ELOGIO AL DISORDINE - Proposta in bozza per Cristiano di Bob Proctor e per Zamparetti Marco, Gabriele Trivellin, Alfredo Rienzi, Daniele Gigli, Alessandro Ramberti - Spesso si è rimproverato alla scuola di Freud di liberare gli impulsi istintivi animaleschi rimossi, provocando così, almeno potenzialmente sciagure di portata imprevedibile. Un timore del genere non fa altro che dimostrare, però, quanto sia labile la fiducia nell'efficacia degli odierni principi morali. Infatti, pare impossibile che la morale predicata possa trattenere la persona dalla più totale sfrenatezza; mentre un elemento regolatore molto più efficace è la necessità, che pone limiti alla realtà in maniera più convincente di tutti i principi morali. E' vero: la psicoanalisi attuale tende a rendere coscienti le persone dei propri istinti animaleschi, ma non per abbandonarli, ma per inserirli in una prospettiva densa di significato di realizzazione. In ogni circostanza può rappresentare un vantaggio poter disporre pienamente della propria personalità in maniera abbastanza integra. In caso contrario i contenuti rimossi, non fanno altro che riemergere altrove ostacolando il cammino; e riemergono proprio nei punti più sensibili del percorso e cioè durante le crisi. Se però le persone vengono educate ad intendere chiaramente il lato in ombra della loro natura, è sperabile che possano comprendere meglio anche i loro simili e cominciare a volergli bene. Meno ipocrisia e maggiore conoscenza di sé non possono che agire beneficamente ai fini di una migliore considerazione del nostro prossimo; siamo anche troppo proclivi a trasferire sugli altri l'ingiustizia e la violenza a cui sottoponiamo la nostra stessa natura schiavizzandola. Sia le persone morali, che quelle immorali sono preda di nevrosi, stati d'ansia e depressivi e possono diventare dei "pallidi delinquenti" disposti persino ad uccidere come il pirata della strada dei mercatini di Natale in Germania. Così, si propone di pensare che in casi simili così come in quelli di raptus omicidi i residui rimossi di onestà morale non si basino altro che su convenzioni più che altro infantili e tradizionali, che sono stati imposti in maniera alquanto rigida alla natura istintiva con freni superflui e che sono queste credenze scaramantiche come quella di Rienzi che la parafrasi è un inganno del demonio, credenze medioevali che andrebbero estirpate. Infatti Rienzi quando afferma che la poesia non ha parafrasi credo cara Giovanna Scarca che non conosca affatto il futurismo dove l'aggressività, la temerarietà ed il salto mortale erano forme di espressione, per "parole in libertà" fino ad arrivare al Manifesto di Boccioni in cui persino la scultura deve rendere l'infinito plastico. Si raccomandava di sorprendere il pubblico con ogni mezzo come la concisione topica che doveva nascondere il futuro. Questa congerie di programmi rivela ancor oggi l'esasperata proiezione di rompere la tradizione, seppure nell'incapacità di attuarsi in forme meno ipotetiche e più attinenti alla realtà vissuta. L'aspetto vistoso del velleitarismo pare appartenere anche a Rienzi che vorrebbe trionfare per reagire meglio al mito della sconfitta proprio di certo romanticismo o del decadentismo dannunziano. Il mito solitario aristocratico, però è passato ormai di moda, e rimane solo il residuo polemico e di morale, che usa la tecnica pubblicitaria immettendola nell'espressione artistica per scopi pedagogici, che trasformano, però, del futurismo iniziale la macchina umana, della volontà, della tecnica per attenuare la violenza, lo sconsiderato imperialismo di alcuni governanti, della guerra intesa come "igiene del mondo" e del fascismo o terrorismo. Si attua un nuovo senso dello spazio che porta alla cibernetica applicata al campo psicologico-mentale e che potrebbe essere fonte di pace per la mnestica del futurismo russo e del suo movimento contro il simbolismo per un possibile positivo egofuturismo che porta in auge l'ecclettismo e l'urbanismo di una possibile ricostruzione per un distacco dalle formule intese come trappole lessicali e sintattiche. Via, via che tenta di crescere la civiltà umana, sembra possibile assoggettare un numero sempre maggiore di persone alla regola morale, ma invece non si è mai del tutto riusciti ad estendere il dominio della legge morale anche al di là di confini sociali, ossia nello spazio libero esistente fra più società, l'una autonoma rispetto all'altra e perciò impera ancora troppo lo spregio del diritto e della disciplina e la più malvagia immoralità; ma questa è una cosa che proclama soltanto il nemico del momento: il demonio del possesso e della vanagloria.
IL TALENTO DI AMARE. Io non conosco ancora molto bene l'amore ed è per questo che a volte non riesco a distinguerlo in mezzo alla gente che incontro lungo la via. L'amore chiede conto a ciascuno dei doni che egli affida, attraverso intuizioni convincenti o meglio postulazioni assunte come principi di dimostrazione o ancora testimonianze degne di fiducia. L'amore è una rivelazione di qualificazione che viene scritta nel mondo e nella storia, ma io non ho nessuna qualifica per poterlo dimostrare perchè sono una semplice viandante continuamente in cammino. Io però mi sono lasciata trasportare da una parola chiave che è la parola talento che era una unità di misura che riguarda la Chiesa in cui la manifestazione della Fede è una norma di credibilità del valore che non è proprio ma è di una funzione di una totalità che si esprimono nell'adesione a Dio con specifico riferimento del Cristo fatto uomo nell'accezione di proposizioni o dogmi o istanze che li definiscono. L...
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