SEDUTA ARTISTICA - Davanti al dipinto del Beato Angelico noto una crescente semplificazione sia formale che intima ed il mio sentimento si lascia avvolgere da una adesione quasi nitida alla spiritualità monastica, in cui pare che il racconto raggiunga una serena epicità nel calmo svolgersi delle azioni entro quelle quinte architetture sobriamente classicheggianti. Così, mi lascio rapire dal convivere di atteggiamenti in apparenza contrastanti: l'adesione di fondo alla cultura prospettica e umanistica e la spiritualità tendenzialmente impegnata ad intendere l'arte con funzione di conformità con la dottrina domenicana. Per questo non noto nelle raffigurazioni il corposo plasticismo e la razionalità costruttiva intesa come esaltazione della persona e si mette, invece in rilievo una bellezza ideale, di uomini e di cose, non intaccata dal male, immersa nella luce diafana che assume un significato di trascendenza nei suoi colori di tono contemplativo; nelle sue scene di minuta analisi di ogni aspetto del creato che non divengono mai residui della tradizione gotica, ma frutti di intensa interpretazione in chiave mistica di una cultura aggiornatissima. Certo l'arte è una vera meraviglia e non può mai essere intesa separatamente dall'evoluzione del pensiero teorico e pratico nel desiderio di rendere permanente l'aspetto effimero del reale fissandolo graficamente nelle sue ombre e luci proiettate su una parete, su una tela oppure su una fotografia. Difatti, guardando l'immagine dei miei nonni che si tenevano a braccetto, lui con quel basco in testa e con quel vestito buono delle domenica e lei con quei capelli raccolti da pettinini di tartaruga e quel vestito da contadina, vedevo una raffigurazione popolare di una camera lucida che riprendeva esperienze di impressioni di un lessico di suggestioni che diffondono la brevità dell'esistere e della posa. Essi sembravano con la loro presenza rappresentativa voler divulgare un disegno incisorio di saggezza nel ritratto di un superamento dialettico delle convenzioni pittoresche che generano le esperienze più libere ed eterne per la loro rinuncia a tagli, trucchi, manipolazioni e artifici nel presentarsi naturalmente in maniera diretta e veritiera. Da questa disponibilità che rende improponibile qualunque distinzione disciplinare basata su opzioni tecniche, discende un nuovo messaggio documentale di una famiglia patriarcale oggi quasi del tutto sconosciuta restituita dopo la dittatura alla coscienza dei giovani che non hanno vissuto i sacrifici, le rinunce e la povertà della resistenza che non potranno mai essere smaterializzati dalle avanguardie in quanto mantengono la loro vera rivoluzione di lavoro storico-antropologico della civiltà contadina. Così, la memoria rimane ferma a quel fatidico venerdì dell'Avvento del 16 dicembre 1983 dove l'orologio non pare conoscere congiunzione e continua a segnare un'alba di vita che non conosce tramonto. La sofferenza segna una madre ed un padre nella dura perdita di un figlio dopo una delicata operazione di vitrectomia nel tentativo di recuperare la funzionalità visiva: una lunghissima odissea che segna la maturità di un sacerdote. L'opera di Dio non cambia la realtà, ma la illumina anche quando gli occhi sono stanchi e pare che la luce non rifulga più per fare risplendere quel Virgulto della conoscenza della Gloria divina che si trova nell'immagine di Cristo. "A scintille d'amore m'hai acceso la vita, in te ventre di Speranza. In te tessuto questo cuore mio livido di dolore con le mani callose che l'han cresciuto; ed ora mi son fatta adulta ed accanto all'amor vorrei essere ritrovata come quel bambino di sempre di ogni Natale e di ogni opera di bellezza del sempre" Ed invece all'alba i sogni abbandonano la casa e le persone care tornando alla luna e a lodare l'onda del Dio fatto uomo. Ma non resteranno mai gli occhi chiusi nel bianco mattino, ma vedranno splendore vestito di Sole, diadema di donna di gioia e d'incanto di una notte che non rimane più sola. Invece, i meli non profumeranno più intorno nel piano blandito del vento, quando occhieggia sognante il raggio etereo di mezzo le nuvole intorno. Invece i grilli non concerteranno più al pioppo che svetta soligno e anelante rimarrà l'anima d'amore respinto nell'universo sconfitto dalla guerra nel velo di ogni segno che non appare mai chiaro. Invece sull'albero fremente nella brezza, il nido non si popolerà di pigolii e il cuor non si concederà alle faville di vivido amore nel dolce volto desio che bramo e bramo da sempre e per sempre perché si prepara un altro sogno che son io di questo tempo che volge infinito. Invece son qui seduta d'arte a scrutare quel che sarà e che parte dall'oggi, dal sempre per divenire ancora goccia di sangue, Verbo incarnato, sono qui, sono qui come un grido del creato per volgermi amore, amor più, amor vissuto, sono qui per scoprire il valore della lode del liuto di me, dell'io in te, con te e per te nel sempre. 

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