezzare persino la vita, tanto da arrivare persino ad uccidere e suicidarsi. La circolarità della vita, di fatto, ci dimostra che si comprende qualcosa come Cicerone solo e soltanto se lo si conosce già di per sé oscuramente per argomento già presente in una retorica mentale fatta di una esigenza sopraffina di emendare un autore attraverso un esame di comparazione della totalità del suo corpus che diviene un principio metodico e al contempo oggettivo di rilettura e rielaborazione continua. La circolarità culturale è una vera operatività critica tra riformati e cattolici che si svolge da tempo immemore per allegorismi biblici che forniscono una guida all'intelligenza del senso che può intendere le parti solo quando ne abbia una precomprensione globale che si completa con l'intendimento delle parti che essa ha reso previamente possibile e ciò vale per qualsiasi traduzione di testo Cicerone compreso. Ma tutto ciò poco importava, ormai visto che la decisione era stata presa e il professore aveva lasciato il mondo della scuola fatto di chiasso, di disattenzione, di scarsità di interesse e fatto solo di giudizi parziali che non considerano mai molto le vere attitudini degli studenti che finiscono così per fare dei mestieri per cui non sono affatto portati e per cui agiscono controvoglia solo per avere una paga e per avere una collocazione sociale quando qualcuno ti chiede "Tu cosa fai nella vita?". Il professore a quella fatidica domanda non avrebbe mai voluto rispondere "Il pensionato" perché non sarebbe significato più nulla quel suo modo di essere ed invece in un libro con la sua firma che finisse in una biblioteca, chissà, forse poteva continuare a sentirsi qualcuno ancora e non finire a imbambolarsi davanti ad una televisione o per passeggiare a vuoto lungo una stradellina secondaria dove nessuno lo avrebbe mai salutato se non qualche oca in un cortile. Fra le pagine dei suoi trattati, fra quelle righe in cui inseriva la sua idea voleva esistere come un vero e proprio cultore raffinato che sa di avere una bella coccarda da sfoggiare, un attestato, un premio da mostrare e di cui pregiarsi che gli valeva come un individuo a cui chinarsi e di cui fare il plauso nei salotti buoni dove si respiri ancora la cultura con la C maiuscola, quella a cui molti si abbeverano per potersi permettere di dire la loro opinione senza essere censurati, quella cultura che apre molte porte e fa entrare nelle grazie dei maggiori dignitari di grandi corti e che fa dire che sei un professore con la P maiuscola che porta avanti il sacra santorum e per questo viene non solo ascoltato, ma anche memorizzato e pure digerito fino al punto da diventare un importante riferimento a cui appellarsi quando non si capisce nulla né di Cicerone e nemmeno di altri autori del passato perché il latino è divenuta una lingua morta e perché macinare queste cose è davvero molto complicato e noioso. Per colpa di Cicerone, qualcuno se ne andrà ancora dalla scuola.
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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