IL RITMO DELLA VITA - La giornata di un pontefice è scandita dalla preghiera che è il ritmo della vita, il centro di tutta la mia missione. Si inizia dalle lodi per ringraziare Dio e poi si celebra ogni giorno la santa messa con il sacramento dell'eucarestia che ci sorregge nelle forme del pane e del vino che divengono corpo e sangue di Cristo. Quando entro in comunione con Cristo, sento che mi posso sopraelevare di fronte a tutte le avversità che la vita mi presenta, sento che posso superare tutto il dolore e la sofferenza e che posso distaccarmi dal male, dall'odio che turba gli animi fino a farli entrare in conflitto con i loro stessi pensieri, fino a far loro prendere le armi per uccidere, fino a farli diventare cattive persone che torturano, che violentano, che rubano, che distruggono, che corrompono. Io sento che posso prendere le ali dello Spirito, anche se non comprendo, per sentirmi più alleggerito da tutto quel fango che è il peccato, il male che dilania l'animo umano. Delle volte mi sento atterrito, quando, dopo aver letto la rassegna stampa, mi accorgo di quanta violenza c'è nel mondo, di quanta povertà, di quanto dolore ed io mi sento impotente a poter dare una soluzione, io posso solo essere una voce che grida di trovare pace nelle inquietudini della terra e di salvare il pianeta dallo sfruttamento umano, dall'inquinamento, dall'avvelenamento e di conservare la vita nella sua bellezza. Quando prego, mi concentro e cerco di entrare in intimità con la mia anima, nell'anima di Dio, cerco di farmi avvolgere nel suo abbraccio consolatore, di farmi trasportare dentro la sua dolcezza e di farmi accogliere nel suo sommo bene. Dopo cerco di trovare ispirazione, insieme al mio delegato segretario di Stato Vaticano, per poter fare l'omelia nel momento dell'angelus che viene trasmesso per radio ed in televisione, che viene ascoltato da moltissima gente in tutte le parti del mondo, come parola di conforto, come il ritmo di una musica che deve scaldare i cuori, come un momento in cui ci si sente vicini a Dio nel suo amore. Questa, volta però non sono sicuro di quello che farei bene a dire per il fatto che paia che un regime sia terminato, che il paese della Siria abbia ritrovato una ragione per la libertà dall'oppressione e ciò perchè voglio rimanere cauto venendo da una esperienza di golpe e di susseguirsi di regimi di governi disastrosi. "Pace e bene alla Siria - mi piacerebbe dire - e pace e bene anche a tutti i posti della terra dove c'è conflitto in questo Natale del Signore. Il Signore è venuto a portare la speranza della Salvezza in ogni parte della terra, il Signore è venuto a donare la sua pace, non quella pace che ci prospetta il mondo fatta spesso di interessi di parte, ma una pace più duratura perché parte dal cuore e se noi avvertiamo il palpito del cuore, avvertiamo anche il ritmo della pace, il ritmo di un respiro, il ritmo della vita e comprendiamo che è questo che deve superare tutto il brutale rumore delle armi, tutta la fame, la nudità, la malattia, la sofferenza. E' nel battito di un bambino che è nata la speranza, alla quale siamo stati chiamati indipendentemente dalla nostra condizione umana, indipendentemente da dove siamo nati e cresciuti perché il Dio bambino non fa distinzioni di sorta ed accoglie nella sua mangiatoia i pastori, così come i re Magi, le pecorelle smarrite, così come il forte bue ed il timido asinello. Il Dio bambino è fra di noi con le mani tese a donare la sua gioia ancora oggi per quel miracolo di amore che accende in noi la vita dello Spirito e ci ricorda che siamo tutti figli suoi, tutti fatti a sua immagine e somiglianza. Pace - mi piacerebbe dire - pace ad ogni persona della terra che non trova consolazione nelle sue disperazioni, che non trova quiete e serenità, pace." Purtroppo, non posso proprio permettermi di esprimermi come voglio e debbo trovare sempre un linguaggio abbastanza diplomatico e misurato per non portare stizza agli uni o agli altri, per poter fare in modo che si possano trovare accordi fra le parti in gioco e che si creino almeno dei cessate il fuoco per poter generare dei corridoi umanitari. Dopo avere molto viaggiato in varie parti della terra, mi sono reso conto che ciò di cui la gente ha più bisogno è la dignità di essere persone e di poter almeno sopravvivere e di avere un posto dove poter stare sulla faccia della terra, un ruolo a cui appartenere e un messaggio da poter consegnare della propria presenza. La dignità è nel ritmo di un lavoro in cui l'uomo si sente utile e realizzato per se stesso e per la propria vocazione di vita, però nel lavoro ci vuole maggiore sicurezza, nel lavoro ci vuole un salario che onori il lavoro svolto in maniera decente, nel lavoro ci vuole il rispetto e la considerazione della propria produttività e ci vuole stabilità. La dignità è nel ritmo vissuto in una casa, un luogo in cui sentirsi sicuri ed in cui costruire la propria base per svolgere la propria esistenza. La dignità parte da una famiglia dove si comprendono le diversità di ciascuno e dove ognuno può esprimersi al meglio delle proprie capacità e trovare la propria ancora di bene per il futuro e poi la dignità parte dall'istruzione, dalla scuola, dalla cultura che deve essere libera, che deve essere sagace e ispiratrice di grandi opere per la costruzione del mondo e della chiesa. La dignità è un ritmo che si comincia sempre ogni volta, anche quando si cade, anche se si sbaglia, anche se si è fragili e vulnerabili. Per questo avevo deciso di scrivere il mio nuovo libro "Dignitates" però mi sono bloccato perché siamo nel periodo giubilare e c'è molto fermento, molte delegazioni e parrocchie da accogliere e molte visite pastorali da poter fare e quindi ci sono molti documenti da preparare e molti discorsi. Vorrei che foste voi che leggete ad aiutarmi a preparare il mio libro e che mi suggeriste cosa sia per voi la dignità e così lo scrivo per poter riflettere meglio sul da farsi. La dignità, però è fatta anche di conquista ottenuta con i sacrifici e le rinunce per fare in modo che nessuno patisca più di altri e che ci siano meno privilegiati e più persone in grado di potersi realizzare e di avere opportunità di crescita e maturità personale a livello della propria esistenza. Lo so vi sembra strano che un pontefice chieda aiuto e che ascolti cosa ha da dire una persona qualunque, che pare essere senza importanza, che pare invisibile fra gli invisibili, ma vi assicuro che io vi ascolto volentieri tutti, che trovo sempre 5 minuti per sentire cosa abbiate da dirmi e le preghiere che mi chiedete. Vorrei che fosse proprio questo il regalo che ci facciamo per Natale e per il nuovo anno: un cammino insieme, un moto continuo che segua il ritmo della dignità, il ritmo del cuore aperto al dialogo, il ritmo della speranza, il ritmo della vita. 

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