INFANZIA RUBATA. 2° DIARIO. Ciao sono Jamil un bambino di 8 anni che è fuggito dal conflitto in Libano dovuto alla rottura degli equilibri tra gruppi politici e confessionali. Quando sono arrivato in Italia, come clandestino su una camionetta di cocomeri dove ero pressato in mezzo a molti altri fuggitivi, la cosa più difficile è stata quella di avere un permesso di soggiorno perché era già difficile il nostro riconoscimento ed inoltre perché partivamo da 0 senza avere né un alloggio e nemmeno una qualche possibilità di lavoro o di poterci sfamare. Tuttavia, nonostante le molte difficoltà ed ostacoli mi sono detto che qui potevo stare meglio anche se la legge prevede una concessione di permesso di soggiorno che dura 2 anni solo a chi ha un contratto di lavoro e allunga la permanenza da 5 anni a 6 per noi minorenni per ottenere la carta di soggiorno definitiva. Mio padre che si prende cura di me ha deciso di fare il falegname in una ditta che costruisce mobili perché è un lavoro che sta entrando in disuso fra gli italiani e perché non si guadagna molto, ma comunque consente di avere una vita dignitosa anche se è una mansione faticosa e disagiata. So che noi migranti diamo l'impressione di essere persone sporche che creano problemi di ordine pubblico e sociale per quanto riguarda i posti dell'occupazione da assegnare, ma so anche di non avere avuto scelta e che sono dovuto fuggire da casa mia dove non c'era alcuna possibilità di vivere una vita degna di questo nome e dove noi non eravamo altro che merce di scambio o rischiavamo di diventare ostaggi nelle mani dei predoni che vogliono guadagnare sul riscatto delle nostre vite. Per me è sempre meglio vivere da povero qui in Italia che da invisibile là in Libano e nelle terre martoriate dalla guerra infinita che non dà alcuna tregua ai nostri pensieri e preoccupazioni di potercela cavare il giorno dopo e di poterci ritrovare ancora vivi. Per me è sempre meglio vivere come un bambino senza molti vestiti o scarpe, senza oggetti di lusso ed andare in giro in bicicletta o a piedi piuttosto che ritrovarmi a vedere attorno la distruzione e la sofferenza ed il pianto. Perciò rimango qui ad aspettare che mi accolgano come uno scolaro, pronto ad imparare cosa sia la democrazia, cosa sia il valore delle Patria e della libertà, cosa sia il significato di una bandiera che sventola nei cieli libera e leggera come un cielo privo di razzi e di droni che cercano di farci marcire fra gli ammassi di carne umana senza nemmeno più un nome. Perciò rimango qui ed un giorno, spero di diventare un sindaco o un Presidente della Repubblica perché si capisca che la pace inizia dalla inclusione e dalla comprensione di diverse culture, che la pace inizia dal valore del riconoscimento della vita nella sua dignità ed espressione piena ed unica di verità che ci rende persone ricche di bene da donare e che ci fa alzare la testa e lo sguardo a vedere negli occhi il significato dell'amore fraterno: siamo esseri umani, siamo bambini che tenendosi per mano vogliono generare il girotondo della libertà.
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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