INFANZIA RUBATA. 1° DIARIO - Ciao sono Anastasia una bambina di 6 anni che vive in Crimea una regione dell'Ucraina, che da tempo immemorabile vive nel conflitto e che è segnata dall'estrema povertà dovuta all'assoggettamento, prima al potere degli zar russi, e poi al potere della repubblica socialista sovietica che portò avanti fino ad ora una continua "snazionalizzazione" del Paese, solo in parte bilanciata da un forte sviluppo economico dovuto al possesso di stabilimenti di gas, di energie nucleari e di campi di grano. Quando è iniziata la guerra, è iniziata anche una forte migrazione verso l'Europa occidentale e la mia famiglia si è dispersa ed io sono rimasta sola con lo zio Vanja che cerca di prendersi cura di me, ma siamo costretti a vivere in boungalov sotterranei dove manca l'elettricità ed il riscaldamento e dove spesso patiamo la fame, costretti a mangiare con delle scatolette di carne secca conservata in gelatina e a bere acqua di taniche che scarseggia. Io non riesco ad andare a scuola perché è tutto distrutto ed i razzi hanno reso macerie anche gli ospedali e perciò dobbiamo arrangiarci a sopravvivere sempre rimanendo all'erta del prossimo raid di guerra che potrebbe venire segnalato come no da un allarme che ci fa rimanere inermi e ci costringe a ripararci dove capita sperando di avere fortuna. Quindi, in queste condizioni, mi diventa molto difficile poter imparare a leggere ed a scrivere, ma per fortuna abbiamo una brava maestra che non si arrende e che con molta buona volontà ci insegna l'alfabeto e le parole e la prima parola che abbiamo voluto imparare a leggere ed a scrivere in inglese è Peace cioè pace perché è questo è il nostro più grande desiderio e regalo di Natale. Quando si può ci rechiamo a pregare nella più vicina chiesa ortodossa e chiediamo a Dio che ci doni la Pace, ma gli uomini non sembrano ascoltare il nostro grido e si scagliano gli uni contro gli altri nella guerra fratricida che ormai dura da più di 1000 giorni di cui noi bambini paghiamo le conseguenze più grosse e ci sentiamo impauriti e sopraffatti vivendo continuamente in mezzo agli incubi della distruzione e delle armi di chi non guarda in faccia a nessuno pur di attuare la vittoria della propria parte, la libertà nella resistenza e la gloria dell'onore nel combattimento che ha portato a fare milioni di vittime in campo e che ha insanguinato le nostre terre. Persino la nostra letteratura ha vissuto la crisi del naturalismo ed un arte più inquieta, che elaborò l'emblema universale del ristagno spirituale col narratore Cechov e la poesia simbolista che poi negli anni della rivoluzione chiuse nell'isolamento alcuni scrittori e che poi nel congresso dell'Associazione degli scrittori condannò il formalismo e la codificazione del realismo socialista con una letteratura più proletaria al servizio dello stato che portò poi alle complesse raffigurazioni di Bulgakov. Fra rigidi dettami, abbiamo sempre vissuto sebbene ci sia stato un momento di disgelo poststalinista e la tendenza ad una letteratura di denuncia della repressione talora affidata a dattiloscritti clandestini come questo, specchio delle difficoltà della cultura russa ad avere una liberalizzazione più democratica come aveva inteso promuovere Gorbaciov. Noi bambini russi, impariamo a sopravvivere più che vivere, fra le miserie umane della guerra dove le parti, le une contro le altre perdono entrambe nel valore dell'arte funzionalista che tenta di dare al futurismo e costruttivismo una avanguardia che possa essere meno accademico nei fotoreportage che tutt'ora costituiscono opere d'arte di una realtà umana distrutta e vinta dove impera la debolezza e la distruzione simile a Sodoma e Gomorra e dove finisce il mito fra le macerie e l'ennesimo pianto di corpi senza nome e valore.
IL GERARCA - Guardandosi intorno alla stanza dove si era rinchiuso per ripassare la sua parte attoriale politologica, si rivedeva in quel pubblico elettore. Dapprima c'era quel bambino timido sognante che rimaneva come estasiato da raggi radiosi di un utopia, poi c'era l'adolescente che si doveva confrontare con il disincanto della sfida dell'esperienza quotidiana ed infine c'era l'adulto che aveva a che fare con la complessità e la problematicità ed il relativo carico di cifre demoniache di nome azzardo, avventura, scacco, sconfitta e naufragio. Egli, per tale motivo, avrebbe tanto voluto attuare il compito di porsi a livello critico nell'argomentazione deduttiva, ponendosi un itinerario popolato di sintesi delle normative in cui era difficilissimo e alquanto complicato orientarsi per poter raggiungere dei risultati quanto meno decenti. Tuttavia, a livello organizzativo era molto complesso costruire forme di conciliazione/integrazione delle forme antinomic...
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