LIBERTA' SOGNANTE- Vi presento Margherita un personaggio di pura fantasia che si è presentata così alla mia ispirazione all'improvviso perché la sua presenza doveva raffigurare la responsabilità individuale rispetto alla libertà. "Mi riferisco - mi dice sussurrando come per suggerire quello che devo scrivere  - al problema della scelta, della responsabilità personale come tema centrale del romanzo, mi raccomando dillo e sottolinealo, perché questo fatto va oltre la storia che racconterai in quanto una scelta può pesare eternamente specie per chi è credente perché pesa qui e dopo ed equivale come il sempre. Infatti, non si possono mai eliminare le conseguenze di una scelta negativa, di una perdita di dignità a causa del potere imposto o subito e della viltà , che ne deriva: è praticamente impossibile dimenticare perché anche sulle generazioni future rimarrà il marchio della colpa. Occorrerebbe un atto straordinario di pietà, un atto di grazia suscitato da una scelta d'amore per poter perdonare tutta la sofferenza, il dolore, il disfacimento che è stato causato dalla mia superbia e dal mio egoismo nel volere diventare la prima donna, la protagonista, l'incentratrice del palco. Dunque, dicevo, a te se il tema della responsabilità individuale, in modo più o meno diretto, trascorre su quest'opera e si avverte in maniera più precisa nella raffigurazione demoniaca che mi ha devastata fino a diventare una despota, allora c'è da domandarsi chi sono e c'è da capire che io non sono altro che una parte di quella forza che eternamente vuole il Male e che disperatamente tenta di compiere il Bene." Sentendo quella voce dentro di me, compresi che non mi sarei facilmente liberata di quella donna perché era un personaggio interessante ed al contempo complesso, dai diversi aspetti di persona innamorata e battagliera; per amore ed anche, per amor di giustizia, accetta il suo stesso demone interiore che la dilania a poco a poco fino a rovinarle l'esistenza. Ma è anche vero che grazie ad un incontro speciale con la storia di un santo ella viene catapultata in una nuova esperienza di una autentica liberazione per ricordarsi chi è realmente e quindi per avere la sua vera opportunità di riscattarsi. Ma andiamo con ordine. Margherita è passata da successive stratificazioni e aggiunte per cui ci si ritrova proiettati dentro una clinica neurologica dove si vive la follia di una responsabilità esistenziale della colpa di ognuno che non si assume mai alcuno perché prima di tutto è la colpa verso se stessi di negarsi all'amore, colpa che potrebbe essere riscattata solo in un atto gratuito. Per questo occorre stare molto attenti a vedere nelle pagine del romanzo il sottofondo della morale-esistenziale. Infondo, infatti, Margherita non era altro che una persona viziata, che voleva diventare qualcuno e vivere negli agi senza fare tanta fatica e potendosi divertire e per tale motivo si riduce a diventare una prostituta dei sobborghi che si offre al migliore offerente di passaggio. Così, da una parte il mondo della fantasia sognante di poter avere ricchezza, splendore e agi di ogni genere sentendosi importante, riconosciuta e affascinante e dall'altra c'è l'amore disincantato fatto di monotonia, di ombra di staticità del quotidiano. Nel mezzo di tutto questo bailame ci sono gli istinti che vanno e vengono e che la fanno da padroni con i loro amplessi e la loro corruzione che comporta l'obbligo di portare una maschera che nasconde la cinicità del momento. Ciò lo si percepisce dalle spettatrici, mortificate dall'impossibilità di avere profumi Chanel e biancheria di seta impreziosita di pizzi di sangallo come quella della protagonista, mentre loro sono costrette a portare orrendi reggiseni e mutande rotte e canottiere spartane che non attirano nessuno e poi a mettersi un acqua di colonia di poco conto che al massimo potrebbe servire a profumare un bagno. E tutte queste donnette paiono usciti dalle cronache di un giornale che le rende vulnerabili e deboli di fronte alle profferte di chi le incanta con illusori fiori e cioccolatini, regali e offerte di cenette al lume di candela. Ad un certo punto Margherita, non si ricorda più come mai sia finita a battere la strada, quando avrebbe voluto diventare un avvocato del foro, ma sapeva che più di una volta aveva riso sprezzante di fronte al fatto che l'avvocato dovesse difendere i deboli, quando spesso si ritrova a rimescolare le carte e trova patteggiamenti per riuscire ad avere comunque un buon compenso e farsi notare nel foro. Lei certo ci aveva provato a frequentare la facoltà di giurisprudenza, ma si accorgeva che era troppo complicata per il suo piccolo cervello e per questo decise di usare la sua avvenenza per riuscire a guadagnare senza troppi sforzi come una vera vagabonda filosofa predicatrice dell'utopia (quanto le piaceva catturare quel sogno ad occhi aperti) che parlava al mondo di amore universale che riesce a superare i propri limiti ed andare oltre l'ostacolo per poi vincere con un colpo di coda il male e la morte dando così speranza all'umanità intera. In questa dimensione si voleva ritrovare e vivere ed in questa continuare a sognare. 

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