IL RITMO DELLA VITA. (Buon compleanno Papa Francesco) - Nascere in Argentina, significa conoscere quella che un tempo era la meta dell'immigrazione della speranza, di trovare un Paese relativamente prospero di realizzazione di un principio di industrializzazione, sotto la dittatura, però dell'allora generale Pèron che abbozzò, ai suoi tempi, un piano legislativo organico sociale. Io ero poco più che un bambino curioso che se ne stava a giocare per strada, con altri compagniucci quando venne attuato il golpe conservatore, che non solo impedì la crescita economico-sociale della nazione tutta, ma portò l'Argentina ad una profonda instabilità di cui tutt'oggi si risente nella politica endemica contrassegnata da anni dal succedersi di governi civili e militari e da acute tensioni sociali (scioperi, insurrezioni, movimenti guerriglieri). Ad una breve parentesi di ritorno peronista, ha fatto seguito un tentativo di restaurazione della dittatura militare. Ero poco più che adolescente, quando avvertii nel mio cuore, la trasformazione che prima mi avrebbe condotto a seguire la vocazione del sacerdozio e poi, mano a mano a diventare un pontefice. Nella primavera dell''82 un fallito tentativo di invasione argentina delle Falkland, mi convinse, insieme ad altri seminaristi ad emigrare verso lo Stato Pontificio perché le dimissioni del governo militare e della restituzione dei poteri ai civili non ci faceva comunque presagire nulla di buono. Infatti, la politica ultraliberista, con cui si cercò di riassettare i disastri finanziari del Paese, fecero accentuare i disagi sociali, tanto che alle elezioni del 1999 il partito conservatore è stato battuto dalla coalizione di centro-sinistra e ciò ha provocato altre rivolte sociali scoppiate in seguito alla gravissima crisi che ha travolto l'economia nazionale costringendo il presidente Fernando de la Rua alle dimissioni. Io ero già arrivato allora alla Santa Sede cardinalizia dei possibili papabili. Per me diventare un sacerdote che mirava ad elevarsi a Papa, significava comprendere quella che io ho sempre definito come l'ironia della sorte cioè una dissimulazione, in modo semplice e non peggiorativo della situazione di disagio da cui provenivo. Quello che mi circondava nella mia nazione di origine, poteva apparire come una tragedia nel disvelarsi di una catastrofe economico-sociale attraverso le immagini e le parole di personaggi per lo più inconsapevoli della storia nel senso del loro antonimo. Ma, per me è sempre stato molto significativo l'atteggiamento socratico di colui che pone domande al suo interlocutore mostrando nella preghiera e nella spiritualità di considerarsi alquanto incapace di trattare compiutamente gli argomenti in questione e quindi falsando l'ignoranza in una sottovalutazione quasi comica di sé stessi, nel fare ammettere come vera una contraddizione mascherata, per svelarla infine come tale, facendo cadere l'avversario vittima del proprio presunto sapere. Così avvertivo che Dio poteva esserci più vicino nei sentimenti umani o nel sostegno di importanti verità dietro alcuni contrari per giusto mezzo tra la millanteria, l'esagerazione del vero e la tensione che tende a diminuire e sdrammatizzare le vicissitudini critiche dell'esistenza. In età moderna compiere 88 anni significa, a mio giudizio, avere già compreso che l'ironia è una buona difesa per raggiungere maggiore saggezza nella maturità al di là delle convenzioni autoriali che possano generare soggezione e perciò io suggerisco sempre ai miei adepti di usare l'arma dell'ironia, contro quella forma esasperata di entusiasmo o di pessimismo generata dal fanatismo religioso e politico. Tuttavia, sapete quando si diventa anziani, si ritorna ad essere un poco come i bambini e a voler ricercare la poesia attorno per ruolo centrale dell'esistenza che si sta per concludere, giungendo a vedere comunque anche nell'inadeguatezza umana un respiro d'artista creatore che come soggetto assoluto, riesce a fare un opera d'arte insieme al mondo anche con elementi relativi e seppur nella riflessione profonda delle difficoltà ed ostacoli interpretative del dialogo nelle mobilità spirituali. Credetemi compiere gli anni oggi per me è un grande onore perché come regalo potrò raccontare la mia storia a modo mio, un modo che spero lasci il dono più bello: il ricordo di un uomo che si muoveva felice al trillo del fringuello.
IL TALENTO DI AMARE. Io non conosco ancora molto bene l'amore ed è per questo che a volte non riesco a distinguerlo in mezzo alla gente che incontro lungo la via. L'amore chiede conto a ciascuno dei doni che egli affida, attraverso intuizioni convincenti o meglio postulazioni assunte come principi di dimostrazione o ancora testimonianze degne di fiducia. L'amore è una rivelazione di qualificazione che viene scritta nel mondo e nella storia, ma io non ho nessuna qualifica per poterlo dimostrare perchè sono una semplice viandante continuamente in cammino. Io però mi sono lasciata trasportare da una parola chiave che è la parola talento che era una unità di misura che riguarda la Chiesa in cui la manifestazione della Fede è una norma di credibilità del valore che non è proprio ma è di una funzione di una totalità che si esprimono nell'adesione a Dio con specifico riferimento del Cristo fatto uomo nell'accezione di proposizioni o dogmi o istanze che li definiscono. L...
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