INFANZIA RUBATA. 3° DIARIO - Salve a tutti, sono un bambino di 7 anni che vivo dentro un ospedale a causa di una malattia che mi rende molto debole e che mi costringe a stare qui con le flebo e i farmaci ed i dottori e gli infermieri che vengono a vedermi e controllarmi. Per questo motivo mia madre ha dovuto lasciare il lavoro e mio padre per riuscirci a mantenere qui deve fare un doppio lavoro. Io la vedo, mia madre stanca con le occhiaie negli occhi, io li vedo quei dottori ed i nonni e quelli che mi vengono a trovare con quei volti compassionevoli che mi guardano impietositi dalla mia condizione, li vedo e sento più male degli aghi e di quelle medicine che mi riempiono il corpo e che mi fanno avere la nausea e talvolta vomitare ed avere la dissenteria. Io li vedo, gli altri bambini qui che vorrebbero uscire e poter giocare come fanno tutti gli altri, che vorrebbero andare a scuola a conoscere il mondo delle favole nei libri ed altre storie fantastiche che li possano fare sognare, io li vedo però non posso farci nulla se sono condannati come me dentro l'ospedale a dover combattere con una malattia che li fa soffrire e tenere i denti stretti. Per Natale, vorrei tanto avere un po' di tregua e potermi sentire più in forma e magari poter avere la possibilità di leggere la mia poesia che possa riscaldare i cuori affranti per il dolore di restare qui dove tutto odora di disinfettante e di medicinali. Io vorrei tanto per Natale poter decorare l'alberello con tante palline colorate e cantare la canzone del bianco Natale che possa fare sentire tutti sollevati e che richiami alla speranza, di non soffrire più, ma non posso, non posso davvero perché sono costretto a stare qui a cercare di guarire e a provare a stare meglio e vi giuro che ci sto provando con tutto me stesso, vi assicuro che ce la sto mettendo davvero tutta. I medici stanno cercando i motivi per cui mi senta così male e pare che io abbia una malattia strana che è come un mostriciattolo che si è annidato nel mio sangue e che mi procura tanti guai. Vi chiedo solo di pensare a me ogni tanto se vi capita di pregare e di chiedere a Dio di darmi un po' di tregua che così posso recitare la mia poesia che suona più o meno così "Bambinelli cari, non abbiate paura se la malattia che vi ha colpiti è oscura, sta arrivando il giorno di Natale dove ogni desiderio vale, e per voi è venuto un Salvatore che vi libera da ogni dolore e che vi parta gioia e speranza donandovi le ali per poter uscire dalla vostra fredda stanza e così potrete sentirvi meglio domani e potrete avere di doni piene le mani perché è arrivato il Natale che ti dice spera anche tu e poi non soffrire più!" Ciao
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
Commenti
Posta un commento