SENZA TUTELA - Ancora una volta la strage di Calenzano ci pone l'interrogativo di come mai ci sia così poca tutela sul lavoro, ancora una volta da una parte ci sono lavoratori che scioperando sperano di essere ascoltati nelle loro esigenze e dall'altra ci sono altri lavoratori che non chiedono altro di poter continuare a lavorare tranquillamente e serenamente. Ma cosa dice la legge in merito alla tutela dei lavoratori caro Paolo Manzelli?? C'è come sempre da studiare un complesso di norme più che altro sanzionatorie, che consiste nella protezione di interessi direttamente o indirettamente collegati al rapporto di lavoro subordinato, ovvero di beni di rilievo costituzionale che possono essere compromessi in occasione dello svolgimento di attività lavorative come è appunto accaduto a Calenzano. Purtroppo la non omogeneità normativa di tutela rende ardua la definizione del diritto penale del lavoro come categoria scientifica autonoma là dove in primo luogo si dovrebbe tutelare la salute e soprattutto l'integrità psicofisica dei lavoratori, specie in ragione dei pericoli e dei danni che possano subire nell'ambiente di lavoro. Non pare esistere correttezza, imparzialità e legalità nei procedimenti di formazione del rapporto di lavoro (divieto attuale di assunzione tramite agenzie per certe categorie a maggiore rischio in proposta; divieto di intermediazione ed interposizione nelle prestazioni di lavoro specie se di maggior pericolo proposta; obbligo di assunzione di soggetti preparati e competenti per determinate categorie di lavoro proposta). Regolare, poi, lo svolgimento del rapporto di lavoro sotto il profilo della personalità e della tutela psico-fisica riguardo a particolari esigenze degli apprendisti e dei lavoratori anziani diventa complesso a livello del corretto rapporto assicurativo-previdenziale perché si dovrebbero mettere in atto degli indicizzatori che rappresentino l'aumento di possibilità di maggiori infortuni sul lavoro e di conseguenza di indennizzi rispetto agli assicurati apprendisti e a quelli anziani: i primi perché sono alle prime armi e possono sbagliare facilmente ed i secondi perché essendo anziani hanno perso le energie ed il rendimento durante gli anni della loro opera lavorativa.  Soprattutto cosa si fa rispetto agli interessi alle esecuzioni effettive di pronunce giudiziarie civili e penali in materia di lavoro? La più rilevante delle problematiche è dovuta alle indagini delle Procure che devono stabilire eventuali responsabilità soprattutto a livello di beni che possono essere messi in pericolo da ambienti di lavoro insicuri o nocivi e possono essere danneggiati dal verificarsi di incidenti gravissimi come quello di Calenzano dove a quanto pare l'edificio ENI era vicino alla ferrovia, nei pressi dell'uscita autostradale e nei pressi di altri presidi lavorativi ed abitativi e quindi ci si domanda come mai non si cerchi almeno di attenuare il triste primato italiano del verificarsi di gravi incidenti, infortuni e malattie nei luoghi di lavoro?? Il fatto è che la tradizionale concezione ispirata all'ineluttabilità della nocività e della pericolosità del lavoro poteva un tempo appagarsi del rimedio previdenziale rivolto a garantire l'indennizzo del lavoratore colpito e i congiunti in caso di decessi, ma ora tutto questo, a quanto pare, non basta più. Infatti sono emersi nel corso degli ultimi anni, specie dopo la pandemia del COVID19 una nuova concezione che vede l'infortunio e la malattia sul lavoro come dei prodotti di una determinata organizzazione dei fattori produttivi, doverosamente modificabile per l'avvento delle nuove tecnologie da cui deriva necessariamente l'esigenza di un trattamento giuridico dei fenomeni anche in termini di PREVENZIONE e responsabilità come dovere tassativo di ordine pubblico e quindi si chiederebbe l'intervento del Ministro Piantedosi riguardo all'interesse collettivo sull'iniziativa economica che non deve essere mai in contrasto con l'utilità sociale in modo da recare danno alla sicurezza umana facendo diventare tale discorso un discorso di ordine pubblico e facendo intervenire la Protezione civile nei controlli di sicurezza dei posti di lavoro in proposta almeno 2 volte l'anno a garanzia che essi siano stati svolti correttamente non solo per impianti come l'ENI, ma per la collettività. A tali principi vanno ricondotte tutte le normative in merito alla incolumità psico-fisica del lavoratore e l'obbligo contrattuale inderogabile di adottare le misure necessarie a tutelare le integrità dei lavoratori e specialmente quelle che mirano a reprimere le situazioni di pericolo a prescindere dal verificarsi o meno di un danno, punendo più gravemente l'omissione o la rimozione DOLOSA di cautele contro gli infortuni sul lavoro o infine disposizioni per l'industria e l'edilizia che riguardano anche l'igiene negli ambienti di lavoro. I complessi normativi, attualmente in atto, oggi paiono del tutto superati sia a livello organizzativo che a livello tecnico e perciò si propone una più attuale interpretazione per efficacia oggettiva specie su lavoratori imprudenti ed inesperti ed anche su quelli anziani e stanchi da anni di lavoro con conseguente irrilevanza discriminatoria della condotta deviante; a fronte dunque di inadempienze nell'adottare misure e cautele ulteriori rispetto a quelle tipiche tassative, quando necessario come ora non si badi a spese o alle difficoltà tecnologiche dell'adozione di misure prescritte e si aggiunga in proposta un 30% del valore assicurativo. L'impostazione con cui sono state recepite le direttive comunitarie in merito di tutela sul lavoro riguardano i rischi da piombo, amianto, prodotti altamente infiammabili come i carburanti ed altre sostanze chimiche nocive per la salute e pericolose per la loro facile infiammabilità su consiglio dei Pompieri. Il complesso normativo presenta numerose imperfezioni e aspetti oscuri, per palesi carenze di collegamenti e di armonizzazione con il sistema previgente come certe incongruenze nel sistema sanzionatorio che non soltanto risulta squilibrato e scoordinato rispetto a quello rimasto in vigore in tutte le altre contravvenzioni previdenziali, ma possiede caratteri assai discutibili che rischiano di produrre effetti dannosi come quelle delle ingenti buone uscite di dirigenti come Elkann che vengano elargite in caso di fallimenti producendo così una bassissima incisività dell'attività di prevenzione e di repressione delle attività criminali a tal riguardo. I reati riguardo alla tutela sul lavoro riguardano anche la parte non violenta di malattie che possano produrre morte (cancro) che hanno rilievo penale tutte le volte che siano riconducibili a colpa di incuria e negligenza per l'uso o il mancato contenimento di agenti chimici o fisici nocivi ed anche patogeni negli ambienti di lavoro specie quelli che producono ABORTI spontanei e parti prematuri con evidenti disabilità dei nascituri. Perciò questa è la proposta considerare nuove forme di rivalutazioni di inchiesta amministrativa sugli infortuni sul lavoro anche a livello delle malattie professionali per prevedere sequestri di impianti pericolosi o sospensioni di attività accompagnati da obblighi a rispettare le normative specie in campo di igiene e sicurezza sul lavoro. 

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