SUSSURRI - In tutte queste espressioni si nasconde una nuova coscienza della determinazione storica in cui il rapporto con un dato storico come il ricorso al governo militare e con sentenze di cui si avverte il particolare impatto pubblico e mediatico è frutto della considerazione del futuro dei suoi effetti che valgono molto di più della sentenza stessa a livello di sedimentazioni di senso che lo possono tramandare fino ai posteri. Esse si contrappongono alla coscienza del momento che pretenderebbe di poter astrarre da tale mediazione a favore di una relazione puramente obiettiva, in quanto si inserisce in un processo di trasmissione di ogni conoscenza interpretabile nella lungimiranza. "Data la radicale storicità delle crisi umane nei sentimenti, come storica, mi sento di dire che bisogna escludere l'autotrasparenza ultima della coscienza obiettivante perché la storia rappresenta anche in un romanzo di pura invenzione ed ingegno artistico non è altro che l'orizzonte di ogni senso ed ogni moto. Tutto ciò, dunque non diviene più un difetto della riflessione, ma diviene un legame alla stessa essenza storica di cui noi siamo fatti ed a cui apparteniamo di un epoca rispetto ad un altra, di una evoluzione rispetto ad un altra. Essere storico, infondo significa non potersi mai risolvere totalmente nel proprio perché capitano certe vicissitudini come l'olocausto o come delitti di genere, violenze e guerre e di qui viene a galla la fortissima esigenza di ripercorrere a ritroso l'itinerario dei fenomeni umani che segnano l'umanità al fine di mettere in luce in ogni soggettività e personaggio la sostanzialità che lo determina ad agire in quel determinato modo e con quella determinata credenza ed ideale. La coscienza della determinazione storica è quindi da ultima la piena consapevolezza del fatto che essa è più un modo di essere che coscienza per noi tutti." Per tale motivo probabilmente si è generata una coscienza profondamente infelice che ha per referente spesso la religione ebraica e cristiana e deriva dal sentirsi inessenziali al mondo di fronte all'Assoluto, cioè un Dio trascendente, senza riuscire a negarsi in esso, come pur vorrebbe la regola del comandamento di amare Dio ed il prossimo e perciò i tentativi che si sono fatti di produrre tale effetto, sono divenuti tutti fallimentari e quindi si è generata l'angoscia del peso del vivere la devozione sentimentale, che si tramuta in una specie di misticismo dell'operare e vedere realizzato ciò nel mondo, inteso come obbligo e dovere verso Dio che conduce alla mortificazione di sé e nell'ascetismo inattivo e passivo. Non riuscendo però ad annullarsi, la coscienza continua a soffrire dell'alterità che permane fra lei ed il divino e che diventa una specie di competizione impari che porta all'infelicità. Tale sentimento verrebbe superato solo allorché la coscienza ritrovasse il divino nel mondo ed in se stessi, ossia quando si scoprirà come ragione di unità con l'Assoluto che fino ad allora le era mancato nel dialogo con se stessa ed in quello con il mondo esteriore. "Storicamente - credo come storica - ciò avverrebbe a partire da una nuova rinascita che reinterpreti la fede in un Dio personale e trascendente come una forma di alienazione della persona da sé stessa per arrivare ad un governo che trova l'idea oggetto non già contenuto speculativo di un Grillo sparlante di una riforma disperdente, disperata, ma bensì di una ricerca di rivelazione propria che si concluderebbe con la fine delle contese e si risolverebbe con degli accordi più sensati dove ognuno assume il proprio ruolo sociale separandolo da quello pubblico e vivendolo in quello solidale che sia veritiero e che sia realistico da realizzare."
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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