LA POLITICA GIUBILARE - (Turazzi, Delpini, Trivellin, Squadrani)  E' iniziato il giubileo con l'apertura a San Pietro della porta santa simbolo di apertura verso un anno di riflessione e di studio di una politica giubilare che sia di una speranza audace, così come ha suggerito lo stesso Papa Francesco, una speranza che non delude perché sa vincere l'indolenza e la pigrizia e trovare possibili soluzioni di bene-essere. La proposta di sfida che viene messa in campo in questo periodo è di cercare una disciplina che possa determinare in maniera funzionale l'agire umano nelle sue produzioni storico-istituzionali volte alla pacifica convivenza umana. Oggi però, più che mai si avverte che lo statuto politico istituzionale e religioso è molto precario perché il suo sforzo di ricondurre a categorie precise e più specifiche le contingenze storiche ed istituzionali in genere è sempre in qualche modo esposto allo scacco ed alla sensazione di inquieta insoddisfazione. Da un lato, pare ci sia un originario rapporto di implicazione critica nel discorso pubblico che presuppone di per sé l'attivazione e la piena partecipazione della cittadinanza e specialmente dei cristiani; dall'altra ci sono moltissime ostilità e pregiudizi ancora da superare nella maggiore consapevolezza del male che può causare, la politica o ancora peggio il valore della speranza nell'innovazione, di dominare il corso del mondo e dell'esistenza di altri individui diversi da una certa razza come è accaduto all'epoca del fascismo o nell'ambito di severe e crudeli dittature totalitarie. Perciò, ci si sofferma sugli ambiti di ambivalenze dell'appartenenza o estraneità ad una società pluralista e soprattutto democratica. Nel processo intentato contro la corruzione delle nuove generazioni ci si rende conto della necessità riformista che questi rivolgono al governo ed anche alla spiritualità nel poter trovare un buon gioco a poter ribattere che nessuno può rinfacciare chi prende le armi della difesa per la libertà della propria patria debba essere condannato, né tanto meno si deve accusare di materialismo e superficialità chi ricerca il bene-essere psicofisico ed economico per la dignità umana. L'esperienza degli ultimi tempi, ci sottopone al disincanto legato all'irrazionalità della politica e a quello della ricerca spirituale nelle tematiche delle collisioni fra la giustizia normativa e la volontà dei più. Esisterà sempre un contrasto fra spirito oggettivo (fatto di leggi, usi e costumi e culture sociali e religiose cui ci si conforma) e lo spirito soggettivo che tenta di trovare l'infinità esistenziale in un essenza liberale. Essere detentori di un sapere critico potrebbe essere inquietante, in quanto spesso il sapere non sorregge abbastanza il potere, ma piuttosto lo mina, mentre i più per il quieto vivere prediligono l'apparenza di un illusorio ed utopico sapere dell'autenticità specie a livello spirituale e così evitano i confronti del dubbio metodico e dei vuoti di sapere e di consapevolezza che interrogano politici, poeti ed artigiani che poi non sforzandosi a trovare destrezza finiscono per divenire persuasori nefasti. Infatti, ciò che si rimprovera di più sia ai politici che al clero o ai cristiani è la presunzione di poter scegliere i mezzi con cui strutturarsi, ma di ignorare i fini a cui indirizzare le proprie azioni compresa quella della preghiera e della fede. Eppure, è proprio attraverso la critica che ci si impegna e ci si sprona a trovare dei validi fini in cui molti si possano ritrovare e credere per raggiungere il bene-essere. La natura, dunque, della politica giubilare dovrebbe essere in primo luogo quello dell'accoglienza e del senso di ospitalità dell'ordine giusto per una migliore forma di gestione sia governativa che spirituale che divenga fondamento sia del potere politico e sia di quello ecclesiale. Quindi, questo tempo di riflessione non fa altro che sottoporre alla nostra attenzione la dottrina del giusto comportamento ed atteggiamento che non è dato da un semplice dogmatismo o spiritualismo di sola preghiera ed indulgenza, ma è dato soprattutto dalla questione della libertà che sa superare il lato oscuro e gli innumerevoli ostacoli di resistenza all'uso delle logiche di fede e ragione ricorrendo ad un supporto che sa credere nelle qualità e capacità umane di solidarietà, di condivisione, di misericordia e comprensione. Il saper mettere in luce nei molti incontri, tentativi di dialogo e di accoglienza di diverse culture e logiche di strategia di potere, il fatto che siamo tutti compartecipi e responsabili del buon andamento della comunità umana specie a livello spirituale ci coinvolge nel valore importante di essere parte della grande famiglia della Chiesa e del mondo. In questo periodo, ciascuno di noi ha l'opportunità di trovare un ruolo meno indifferente e più incisivo a livello di sentirsi un tassello determinante della storia della Chiesa e del mondo e di costruire con essa la famiglia comunitaria come quella della comunità apostolica dove, nel bene così come nel male, in salute così come in malattia, in ricchezza così come in povertà ciascuno ha un valore che può essere benefico ed operatore di Pace. Mettersi in discussione non è semplice per nessuno ed in certi casi risulta persino disagevole e vessante, ma questa è l'unica strada per la migliore convivenza. Il bene-essere è fatto prima di tutto di ascolto, di dialogo in cui la comunicazione non riguardi soltanto una parte piuttosto che un altra, ma riguarda tutta la nostra presenza nella Chiesa e nel mondo. Questo è l'inizio del processo giubilare che tutti ci auguriamo. 

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