SUSSURRI -Da qualche parte della mente di un omicida, al riparo dalle riflessioni dei media e del mondo, ci sono altri giudici oltre a quelli di una sentenza di tribunale che osservano l'espressione del volto del delinquente, studiano i suoi atteggiamenti, esaminano gli effetti che hanno sugli altri, monitorano l'impatto sulle emozioni della gente comune ed alla fine esprimono i loro verdetti: "Con questa sentenza abbiamo perso tutti". Questi verdetti determinano i nostri reali livelli di sicurezza e autoaccettazione e ci dicono se siamo o meno degni di esistere; insomma sono responsabili della nostra autostima. Infatti, il verdetto di un giudice interiore non segue un regolamento o uno statuto oggettivo, ma può essere propenso a favorire una visione negativa di se stessi, denigrante, dispregiativa, severa, rigida e distruttiva, ipercritica che porta persino ad essere disgustati di come vanno le cose specie nelle nostre relazioni. Il giudice interiore, spesso dà ascolto alle voci ed ai sussurri che riguardano il tono sprezzante ed indifferente che abbiamo appreso durante gli anni della nostra formazione educativa. Frequentemente, la voce interiore è disfattista e punitiva, venata di panico, angoscia, frustrazione ed umiliazione profonde e non rappresenta nemmeno vagamente le nostre intuizioni migliori né, tanto meno la parte più assennata e matura di noi. La voce interiore è partita da una voce esterna fallimentare che abbiamo fatto nostra senza rendercene conto e così, quando hanno riso delle nostre goffaggini, impacci e debolezze ci abbiamo creduto fino al punto di sentircene oppressi, stressati ed arrabbiati e sempre insoddisfatti dei nostri risultati ed anche poco fiduciosi delle nostre possibilità. Le figure autorevoli dell'infanzia ci hanno ripetuto i loro nefasti messaggi più e più volte, finché noi non li abbiamo assimilati e fatti diventare parte principale della nostra mente scenica. Quando, quindi, l'omicida, di fronte alla sentenza di ergastolo abbassa lo sguardo in maniera impassibile ed apparentemente composta egli non segue la proclamazione del giudice esteriore, ma quella del suo giudice interiore che è per lui più importante in quanto ritenuta genuina e più veritiera rispetto alle opinioni che la gente comune si può più o meno fare sulla persona colpevole. Questo fatto, porta alla considerazione che, infondo, tocca imparare, consapevolmente a parlare con noi stessi con un tono differente rispetto a quello che ascoltiamo dagli altri che a volte non hanno pareri comprensivi e costruttivi, anzi hanno delle complessità e delle problematiche nell'avere a che fare con noi e la nostra personalità che talvolta ci complicano ancora di più l'esistenza rendendola alquanto disequilibrata. Quindi, quando le cose vanno di male in peggio potremmo chiederci cosa direbbe un giudice buono ed effettivamente equo in nostra difesa: "Non era pronto e nemmeno capace di capire l'amore in maniera significativa per se stesso e per la propria vita e perciò si attaccava in maniera ossessiva a quella che credeva essere la sua sola opportunità di esprimere i sentimenti e le emozioni di un innamoramento, di una passione e di ricevere considerazioni ed attenzioni, di poter avere ascolto e consolazione nel rifiuto e nell'osteggiamento per modo tale da non dargli troppo peso e da considerarlo solo una fase passeggera di una follia momentanea che ci ha condotto a capire male cosa fosse l'amore e a trovare in quell'inganno il nostro solo punto di riferimento, quando invece era quello di farlo diventare uno slancio verso la maturità. E' paradossale che spesso sappiamo essere più buoni amici dei bulli di turno piuttosto che di noi stessi e dunque la speranza che cambiamo idea sta nel fatto che ci accorgiamo di possedere già le qualità necessarie per essere buoni amici della nostra interiorità ascoltando i sussurri della nostra anima che ci suggerisce la soluzione di non arrenderci al primo smacco e di proseguire accettando la sfida della psicoanalisi." Che tipo di persona potrà mai essere quell'omicida dopo la psicoterapia se il processo della sua interiorizzazione funzionasse bene per davvero? Non ci illudiamo, la gente continuerà a fraintenderci, cercherà ancora di ostacolarci nel nostro progresso, il successo sarà per noi ancora molto lontano e precluso alle nostre possibilità, alcune cose di noi non saranno mai apprezzate appieno e noi continueremo ad essere competitivi e dipendenti dai giudizi degli altri e ci sentiremo ancora soli e la terapia non impedirà mai del tutto i raptus di follia o la morte, la malattia e la sofferenza, ma la terapia avrà però l'effetto di farci sentire liberi dal soffocamento, dal senso di angoscia che lo stato limitato e deficitario provoca in noi, trasformandolo esso stesso in una opportunità di crescita e in una conquista al valore dell'amore disinteressato e generoso. "Non possiamo smettere di affrontare i rischi che l'esistenza ci pone di fronte, solo perché essendo deboli e vulnerabili non ci sentiamo in grado di superarli e nemmeno possiamo fingere che il dover essere in un certo modo non contamini inesorabilmente il nostro modo per sopravvivere avendo un pò meno paura e rendendoci maggiormente conto che la personalità intrinseca era solo una posa per fare fronte all'atmosfera predominante intorno a noi e quindi una volta che abbiamo preso coscienza di questo fatto e di come siamo messi al riguardo attualmente, allora possiamo permetterci anche di accettare che ci possono essere altri rimedi per vivere sentendosi sicuri e protagonisti che non quello di uccidere e cancellare così un ostacolo alla nostra realizzazione. La psicoterapia, tenta di far spiegare dalla voce interiore ragionante che non bisogna vergognarci dei nostri disagi nell'approccio con l'altra e tacere i nostri impacci specie a livello sessuale, ma possiamo approntare con delicatezza ed attenzione il coraggio di ammettere che abbiamo dei limiti che non devono disgustarci o sembrarci insormontabili, semplicemente debbono essere confessati per fare in modo che non si ingigantiscono fino a sfociare in delitto. Solo dopo avere dato voce alle nostre paure e desideri più profondi diventa più facile per noi allontanarli ed accorgerci che ci può essere una alternativa al silenzio e cioè dialogare con la mente come se fosse il nostro alter ego migliore da registrare come traccia da seguire. Una volta raggiunto il maggiore senso di consapevolezza del nostri diritto di esistere e di avere voce in capitolo, possiamo sperare di diventare più abili nell'esprimere come ci si sente ad essere simili a noi e così anziché sentirci colpevoli e deplorati dalle critiche altrui, possiamo riuscire a spiegare perché esse ci appaiano ingiuste e persino ingiuriose nei nostri confronti in modo tale che possiamo bloccare la malvagità che da queste derivano e fermare il risentimento prima che si tramuti in odio geloso feroce. Io come psicoterapeuta, mi sono resa conto nel corso della mia carriera che possiamo delineare una immagine triste ma realistica del mondo, nel quale il dolore e l'ansia si trasmettono inconsciamente da una generazione all'altra fino a ridurre entrambe al delirio più totale. Tenere a mente codesto fatto significa avere meno da temere da un risultato negativo che prende di mira le debolezze per fare in modo che diventiamo più forti, quando, poi, invece si tratta del fatto che anche i più spudorati e spavaldi sono persone inquiete segnate dalla vita che tentano di reagire ai dolori cui la vita ci condanna." Questa spiegazione dello psicoterapeuta però non basta a stabilire un metodo o un regolamento per riuscire a cavarsela in qualsiasi situazione, ma si deve anche lavorare continuamente con i confronti con la nostra coscienza nel presente laddove questa idea viene molto incoraggiata nell'essere coincidente con pratiche di meditazione e di buona educazione. Non si può mai però svuotare completamente la coscienza del consueto misto di ansia, sofferenza, euforia e sulle sensazioni negative di essere inadeguati ed impotenti, ma si può però tentare di bloccare le inquietudini e le preoccupazioni che attanagliano la nostra mente fino a renderla schiava, succube e ipnotizzata da false credenze che la tengono in scacco matto. Di fatto, la maggior parte del nostro bagaglio affettivo ed emozionale non viene adeguatamente riconosciuto talvolta con risvolti drammatici e tragici in quanto le forme che usiamo per definire i nostri sentimenti spesso sono rudimentali di forme poco elaborate di strutture all'interno delle quali setacciare e filtrare la confusione che intorpidisce e anestetizza il nostro flusso di coscienza fino a ridurlo a brandelli e macerie. L'aspetto cruciale di questo stato di cose è il rimuginare sugli interrogativi dei motivi per cui saremmo impediti ad amare ed essere ricambiati per cui preoccupati di perdere persino la nostra dignità, il rispetto e la stima generale sentendoci devastati da questo, fuggiamo o peggio premeditiamo la cancellazione e la nullità di una persona che a nostro avviso è la nostra maggiore antagonista e che ci impedisce di realizzarci come noi vorremmo. Questa è la peggiore sentenza. 


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